
NBA, Dion Waiters racconta tutto: "Io, LeBron, la trappola dei social e la depressione"
L'ex guardia dei Miami Heat - ora ai Lakers dove deve ancora esordire - con un intervento su "The Players' Tribune" vuota il sacco su tanti episodi (anche controversi) della sua carriera, e si lancia in un duro attacco al mondo dei social: "C'è gente patetica, che prima ti chiama eroe e poi ti insulta"

DEPRESSIONE | “Anche i più duri possono passare attraverso un periodo di depressione. Non siamo supereroi, la gente spesso se lo dimentica: io vengo dal basso, ho visto qualsiasi cosa, ma sono una persona come tutte. Ansia, depressione: per l’ultimo anno e mezzo le ho vissute ogni giorno. La depressione è come una finta felicità: menti a te stesso, dici a tutti che va tutto bene ma è una bugia”

FAMIGLIA | Ma Waiters ha trovato la (sua) soluzione ai problemi di depressione: “È lì, a portata di mano: devi solo abbracciare le persone che ti amano veramente, non quelle che fanno finta. Parlo della famiglia. Può essere mia figlia, Dior, che mi sveglia la mattina saltando sul letto e abbracciandomi. Momenti così mettono a posto tutto”

SOCIAL | L’ex guardia degli Heat poi se la prende con il mondo dei social: “Instagram è una schifezza, una vera trappola. Se segni 40 punti sei un eroe, se ne fai 10 ti odiano. È patetico, gente adulta che perde tempo a costruirsi account falsi”. Waiters sa di cosa parla: “A me è successo per il mio peso". "La gran parte dei giocatori dice di non guardare i commenti sui social: stanno mentendo"

INFORTUNI | Per un anno e mezzo Waiters rivela di aver giocato nonostante un infortunio al piede: “Le opzioni erano due: o l’operazione o le solette nelle scarpe. Ho scelto la seconda perché volevo portare la squadra ai playoff 2017”, che però non arrivano. “Ho sacrificato il mio corpo per i Miami Heat, e lo farei ancora, ma non riuscivo a mettere il peso sul piede”. E così nel 2018 l’operazione

IL PESO | Quell’operazione fa sì che per tutto il 2018, da gennaio a dicembre, Dion Waiters rimanga lontano dai campi di gioco. “E poi di colpo sapete quello che è successo: ‘Dion è grasso. Dion è fuori forma. A Dion non frega niente di nulla’. E se è vero che nella mia vita ho fatto mille errori, non si può dire che io non ci tenga. Quello mai”, fa sapere il giocatore oggi ai Lakers

GLI ORSETTI “STUPEFACENTI” | Tre sospensioni in fila da parte dei Miami Heat all’inizio di questa stagione (una dopo aver ingerito dolcetti alla marijuana che lo hanno portato vicino al collasso): “Colpa mia, sono stato un idiota. Non ho mai fatto uso di droghe, ma quando sei depresso puoi cadere in qualche trappola. Non potrei mai mentire a mio figlio, su temi del genere”

LA CONNECTION CON LEBRON | “A Cleveland, quei primi due anni, ero un bambino che non ne aveva un’idea e cercava di capire qualcosa sul mondo. LeBron mi prese sotto la sua ala protettrice: provava a farmi conoscere qualche buon vino, qualche ottimo cibo. Ma io ero davvero grezzo, grezzo come i ragazzi di strada di Philly. Ora siamo di nuovo assieme — con meno capelli ma parecchia saggezza in più”

MIAMI HEAT | Il periodo a Miami è una parentesi importante della sua carriera. Tante gare saltate (173 in quattro annate) e parecchi momenti di tensione, eppure “voglio ancora tanto bene a Pat [Riley] e a Micky Arison [il proprietario, ndr], per cui ho grande rispetto. Quando le cose sono andate bene sono andate davvero bene, ma già prima del via di questa stagione, sapevamo che era finita”

LOS ANGELES LAKERS | Via da Miami, un passaggio quasi invisibile a Memphis e poi i Lakers, nuova tappa della carriera di Waiters — che deve però ancora esordire in gialloviola. “Quando mio figlio ha scoperto che avrei giocato per i Lakers è impazzito — ma davvero impazzito! Ha conosciuto LeBron fin da piccolissimo, quando eravamo entrambi a Cleveland, e LeBron è il suo giocatore preferito”

L’HIGHLIGHT DELLA SUA CARRIERA | Ha a che fare con il canestro della vittoria sulla sirena da lui segnato contro Golden State: “La mia ragazza stava riprendendo col suo telefonino l’azione ma era così nervosa che tremava tutta. Si vedono solo immagini confuse e poi mio figlio che esulta. L'espressione sul suo volto in quel momento, il suo essere così orgoglioso del suo papà: momenti impagabili”

SOPRAVVISSUTO A TUTTO | “Avevo 8 anni quando hanno sparato a mio padre, 12 quando è successo a mia madre. Hanno ucciso il mio miglior amico, mio fratello, altri amici del mio quartiere. Se c’è qualcuno che le ha viste tutte e che le ha passate tutte, quello sono io. La strada sa chi è realmente Dion Waiters. Ma sono ancora qui”, dice il giocatore dei Lakers