
NBA, Lakers che succede? L'analisi dell'inizio difficile dei gialloviola. FOCUS
La pesante rimonta subita da +26 sul campo degli Oklahoma City Thunder apre il dibattito sui gialloviola, che hanno un record di 2 vittorie e 3 sconfitte in questo inizio di stagione. Dai problemi difensivi all’inserimento di Westbrook fino all’assenza di LeBron James, ecco qualche primo dato sull’inizio difficile dei gialloviola

Se tutto fosse andato come doveva andare, ora i Lakers avrebbero un record di 3 vittorie e 2 sconfitte, stabilendosi al quinto posto della Western Conference e godendosi tre vittorie in fila, di cui le ultime due in back-to-back senza LeBron James. Non ci voleva poi molto: gli Oklahoma City Thunder non avevano ancora vinto quest’anno e, dopo un primo quarto da 41-19 per i gialloviola, non sembravano nemmeno così intenzionati a farlo. Invece nel secondo tempo è cambiato tutto
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Negli ultimi 25 anni non era mai successo che i Lakers sprecassero un vantaggio di 26 lunghezze, dilapidando tutto in un terzo quarto da 41-23 per i padroni di casa. Nonostante ciò, però, i gialloviola hanno anche avuto per tre volte il pallone per pareggiare la partita negli ultimi 30 secondi, trovando però solo errori da parte di Russell Westbrook, Malik Monk e Carmelo Anthony, gli ultimi due peraltro senza nemmeno toccare il ferro

Dopo la partita coach Vogel ha cercato di gettare acqua sul fuoco di una sconfitta bruciante (“Fa male ora, ma ci servirà sul lungo periodo”), ma al di là dell’andamento delle singole partite, fino a questo momento i Lakers non sono sembrati una squadra in grado di mantenere fede ai pronostici della vigilia che li vedevano favoriti a uscire vincitori dalla Western Conference. Cinque gare sono un campione ridottissimo, ma qualche analisi si può già cominciare a imbastire

TUTTI I PROBLEMI DELLA DIFESA | In estate si è parlato tanto di come avrebbero funzionato i Lakers in attacco, specie con l’arrivo di Russell Westbrook, ma è in difesa che si notano le crepe più profonde. Dopo due anni sempre in vetta per rating difensivo, i Lakers attualmente sono sest’ultimi, concedendo 111.4 punti su 100 possessi agli avversari. Se venisse confermato, sarebbe di gran lunga il peggior dato da quando Anthony Davis veste il gialloviola

I Lakers hanno concesso agli avversari almeno 115 punti in cinque partite consecutive come non era mai accaduto nella loro storia. Sicuramente su quel dato influisce il ritmo altissimo tenuto dai gialloviola (oltre 105 possessi a partita, solo Portland corre di più), ma la squadra di Vogel ha problemi nel contenere gli avversari (solo Boston e Clippers mandando di più gli avversari in lunetta) e nel proteggere l’area (solo San Antonio concede più punti in area su 100 possessi di loro)

Nonostante comincino le partite con un centro vero in campo, che sia Deandre Jordan o Dwight Howard (anche se non giocano molto: 137 minuti in due finora), i Lakers sono tra le 10 peggiori squadre a rimbalzo, sia offensivo che difensivo, e faticano anche a difendere il perimetro, con gli avversari che tirano col 52.6% dagli angoli — uno dei tre peggiori dati della lega

LE BUONE PERCENTUALI NON SALVANO L’ATTACCO | E dire che nella metà campo offensiva i Lakers non stanno nemmeno andando così male, piazzandosi appena fuori dalla top-10 per efficienza offensiva (108 punti segnati su 100 possessi). Il merito è soprattutto delle ottime percentuali al tiro: i Lakers sono quinti per percentuale effettiva dal campo (54.7%) e ottavi per quella reale, grazie soprattutto al 38% con cui stanno tirando dalla lunga distanza (ottavo miglior dato NBA)

Non è tutto oro però quello che luccica. I Lakers sono la squadra che si affida di più in assoluto ai “long 2s”, cioè i tiri da due punti presi tra i 5 e i 7 metri dal canestro, e li stanno segnando con alte percentuali (44%) che però sono difficili da mantenere sull’arco di una stagione intera. Così come sono piuttosto alti i dati dei canestri non assistiti (il 43.6% del totale, 11esimi in NBA). Sono da top-10 invece i dati nei pressi del ferro, sia per frequenza che per conversione

ATTACCO ASFITTICO NEI FINALI TIRATI | Il problema dell’attacco, semmai, è quello che accade nei finali punto a punto. Fino a questo momento i Lakers hanno disputato 17 minuti “in the clutch” (ultimi 5 minuti di gara, punteggio entro 5 punti) e ne sono usciti con un’attacco da appena 87.5 punti segnati su 100 possessi (contro i 108 normali) e la difesa non è riuscita a tenere il passo. Sotto questo punto di vista si nota la mancanza di familiarità tra i membri di una squadra che — è bene ricordarlo — ha ben 12 volti nuovi rispetto alla passata stagione

COME PROCEDE L’INSERIMENTO DI WESTBROOK | Gli occhi di tutti sono inevitabilmente puntati su Westbrook, l’aggiunta più importante dell’estate gialloviola. L’MVP del 2017 ha giocato una grande partita a San Antonio guidando i Lakers al successo in rimonta, mentre ha realizzato una “quadrupla doppia” (20 punti, 14 rimbalzi, 13 assist ma anche 10 palle perse, sesta volta che gli accade in carriera) contro OKC. Insomma, alti e bassi come nelle prime tre partite a Los Angeles

Il dato più preoccupante finora è quello dei differenziali tra quando Westbrook è in campo e quando è in panchina. Tra i giocatori di rotazione Westbrook ha il peggior rating difensivo (112.4 punti concessi su 100 possessi) e il terz’ultimo offensivo, dietro a Rajon Rondo (che dovrebbe essere la sua riserva) e Deandre Jordan, per un preoccupante -9.3 su 100 possessi. I dati "off the court" sono ancora più inquitanti: i Lakers hanno un rating di +12.7 nei 64 minuti in cui è rimasto fuori dal campo, migliorando sensibilmente in difesa (appena 97.9 punti concessi)

Sono dati ovviamente molto parziali visto che fanno riferimento a un campione statistico minuscolo, e basterebbe una sola partita vinta largamente per cambiare quasi tutti i dati (inficiati invece dal “blowout” subito per mano dei Phoenix Suns alla seconda gara stagionale). Solo che quella partita doveva essere la comoda trasferta di Oklahoma City (penultima squadra NBA per Net Rating a -12.6, meglio solo degli Orlando Magic) si è trasformata in un incubo per i gialloviola, seppur in back-to-back senza poter contare su LeBron James

LEBRON JAMES IL TIRATORE? | Già, LeBron. Il Re è alle prese con una distorsione alla caviglia procuratasi nella gara interna vinta contro Memphis, anche se l’impressione è che si tratti più di precauzione e non di un infortunio neanche lontanamente grave come quello che lo scorso anno lo ha costretto a saltare 26 partite. Il dato più interessante delle sue prime tre gare è quello della distribuzione dei tiri, decisamente in controtendenza rispetto al passato

LeBron si è preso quasi un tiro su due con i piedi oltre l’arco, un 45% nettamente superiore rispetto alla sua carriera (mai sopra il 31%, peraltro toccato nella scorsa stagione). A diminuire sono state le conclusioni al ferro, scese al 26% della sua "dieta di tiri" (in carriera non è mai andato sotto al 33%, con gli anni anche tra il 45% e il 52%). Una frequenza giustificata anche dalla precisione (ne ha segnate il 48.3% su quasi 10 tentativi a partita), ma forse anche dalla congestione in area dovuta alla presenza di tanti compagni e quindi di avversari

ANTHONY DAVIS NON TIRA PIÙ | Chiudendo la panoramica sui “Big Three” gialloviola, bisogna segnalare l’ennesimo passo indietro fatto da Anthony Davis al tiro. Già lo scorso anno aveva chiuso con un pessimo 26% dalla lunga distanza su meno di 3 tentativi a partita, ma quest’anno sta andando anche peggio con il 14.3% (2/14). In generale quando AD tira in sospensione è 21/57, un dato tenuto in piedi quasi esclusivamente dai 19 canestri dal mid-range segnati finora su 43 tentativi, pari al 44% di conversione

I proclami di inizio anno di giocare stabilmente da 5 per migliorare le spaziature della squadra non stanno venendo rispettati, sia perché comunque c’è sempre un centro di ruolo al suo fianco per cominciare le partite, sia per le cattive percentuali di AD. Finora i Lakers hanno giocato 221 possessi con Davis da 5 (sui 415 complessivi) e il rendimento offensivo è effettivamente migliore, ma è la difesa a essere insostenibile concedendo 118 punti su 100 possessi agli avversari con un numero enorme di falli commessi

ALLA RICERCA DEL “TWO-WAY PLAYER” | Coach Vogel ha tra le mani un mazzo con tante carte, ma non è semplice trovare un equilibrio nella rotazione tra giocatori chiaramente sbilanciati verso una metà campo o verso l’altra, e soprattutto sotto la media per quanto riguarda l’atletismo. Le assenze di Talen Horton-Tucker, Kendrick Nunn e Trevor Ariza, poi, costringono coach Vogel ai salti mortali per mettere in campo una rotazione competente, ritrovandosi quasi sempre a schierare due o più cattivi difensori contemporaneamente in campo

Detta in parole povere, i Lakers hanno pochi “two-way player”, cioè giocatori capaci di difendere e attaccare in egual misura. Non è un caso allora che gli unici due con un Net Rating chiaramente positivo in squadra siano Malik Monk (+4.6) e soprattutto Austin Reaves (+7.0), che è letteralmente un “two-way player” essendo sotto contratto anche con l’affiliata della G-League. Entrambi hanno già giocato molto (Monk addirittura 14 minuti più di LeBron, Reaves più di Howard e Rondo), ma potrebbero scalare ancora di più le gerarchie di coach Vogel

Ovviamente è ancora molto presto, i Lakers hanno tutto il tempo per sistemare la situazione e a un gruppo nuovissimo bisogna dare la possibilità di conoscersi e assestarsi. L’inizio di stagione non è certamente stato positivo, ma già solo recuperando gli infortunati (a partire chiaramente da James) potremo avere un’idea più chiara delle reali potenzialità di questo gruppo molto particolare, pieno di grandi nomi, ma con un’identità — specialmente difensiva — ancora tutta da inventare