La serie di 10 puntate dedicata alla carriera di MJ è stato un successo di pubblico, lodata da molti, osteggiata da altri e a cui alcuni "avversari" del n°23 dei Bulls non hanno voluto prendere parte - due in particolare, Karl Malone e Bryon Russell
Il successo spesso fa passare in secondo piano le critiche e soprattutto i rifiuti. “The Last Dance” è stata una serie che già oggi ha battuto ogni record per spettatori e coinvolgimento di un pubblico ben più ampio dei “soli” appassionati di pallacanestro NBA. Non è però piaciuto a tutti, come esplicitamente fatto notare da Horace Grant, mentre altri hanno preferito non prenderne parte a prescindere. La coralità di voci interpellate è impressionante (si contano più di 90 interventi tra ex compagni, avversari e presidenti degli Stati Uniti), anche se qualcuno manca all’appello - come notato da alcuni dopo la messa in onda delle ultime due puntate e in particolar modo della sfida nelle Finals 1998 tra Utah Jazz e Chicago Bulls. Come segnalato dal regista Jason Hehir, sia Karl Malone che Bryon Russell - entrambi protagonisti perdenti in quella finale - hanno rifiutato l’invito a intervenire e a raccontare oggi quella serie. Hehir non ha spiegato nei dettagli il perché del loro passo indietro, ma a detta di molti l’obiettivo di entrambi era quello di non rivivere una delle più pesanti sconfitte incassate nella loro carriera. Malone era stato nominato MVP nel 1997 al posto di MJ e da quel momento il senso di rivalsa del n°23 dei Bulls si era fatto via via sempre più pressante, mentre Bryon Russell - più volte citato nell’ultimo episodio - è stato il protagonista entrato nella storia dal lato sbagliato. Comprensibile quindi che entrambi abbiano preferito non metterci la faccia, perdendo però così l’occasione di far parte di un lavoro del genere.