NBA, Adam Silver: “Ritorno in campo? Non decideremo nulla almeno fino a maggio”
coronavirusIl commissioner NBA, ospite del giornalista di TNT Ernie Johnson, ha spiegato gli sviluppi della situazione a quasi un mese di distanza dalla sospensione della stagione causa coronovirus: “È troppo presto per pensare a un ritorno in campo, era difficile immaginare che oggi sarebbe stato più complicato capire di tre settimane fa”
All’inizio si era parlato di 30 giorni di stop, ma quella è stata una misura provvisoria, necessaria e soprattutto parziale, in una situazione che è andata evolvendosi in maniera inattesa nelle ultime settimane al punto da rendere ancora più complicato fare ipotesi per il futuro: “Ho detto a tutti gli addetti che dobbiamo accettare l’idea che almeno per tutto il mese di aprile non saremo in grado di prendere nessuna decisione. E questo non significa che il primo maggio si potrà pianificare la ripartenza, ma spero che almeno avremo più chiaro il quadro. Questo non vuol dire smettere di lavorare, non immaginare scenari futuri, ma con ciò che sta succedendo in queste settimane è impossibile pensare che nel giro di poco saremo in grado di tornare in campo”. A preoccupare Silver è l’evoluzione che l’emergenza coronavirus ha avuto da quando lo scorso 11 marzo la NBA ha chiuso i battenti: “Se possibile le cose sono diventate ancora più confuse in questo mese: se ci avessero chiesto un’opinione in quel momento, saremmo stati sicuri che a quasi un mese di distanza la situazione sarebbe stata più chiara. Invece al momento in nostro grado di comprensione è inferiore rispetto al punto di partenza. Ascoltando gli esperti sembra che il virus sia in grado di propagarsi molto più velocemente di quanto avessimo previsto, che si arriverà in minor tempo a un picco: cosa voglia dire però rispetto all’opportunità di tornare a inizio estate in campo ancora non è chiaro. In un mondo perfetto, si riprenderà prima con la regular season e poi con i playoff, ma nessuna decisione è stata ancora presa”.
La telefonata con Trump e l’ansia per la moglie incinta
Tra le tante voci ascoltate dal commissioner NBA c’è stata anche quella del presidente degli Stati Uniti, che si è messo in contatto con tutti i dirigenti delle principali leghe sportive americane per rassicurarli. Una conversazione di 45 minuti “vecchia maniera”, ossia senza video, in cui Trump ha spiegato quanto manchi anche a lui lo sport e come sia diventato un accanito fruitore di repliche in attesa che tutto torni nel minor tempo possibile alla normalità: “Sappiamo quali sono le priorità in termini sanitari, ma nel momento in cui le cose miglioreranno, quanta importanza avrebbe a livello simbolico che lo sport tornasse ad allietare le persone almeno in TV? Questo è il senso del messaggio del presidente Trump, un modo per ricordare a tutti noi il valore dello sport nella cultura americana. Voleva assicurarsi del fatto che, quando sarà possibile e le cose andranno per il verso giusto, noi ci faremo trovare pronti. Ora come ora però è impossibile pianificare un ritorno: la salute viene prima di ogni altra cosa”. Lo sa bene Silver, preoccupato per sua moglie entrata nell’ottavo mese di gravidanza e pronta a partorire il prossimo maggio: “Non posso nascondere l’ansia crescente: gli ospedali qui a New York sono al collasso e stiamo aspettando di capire se e quando conviene muoversi e se avrà senso partorire qui in città o altrove. Mia moglie Maggie è tranquilla, ma questa purtroppo è un’altra componente che rende ancora più complicata la gestione di questo momento così difficile”.