
NBA, tutto ciò che sappiamo riguardo la partenza della stagione 2021
Il successo dei Lakers contro gli Heat ha segnato la conclusione di una lunga e travagliata stagione NBA, portata a termine nonostante la pandemia, che lascia però tanti punti interrogativi riguardo ciò che ci attende nei prossimi mesi. Queste le domande che ronzano nella testa degli appassionati: abbiamo messo in fila le risposte e tutto ciò che è venuto fuori fino a questo momento

QUANDO INIZIERÀ LA PROSSIMA STAGIONE? | Non è ancora stato deciso. La data iniziale era stata fissata al 1 dicembre, poi slittata a Natale e adesso “non prima di gennaio”: andare al 2021 quindi sembra essere l’ipotesi minima, la realtà è che nulla è stato fissato (e difficilmente arriveranno conferme nel giro di poche settimane)

COSA SUCCEDE CON IL DRAFT? | Una delle poche date certe al momento è quella in cui verranno scelti i 60 nuovi prospetti che entreranno a far parte della lega: 18 novembre la data da ricordare (anche in questo caso slittata rispetto al 16 ottobre che era stato inizialmente segnalato). Per conoscere la data 2021 invece bisognerà attendere mesi: meglio fare un passo alla volta

COSA SUCCEDE CON LA SUMMER LEAGUE? | La ripartenza nella bolla dello scorso luglio è arrivata proprio nel periodo dell’anno dedicato di solito a visionare i giovani talenti a Las Vegas: al momento non ci sono piani per una versione invernale che anticipi la prossima stagione, ma anche in questo caso è complicato fare previsioni definitive

QUALI SONO I PROSSIMI PASSI DA COMPIERE? ACCORDO NBA-NBPA | Il primo passo sarà quello di decidere come gestire (e suddividere) le perdite che conseguenti alla pandemia. Come verrà gestito il salary cap? Quali saranno le trattenute sugli stipendi dei giocatori? Come gestire la free agency? Queste le domande a cui Adam Silver e Michele Roberts dovranno dare una risposta

LA SOLUZIONE? UN SALARY CAP “FINTO” | L’idea più probabile per affrontare un momento complicato come questo potrebbe prevedere di mantenere i valori del salary cap fissi (109 milioni a disposizione di ogni franchigia), ben consapevoli che poi saranno rivisti quando la NBA potrà fare una stima accurata delle perdite - valutando soltanto in un secondo momento come muoversi rispetto alla tassa di lusso e tutto il resto

COME DISTRIBUIRE E DIVIDERE I SOLDI? | Domanda lecita, visto che le ordinanze federali potrebbero modificare l’accesso alle arene: Miami e Orlando ad esempio in Florida tra qualche mese potrebbero far entrare in parte i tifosi, Lakers e Warriors no. Come gestire quei soldi che di solito restano a disposizione della singola franchigia?

CI SARANNO I TIFOSI AD ASSISTERE ALLE PARTITE? | Altra domanda al momento senza risposta, causa pandemia e una situazione in divenire complicata da prevedere. L’intenzione è già stata messa in chiaro: giocare 82 gare di regular season con il pubblico, questo è l’obiettivo. Magari non con i palazzetti pieni al 100%, ma riportando la pallacanestro nelle 28 città statunitensi

GIOCARE “IN CASA”, QUESTIONE DI SOLDI | I soldi incassati dal giro generato dalle partite porta nelle casse delle squadre circa il 40% dei guadagni totali della lega. Anche ottenendo i diritti TV locali e nazionali quindi, le franchigie si ritroverebbero a dimezzare il loro fatturato qualora non si tornassero ad aprire le arene

TUTTI NELLA BOLLA? IPOTESI SECONDARIA | Per questo motivo (e non solo), la NBA sta tenendo da parte l’opzione di riportare le franchigie in una bolla come fatto questa estate: un esperimento che ha funzionato a livello sanitario, ma che la lega non vorrebbe riproporre proprio per scongiurare perdite così ingenti

LA NBA NON ASPETTERÀ IL VACCINO | Il modo per risolvere la complicata situazione Covid-19 potrebbe essere il vaccino, ma i tempi d’attesa al momento non permettono alla NBA di prorogare così a lungo la data di partenza: per questo si guarda ai test rapidi che permettano alle persone di accedere all’arena dopo aver verificato nel giro di pochi minuti la loro negatività al virus. Basterà?
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PLAYOFF NBA DI NUOVO IN ESTATE? NIENTE OLIMPIADI | Se la stagione dovesse partire a gennaio, inevitabilmente la post-season arriverebbe in agosto, quando sono previsti i giochi olimpici di Tokyo che non vedrebbero quindi la partecipazione dei giocatori NBA

L’IPOTESI STAGIONE RIDOTTA | Tra le opzioni (non molto gradite alle squadre NBA) c’è quella di ridurre a 60 le partite di regular season: in quel caso la stagione potrebbe ridurre la sua durata di una 50ina di giorni, lasciando in caso di partenza a gennaio la libertà a quasi tutti i giocatori di partire già a giugno e raggiungere le proprie nazionali

C’È IL RISCHIO DI UN NUOVO LOCKOUT? | L’intenzione è quella di trovare un’intesa, ma la tensione tra proprietari e giocatori potrebbe salire un bel po’ nelle prossime settimane, anche perché i soldi in ballo sono tanti. Basta fare un esempio: Kentavious Caldwell-Pope e la sua player option da 8.5 milioni per il prossimo anno

QUANTO RISCHIA DI PERDERE CALDWELL-POPE? | Degli 8.5 milioni di dollari lordi, giocando in California, il fresco campione NBA deve pagare circa il 50% di tasse statali e federali. A questo potrebbe aggiungersi il 25% da lasciare a disposizione della NBA (nel caso di perdite) che si aggiunge al 10% già previsto. In più, il 4% del contratto finisce nelle tasche del suo agente. E al giocatore cosa resta? Quel 25% in più pesa e non poco

NON SOLO SOLDI, MA UN PROBLEMA ANCHE DI DATE | Da contrattare infatti tra la NBA e la NBPA c’è anche la questione scadenze e clausole: Leonard e George potrebbero uscire dai loro contratti il prossimo 29 giugno, nel pieno della stagione. Resterà quello il limite o si sposterà più avanti? Stesso discorso per le player option e tutte le clausole contrattuali contenute in centinaia di accordi

QUANTI SOLDI RISCHIA DI PERDERE LA LEGA? | Impossibile quantificare, ma stando alle prime stime si parla di alcuni miliardi di dollari. Questo l’ordine di grandezza delle perdite

IL MERCATO TENDERÀ A TAGLIARE I COSTI DEL ROSTER? | Sono tante le squadre che chiuderanno in rosso quest’anno, per quello bisognerà tenere ben presente questo fatto quando verranno valutate le trade compiute: liberarsi di qualche contratto potrebbe essere più importante di aggiungere un tassello al roster

CHE IMPATTO CI SARÀ SULLA FREE AGENCY? | Con il salary cap mantenuto a 109 milioni (in maniera virtuale, in realtà), saranno solo quattro le squadre ad avere soldi da poter investire: Atlanta, Charlotte, Detroit e New York. Questo vuol dire che tolti Anthony Davis e Jerami Grant, gli altri 29 giocatori che hanno a disposizione una player option potrebbero utilizzarla e tenersi stretti quei soldi