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NBA, James Worthy a Sky: "Lakers ben sotto le aspettative, ma mi fido di Westbrook"

INTERVISTA

La leggenda NBA James Worthy in esclusiva per skysport.it presenta la sfida dell’NBA Sundays, da seguire in diretta su Sky Sport NBA e in streaming aperto a tutti sul sito di Sky Sport a partire dalle 19. Il tre volte campione NBA ha fatto il punto sulla stagione dei gialloviola finora, sull’inserimento di Russell Westbrook, sulle colpe di Frank Vogel e su chi sia il più forte giocatore in NBA, con un’opinione molto precisa su Danilo Gallinari

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James Worthy è stato inserito senza alcuna discussione tra i 75 più grandi giocatori di sempre, ma a differenza di altri non è sparito dalle scene. Anzi, per i tifosi dei Los Angeles Lakers è un volto ben noto, essendo uno degli opinionisti dell’emittente locale che trasmette le partite dei gialloviola quando non vengono mandate in onda in tv nazionale su ESPN o TNT. E proprio per presentare la prossima partita dei Lakers — la sfida agli Atlanta Hawks da seguire in diretta dalle 19 su Sky Sport NBA e in streaming aperto a tutti su SkySport.it — il tre volte campione NBA ha risposto a qualche domanda in esclusiva per il sito di Sky Sport. Worthy non ha girato attorno ai problemi dei gialloviola, specialmente nella metà campo difensiva ("Hanno scambiato il cuore della loro difesa, erano al top e ora sono nei bassifondi della lega") e l’inserimento di Russell Westbrook ("Nessuno ha fatto più fatica di lui"), mentre continua a mantenere fiducia nel lavoro di Frank Vogel ("Probabilmente preferirebbe riavere Caruso"). Infine un voto a pari-merito tra LeBron James e Kevin Durant come miglior giocatore della NBA, con una battuta su Danilo Gallinari.

Dopo avere cominciato con ambizioni da titolo, i Lakers stanno trovando grandi difficoltà in questa stagione. Si aspettava che fossero una squadra al 50% a questo punto della stagione?

"No, mi aspettavo che fossero molto più in alto di dove sono, considerando i giocatori che sono arrivati in estate a partire da Russell Westbrook. Mi aspettavo di meglio, ma sfortunatamente non sono riusciti a trovare alcuna sinergia. La difesa manca totalmente, ma quando scambi giocatori che danno identità difensiva come Alex Caruso, Kentavious Caldell-Pope, Kyle Kuzma, Montrezl Harrell, e anche Dennis Schröder, ne perdi un po’ il cuore. E una volta che l’hanno perso, non sono più stati in grado di ritrovarlo. Erano una delle migliori squadre difensive della NBA mentre ora sono nei bassifondi: questa è la questione più importante".

 

Ci sono altre motivazioni per questo andamento?

"Ovviamente gli infortuni hanno avuto un peso, non sono riusciti a schierare Kendrick Nunn neanche per una partita ed era stato un’aggiunta importante in off-season. Poi anche Anthony Davis ha saltato un mese di partite, Trevor Ariza è appena tornato… Ma non può essere una scusa: tutte le squadre hanno avuto a che fare con delle assenze in questa stagione".

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Cosa ne pensa dell’esperimento Russell Westbrook finora?

"Ho sempre ammirato il suo atteggiamento: è uno che gioca duro, ma ha avuto un inserimento più difficile rispetto a chiunque altro sia arrivato ai Lakers, specialmente considerando il contratto che si porta dietro. Ovunque abbia giocato, da Oklahoma City a Houston fino a Washington, è sempre stato il giocatore di riferimento, ma giocare con LeBron e AD ha presentato una sfida molto diversa per lui. I numeri sono buoni, non sta perdendo così tanti palloni come ad inizio stagione, ma non ha ancora trovato una connessione con il resto della squadra. Lui è uno che va forte, a cui piace spingere ed attaccare, e sfortunatamente ci vorrà ancora un po’ per trovare il modo di funzionare con LeBron e AD. Non c’è ancora un gruppo stabile di 7-8 giocatori che creino la rotazione: ci sono stati qualcosa come 22 o 23 quintetti base diversi in questa stagione, ed è dura abituarsi a giocatori diversi che cambiano continuamente. Ma continuo ad avere fiducia in Russell: mancano più di 30 partite, a un certo punto troveranno una connessione cominceranno a giocare nel modo in cui vogliono".

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La panchina di coach Frank Vogel è sotto esame ormai da settimane, ma c’è qualcosa di diverso che avrebbe potuto fare?

"Frank è pur sempre l’allenatore, ha grande input su quello che succede in campo, anche se gli hanno tolto molti giocatori di cui si fidava e perciò è stata dura anche per lui mettere assieme un gruppo diverso di giocatori, cercando di dar loro solidità. La responsabilità ricade sempre sull’allenatore, e penso che anche lui lo sappia. Però credo in Frank: è un allenatore dalla mentalità difensiva che ha un approccio molto diretto con i suoi giocatori, ha dovuto destreggiarsi con tantissime situazioni diverse per via delle assenze. Sono certo che lui stesso ha dei ripensamenti su certe scelte quando riguarda i filmati delle partite, come fanno tutti gli allenatori. Ha anche sperimentato molto con i quintetti piccoli. Ma non posso indicare una singola cosa che avrebbe potuto fare diversamente, alla fine non è responsabile per gli scambi che sono stati fatti: probabilmente lui preferirebbe riavere Caruso o un po’ della chimica che si era creata negli ultimi anni. Ma fino a quando la situazione non cambia, sarà sempre lui quello su cui si concentreranno le domande sul rendimento di questa squadra".

Los Angeles, CA - March 16:  Assistant coach Phil Handy reacts as Frank Vogel # of the Los Angeles Lakers looks on against the Minnesota Timberwolves in the first half of a NBA basketball game at the Staples Center in Los Angeles on Tuesday, March 16, 2021. (Photo by Keith Birmingham/MediaNews Group/Pasadena Star-News via Getty Images)"n"n"n

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Ultima domanda: qual è il miglior giocatore della NBA ora come ora e perché?

"Considerando tutto, quello che sta facendo LeBron James è incredibile. Se il record dei Lakers fosse migliore, sarebbe certamente in considerazione per il premio di MVP. Ovviamente ci sono anche altri come Steph Curry o Kevin Durant, ma considerando il fatto che LeBron James il prossimo anno potrebbe superare il record per punti segnati di Kareem Abdul-Jabbar e il modo in cui continua a giocare a 37 anni, direi che è lassù in cima alla pari di Durant".

 

Una parola per descrivere Danilo Gallinari, l’ultimo italiano che abbiamo in NBA?

"Mai lasciarlo solo. È un assassino letale. Quando è in serata, bisogna stargli appiccicati perché può accendersi in un secondo".