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Draft NBA, alla scoperta di Patrick Williams: il giocatore che tutti vogliono

DRAFT NBA

Dario Vismara

©Getty

Dopo una stagione da riserva a Florida State, l’ala sta guadagnando sempre più quota ogni giorno che passa, scalando posizioni nella Lottery e con alcuni che lo vogliono già “promesso” a Detroit con la 7^ scelta assoluta. Ecco perché le squadre NBA si sono innamorate di questo atleta dalle dimensioni perfette per avere successo nella lega di oggi

Ogni anni c’è sempre qualche giocatore che spunta fuori dal nulla e guadagna sempre più consensi con l’avvicinarsi del Draft. È successo lo scorso anno con Cameron Johnson, finito alla 11 dopo che in molti lo proiettavano attorno alla fine del primo giro (tanto da provocare la reazione leggendaria di Coby White); e potrebbe succedere anche quest’anno con un prospetto che sta scalando le graduatorie ogni giorno che passa. Il suo nome è Patrick Williams, è reduce da una sola stagione a Florida State (dove usciva solamente dalla panchina) e potrebbe finire essere scelto prima del suo più quotato compagno di squadra, Devin Vassell. Nei lunghi mesi in cui le squadre non hanno potuto fare altro che studiare i filmati dei giocatori, in molti hanno cominciato a essere intrigati dal suo mix di mezzi fisico-atletici, doti realizzative dal palleggio, potenziale e gioventù (è il secondo giocatore più giovane del Draft). Tanto che secondo alcune voci i Detroit Pistons del nuovo General Manager Troy Weaver gli avrebbero "promesso" di sceglierlo alla 7 nel caso in cui sia ancora disponibile. Il problema, allora, è che potrebbe anche non essere più lì, se la sua ascesa non dovesse fermarsi come appare.

Punti forti: fisico perfetto e capacità di segnare dal palleggio

C’è un motivo se proprio Weaver è interessato a un tipo di giocatore come Williams. Nella sua esperienza agli Oklahoma City Thunder, la franchigia si è specializzata nella selezione di giocatori dal profilo atletico eccellente e dalla grande apertura di braccia, caratteristiche che il prodotto di Florida State ha in abbondanza. Williams infatti ha le misure prototipiche per un’ala moderna: 203 centimetri di altezza e 210 di apertura di braccia, ma soprattutto un corpo atletico e potente di oltre 100 chili su cui è possibile ancora aggiungere massa, grazie a due spalle gigantesche. Quando punta il ferro Williams è una palla di cannone in grado di spostare tutti i pari-ruolo ed è a suo agio anche in post basso quando può fronteggiare il canestro, usando delle intriganti doti in palleggio arresto e tiro con ottimo equilibrio e lavoro di piedi che hanno scomodato addirittura paragoni addirittura con Kawhi Leonard. Williams ha una meccanica un po’ lenta quando tira piedi per terra, ma l’83% ai liberi fa ben sperare anche per il suo sviluppo come tiratore dagli angoli, a cui aggiunge anche una ecellente presenza a rimbalzo d’attacco quando arriva da dietro grazie alla sua attività. In più a suo agio nel mettere palla per terra e servire i compagni coi passaggi, mantenendo vivo il movimento di palla e punendo le difese che ruotano su di lui.

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Oltre alla versatilità offensiva per ricoprire più di un ruolo, Williams aggiunge anche una presenza difensiva tutt’altro che secondaria. Innanzitutto perché può ricoprire sia il ruolo di 3 che di 4, dote sempre utile per sistemare i quintetti in base alle necessità; e poi perché è un eccellente difensore lontano dalla palla, ruotando dal lato debole con intelligenza e istinti per stoppare o rubare il pallone. Insomma, un giocatore che sa coprire moltissimo campo in tempi brevi e che in attacco può essere modellato come più conviene, che si inserisce nel solco dei vari OG Anunoby o Marcus Morris — gente che ai playoff gioca 30 o più minuti anche senza essere il miglior giocatore della squadra.

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Punti deboli: un gioco ancora molto grezzo e da rifinire

Il grosso motivo per cui non tutti potrebbero credere nelle capacità di Williams è che tutto quello che è stato descritto è più potenziale che reale. Il prodotto di Florida State è ancora molto indietro dal punto di vista della pulizia tecnica e tattica (d’altronde ha appena compiuto 19 anni) e non è pronto a ricoprire un ruolo subito in rotazione, come testimonia il fatto che ha commesso quasi il doppio delle palle perse (50) rispetto agli assist realizzati (29). Il gioco sembrava essere troppo veloce per lui già a livello universitario e l’impatto con la NBA potrebbe essere brutale, anche perché il suo fisico — per quanto eccezionale — non è esente da difetti. Williams è un giocatore più potente che mobile e sembra quasi un po’ pesante in campo, facendosi battere da giocatori più veloci di lui come le guardie che lo puntano in rapidità anche per via di un posizionamento del corpo ancora da rifinire.

 

Per essere completo gli mancherebbe anche un pizzico di esplosività in più, come testimoniano le brutte percentuali al ferro e i pochi tiri liberi guadagnati rispetto a quelle che sono le sue possibilità. In più ha qualche problema di consistenza a rimbalzo difensivo che potrebbe precludergli la possibilità di giocare da 4 immediatamente, oltre ai già citati dubbi sulla velocità del rilascio del pallone (per quanto la meccanica sia solida). Insomma, chiunque vorrà puntare su Williams dovrà avere pazienza e impostare un lavoro su più anni, come sembrano intenzionate a fare squadre tra la 7 e la 14 come Detroit, San Antonio o Sacramento. Il risultato che li attende, però, potrebbe essere eccezionale.

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