Mercato NBA, contratti scomodi: Mike Conley, Kevin Love e le voci sullo scambio Jazz-Cavs
NBAIn comune hanno le decine di milioni di dollari ancora da ricevere dalle rispettive squadre (altri 34 l'anno prossimo Conley dai Jazz, più di 90 fino al 2023 Love dai Cavs). Eppure lo scambio tra i due veterani non si farà: ecco il perché
Kevin Love, 32 anni da compiere a settembre e un contratto gigantesco che lo accompagna fino al 2023 (i Cavs gli devono oltre 90 milioni di dollari a partire dalla fine di quest’anno) è spesso un nome che emerge tra quelli più chiacchierati sul mercato. Certo, Cleveland probabilmente si supererebbe volentieri più dal contratto che dal giocatore, ma per farlo ci vuole una seconda squadra complice. Entrerebbero qui in scena i Jazz, anche loro titolari di un contratto scomodo, anche se in scadenza nel 2021: quello di Mike Conley, a cui nello Utah danno oltre 32.5 milioni di dollari quest’anno e oltre 34.5 il prossimo. Lo scambio però, a sentire almeno i ben informati dalle parti del Grande Lago Salato, non si farà. Perché è vero che l’arrivo dell’ex leader dei Grizzlies non ha finora portato i risultati sperati (peggior media punti dal 2012 per Conley, le seconde percentuali al tiro più basse della sua intera carriera), ma da febbraio nello Utah sono convinti di aver visto un giocatore sempre più vicino al vero Conley, quello cioè capace di gestire una squadra che ha in Donovan Mitchell e Rudy Gobert il proprio asse fondente. Nelle ultime 15 gare, infatti, oltre a viaggiare sopra i 16 punti media, Conley ha anche fatto registrare un net rating positivo di squadra (+3.0) con lui in campo, cui si è accompagnato un dato invece negativo (-2.8) nei minuti da lui passati in panchina. Per questo, nonostante l’impegno finanziario relativo al prossimo anno, i Jazz non intendono assumersene uno ancora più a lungo termine con la firma di Love, così come a Cleveland — dove già possono contare su due guardie giovani ma di sicuro futuro come Collin Sexton e Darius Garland — l’eventuale arrivo di Conley potrebbe portare a un sovraffollamento nel ruolo tutt’altro che ottimale.