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NBA, Sacramento Kings-New Orleans Pelicans, “l’altra” gara sospesa

coronavirus
©Getty

Mentre a Oklahoma City le notizie della positività di Rudy Gobert hanno bloccato il match pochi minuti prima della palla a due, a Sacramento le squadre sono state allontanate con ore d’anticipo dall’arena rispetto alla palla a due. I giocatori erano già dentro, ma hanno lasciato lo spogliatoio e salutato per chissà quanto tempo un parquet NBA

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Una sfida playoff, una gara da dentro o fuori. Una di quelle partite determinanti per capire chi avrebbe continuato a tallonare i Memphis Grizzlies per l’ottavo posto a Ovest. Per la battaglia playoff, la post-season, il titolo NBA… tutte cose finite magicamente in secondo piano nel giro di poche decine di minuti. La positività di Rudy Gobert al coronavirus infatti ha travolto prima Jazz e Thunder e pochi istanti dopo l’intero mondo NBA, con Kings e Pelicans rimasti nel mezzo - sospesi per qualche minuto irreale vissuto all’interno dell’arena della capitale californiana. I giocatori negli spogliatoi, alcuni tifosi già presenti sugli spalti, altri che cercavano normalità anche andando contro ogni logica. “I nostri ragazzi non vogliono giocare”, è stato il messaggio lanciato dallo spogliatoio dei Pelicans pochi minuti prima che la partita venisse sospesa in maniera ufficiale della lega. Nel frattempo però, quasi come una reazione istintiva, Lonzo Ball e Brandon Ingram hanno deciso lo stesso di scendere in campo e fare qualche tiro, godersi per l’ultima volta il rumore della retina prima di raccogliere tutto e tornare a casa per chissà quanto tempo. “Il nostro volo parte tra 3 ore, cosa dobbiamo fare adesso?”, la domanda dei giocatori di New Orleans, rimasti “in ostaggio” all’interno dell’arena prima di partire direttamente per l’aeroporto. Un quesito che tornerà probabilmente di frequente nelle prossime settimane, in cui la lega ha deciso di fermare a tempo indeterminato una regular season che alcuni credono potrebbe essere già finita.

Il caso Kirkland: due giorni fa aveva arbitrato gli Utah Jazz

A fermare subito le due squadre è stato il fatto che a comporre la terna arbitrale selezionato per la partita c’era anche Courtney Kirkland, che soltanto 48 ore prima aveva diretto la sfida tra Utah Jazz e Toronto Raptors - entrando dunque più volte a diretto contatto con Gobert. L’arbitro soggiornava in un hotel a 10 minuti di distanza a piedi dall’arena, una struttura diversa da quella scelta dai Pelicans che, una volta venuta fuori la notizia, hanno deciso di rendere nota la loro posizione ed evitare in ogni modo di scendere in campo. Kirkland è stato subito messo in quarantena, così come accaduto a diverse squadre NBA, e sarà sottoposto nelle prossime ore al tampone per verificare la sua positività al coronavirus. L’ennesimo pericolo semi-scampato, soltanto sfiorato da New Orleans, proprio come per la trasferta di Salt Lake City che li avrebbe visti impegnati sul parquet contro Rudy Gobert tra meno di 48 ore. Progetti futuri saltati e tutti nuovamente da pianificare al termine di questa emergenza.