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Coronavirus, Jason Collins positivo: “Contagiato alla gara dei Nets"

coronavirus
©Getty
KISSIMMEE, FL - AUGUST 04: Former NBA player, Jason Collins speaks to the kids during the Jr. NBA Global Championships - Tip Off Ceremony in Orlando, Florida at the HP Field House on August 4, 2019. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2019 NBAE (Photo by Gary Bassing/NBAE via Getty Images)

L’ex giocatore NBA ha confermato via social di essere risultato positivo al test e di avere il sospetto di aver contratto il virus durante una trasferta a New York a inizio per la una serata celebrativa organizzata da Brooklyn

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Otto delle 13 stagioni in NBA le ha trascorse con i Nets ed è inevitabile (e piacevole) per Jason Collins prendere parte a tutte le celebrazioni organizzate da Brooklyn, come quella dello scorso 4 marzo in cui si celebrava “l’orgoglio” di appartenere alla franchigia di Brooklyn. Una trasferta durante la quale, stando alla ricostruzione fatta dal diretto interessato sui social, Collins è stato contagiato e ha contratto il coronavirus: “Sono risultato positivo al tampone - ha raccontato su Twitter - credo proprio di essere venuto a contatto con il virus durante la serata organizzata dai Nets a inizio mese. Ho iniziato ad avere i primi sintomi lo scorso 11 marzo: un mal di testa terribile, seguito poi nel giro di pochi giorni dalla febbre e poi dalla tosse. A quel punto ho deciso di recarmi in ospedale, di fare il test e di parlare con alcuni dottori della pesante stanchezza che mi sentivo addosso. Sono a casa in questo momento a riposo e non ho ancora recuperato, mi sento stanco e probabilmente potrei tornare in ospedale più tardi stesso oggi. Al controllo di sabato i miei polmoni erano liberi, una notizia ovviamente positiva”. Un’esperienza che dunque è l’ennesima conferma di quanto sia diffuso il contagio anche negli Stati Uniti, a prescindere dall’idea che i Brooklyn Nets possano rappresentare un focolaio - visti i quattro casi accertati all’interno del roster, a partire da Kevin Durant.