NBA, squadra per squadra la galleria degli errori/orrori dal 2000 a oggi
Ci sono i nomi che ci si può aspettare - da Darko Milicic a Anthony Bennett passando per Greg Oden - ma anche quelli di Kawhi Leonard (due volte!), Steph Curry e James Harden. Scopriamo le scelte più rimpiante da ogni franchigia NBA nel nuovo millennio e le "sliding door" più affascinanti che avrebbero potuto cambiare la storia recente della lega
ATLANTA HAWKS — JOE JOHNSON | Basti dire che nell’estate 2010 il suo contratto (6 anni per 124 milioni di dollari) è costato agli Hawks 14 milioni più di quanto sia costato LeBron James agli Heat (più caro anche di Dwyane Wade, Paul Pierce, Ray Allen, etc.). Dopo due stagioni “Iso Joe” era già di nuovo sul mercato, ceduto ai Nets
BOSTON CELTICS — KYRIE IRVING | Doveva essere l’uomo del salto di qualità, per portare i Celtics al titolo, invece è rimasto a Boston solo due anni, di cui uno (nel 2018) da spettatore durante tutti i playoff. E poi le liti in squadra, lo spogliatoio diviso: alla fine il sacrificio di Isaiah Thomas, Jae Crowder, Ante Zizic e due scelte nell’estate 2017 non dato i risultati sperati
BROOKLYN NETS — PIERCE & GARNETT | Estate 2013, per arrivare alla coppia (ormai in là con gli anni) ex-Celtics i Nets ipotecano il proprio futuro. Non tanto in termini di giocatori (Gerald Wallace, Kris Humphries, Keith Bogans, MarShon Brooks, Kris Joseph) quanto per le scelte future affidate ai Celtics (quelle al primo giro, non protette, del 2014, 2016, 2017 e 2018). Un disastro
CHARLOTTE HORNETS — KEMBA WALKER | Nell’estate 2019 Walker si aspettava un’offerta dagli Hornets: se non 5 anni per 221 milioni di dollari (il massimo salariale), qualcosa attorno ai 190 milioni. Invece ne arrivano 160, sempre per 5 anni. E così al suo posto nella trade con Boston arriva Terry Rozier a cui Charlotte concede quasi 20 milioni all’anno (troppi), perdendo un All-Star
CHICAGO BULLS — DOUG McDERMOTT | Al Draft 2014 i Bulls vogliono un tiratore, il tassello mancante di un roster con Rose, Butler e Noah. Mettono gli occhi su Doug McDermott, ovviamente, ma per essere sicuri di non perderlo danno le loro scelte n°16 e 19 (più una al secondo giro) ai Nuggets per la 11. Denver ci ricava Jusuf Nurkic e Gary Harris, disponibili c’erano anche Jokic, Capela e Dinwiddie…
CLEVELAND CAVS — L’ESTATE 2013 | Un disastro via l’altro, dalla selezione di Anthony Bennett con la prima scelta assoluta al Draft 2013 al contratto da 5 anni e 20 milioni di dollari dato a coach Mike Brown (licenziato 3 anni prima). Poi l’arrivo in estate di Andrew Bynum e Earl Clark (già spesati a febbraio) e le firme a stagione in corso di Luol Deng e Spencer Hawes
DALLAS MAVERICKS — STEVE NASH | Non aver trattenuto Nash in Texas nell’estate 2004 — ha ammesso Mark Cuban — “è stato il peggior errore della mia gestione”. Bastava pareggiare l’offerta da 65 milioni di dollari per 6 anni fatta da Phoenix. E invece i Mavericks ne offrono 45 al loro playmaker canadese. Che così se ne va in Arizona
DENVER NUGGETS — DONOVAN MITCHELL | Già, perché il n°45 oggi ai Jazz è stato scelto al Draft proprio da Denver (alla n°13 nel 2017) soltanto per essere scambiato immediatamente per Trey Lyles e la n°24, Tyler Lydon. Per il primo due anni di panchina dietro Millsap e poi la cessione; per il secondo 96 minuti complessivi di campo in due stagioni
DETROIT PISTONS — DARKO MILICIC | Fin troppo facile: seconda scelta assoluta al Draft 2003 — chiamato immediatamente dietro a LeBron James — davanti a giocatori del calibro di Carmelo Anthony, Dwyane Wade e Chris Bosh. Tre nomi che prima o poi ritroveremo nella Hall of Fame. A differenza di quello del serbo
GOLDEN STATE WARRIORS — KEVIN DURANT | No, gli Warriors non rimpiangono il fatto di averlo fatto arrivare da OKC (due titoli NBA e due di MVP delle finali sono lì a dimostrarlo), ma di aver gestito male la sua ultima stagione nella Baia — quella 2018-19 — tra litigi con Draymond Green e guerre di parole col GM Bob Myers. Si poteva far meglio per provare a trattenerlo
INDIANA PACERS — KAWHI LEONARD | Scelto (alla n°15 al Draft 2011) e poi scambiato (insieme alla n°42 — Davis Bertans — e ai diritti su Erazem Lorbek). Il tutto per arrivare a George Hill, ottimo giocatore — sia chiaro — ma non all’altezza di Leonard: che diventa All-Star, miglior difensore NBA e due volte MVP delle finali NBA
HOUSTON ROCKETS — RYAN ANDERSON | Nel basket di D’Antoni un tiratore come lui ha senso, ma 80 milioni di dollari per 4 anni (il contratto elargitogli nell’estate 2016) sono comunque troppi. Dopo due anni è spedito a Phoenix, che lo scarica presto agli Heat che lo tagliano nel 2019. Fine della storia
L.A. CLIPPERS — BARON DAVIS | Nel febbraio 2011 i Clippers vogliono sbarazzarsi a tutti i costi del contratto di Baron Davis, altri 28.8 milioni di dollari per 2 anni. Per farlo lo mandano a Cleveland insieme alla loro prima scelta, non protetta. Con un colpo di fortuna sfacciato (dei Cavs), diventa la prima assoluta, ovvero Kyrie Irving. Che a L.A. avrebbe potuto far coppia con Griffin e Jordan
LOS ANGELES LAKERS — KOBE & SHAQ | Quando ha funzionato, lo ha fatto benissimo (tre titoli NBA in fila, dal 2000 al 2002) ma nel 2004 Bryant forza la cessione di O’Neal agli Heat dove Shaq, peraltro, accetta quel ruolo di secondo violino dietro a Wade che non voleva concedere e Kobe. Cosa sarebbe successo se fossero rimasti ancora insieme a Hollywood? Una delle grandi sliding door NBA
MEMPHIS GRIZZLIES — HASHEEM THABEET | Il Draft è una scienza inesatta, e del senno di poi si sa, son piene le fosse. Però scegliere alla n°2 dietro Blake Griffin al Draft 2009 il centro di 2.20 da UConn — per poi scambiarlo già nel 2011 — lasciando sul piatto James Harden, Stephen Curry, Jrue Holiday e DeMar DeRozan (che avrebbero fatto coppia con Mike Conley ai Grizzlies) grida ancora vendetta
MIAMI HEAT — MICHAEL BEASLEY | Un’altra scelta n°2 — stavolta è il Draft 2008, alla n°1 va Derrick Rose — che genera parecchi rimpianti. Miami avrebbe potuto scegliere Russell Westbrook (n°4) o Kevin Love (n°5) allo stesso Draft. E gli Heat ci avrebbero guadagnato alla grande
MILWAUKEE BUCKS — JABARI PARKER | Ancora una seconda scelta assoluta — da Duke, al Draft 2014, Andrew Wiggins alla n°1. E ancora un errore — almeno pensando che dopo di lui i Sixers scelgono Joel Embiid. Certo, sul prodotto di Kansas c’erano tanti dubbi legati ai suo infortuni. Gli stessi che poi hanno fatto deragliare la carriera di Parker
MINNESOTA TIMBERWOLVES — STEPH CURRY | Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Anche perché Minnesota — titolare della scelta n°5 e della n°6 — al Draft 2009 cercava proprio una point guard. Ricky Rubio e Jonny Flynn (!) le scelte dei Timberwolves, invece di Steph Curry. Giusto ripeterlo: invece di Steph Curry!
NEW ORLEANS PELICANS — DEMARCUS COUSINS | Accoppiarlo a Anthony Davis — moderne Twin Towers in un basket che di torri se ne fa sempre meno — era un azzardo. Fallito, vien da dire oggi, nonostante i 25 punti con quasi 13 rimbalzi e 5 assit di media di Cousins in Louisiana. Niente playoff però nel 2017 e poi l’infortunio di Boogie che lo esclude da quelli 2018. Poteva andar male, è andata peggio
NEW YORK KNICKS — ISIAH THOMAS | Il simbolo di tutte le disgrazie bluarancio negli ultimi 20 anni è riassunto dalla figura dell’ex “Bad Boy” di Detroit, che ai Knicks è stato presidente, general manager e anche allenatore. E di scelte giuste — come testimoniano i risultati della squadra — ne ha fatte ben poche
OKLAHOMA CITY THUNDER — JAMES HARDEN | Nell’estate 2012 il massimo contrattuale che OKC può offrire a Harden è un’estensione da 4 anni e 60 milioni di dollari. Sam Presti sceglie di offrirgliene 5 in meno (55): prendere o lasciare, la trade come alternativa. Che infatti arriva, ai Rockets. I Thunder perdono un MVP — in coppia con Westbrook e Durant — per 1.25 milioni di dollari a stagione…
ORLANDO MAGIC — SERGE IBAKA | Ibaka arriva ai Magic nel 2016 in una trade che dà ai Thunder Victor Oladipo, Domantas Sabonis (poi entrambi All-Star) ed Ersan Ilyasova. Solo 56 partite dopo — questa la carriera del giocatore congolese in Florida — viene mandato a Toronto per Terrence Ross e una prima scelta. Raddoppiando l'errore
PHILADELPHIA 76ERS — MARKELLE FULTZ | Al Draft 2017 i Sixers avevano la terza scelta assoluta. Spedita a Boston (insieme a una scelta al primo giro del 2019) per arrivare alla n°1 e scegliere Fultz, che in due anni a Phila colleziona 7.7 punti di media e molte più gare saltate per infortunio. Immaginarsi Simmons & Embiid con la fianco Jayson Tatum ancora oggi fa male ai tifosi 76ers
PHOENIX SUNS — LUKA DONCIC | Si parla sempre dello scambio — n°3 vs. n°5 — tra Atlanta (Trae Young) e Dallas (Luka Doncic) e mai del fatto che Phoenix ha preferito Deandre Ayton allo sloveno con la prima scelta assoluta al Draft 2018. Magari per accoppiarlo nel reparto dietro con Devin Booker. Wow!
PORTLAND TRAIL BLAZERS — GREG ODEN | L’errore dei Blazers può portare il nome di Greg Oden (centro di Ohio State la cui carriera NBA è stata martoriata dagli infortuni) oppure quello di Kevin Durant, in ballottaggio fino all’ultimo per la prima scelta assoluta al Draft 2007. Draft che per alcuni ai Blazers ricorda quello 1984, con Sam Bowie scelto al posto di Michael Jordan
SACRAMENTO KINGS — LE SCELTE AL DRAFT | Se da 14 anni i Kings non fanno i playoff, un motivo dev’esserci. Anzi, più di uno: dal 2012 al 2015 Sacramento sceglie sempre tra le prime otto chiamate: ne ricava Thomas Robinson, Ben McLemore, Nik Stauskas e Willie Cauley-Stein. Due non sono più ai Kings, gli altri due non sono più nella lega. E poi c’è Marvin Bagley davanti a Luka Doncic
SAN ANTONIO SPURS — KAWHI LEONARD | Di nuovo il nome di Leonard: errore quello dei Pacers nel cederlo agli Spurs al Draft 2011, peccato capitale quello dei texani nell'alienarsene le simpatie fino alla trade dell’estate 2018. Per un corrispettivo non così pregiato: DeMar DeRozan, Jakob Poeltl e una prima scelta non valgono Leonard e Danny Green
TORONTO RAPTORS — VINCE CARTER | Convinti la sua produzione fosse in calo (23.5 di media in sei anni e mezzo a Toronto) i Raptors si disfano di “Air Canada” a fine 2004, mandandolo ai Nets (23.6 in quattro anni e mezzo nel New Jersey). Ottengono in cambio Alonzo Mourning, che però non si presenta mai oltre il confine: il resto sono spicci — Aaron Williams, Eric Williams e due prime scelte
UTAH JAZZ — GORDON HAYWARD | Nel 2013 i Jazz potevano blindare Hayward fino al 2018 offrendogli un contratto da 5 anni al massimo salariale, 80 milioni di dollari. Invece non l’hanno fatto, pareggiando l’estate dopo l’offerta degli Hornets ma esponendosi a perderlo nell’estate 2017 — come successo. Averlo potuto vedere in coppia con Mitchell e Gobert resta il sogno di tanti tifosi nello Utah
WASHINGTON WIZARDS — GILBERT ARENAS | Nel luglio 2008 Washington offre a “Agent Zero” sei anni di contratto per 127 milioni di dollari. È Arenas a voler firmare per meno (111), per permettere di trattenere anche Antawn Jamison. Infortuni e problemi disciplinari affossano però la carriera del n°0, che disputa 121 partite nei successivi 4 anni, prima di rimbalzare tra Orlando e Memphis