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NBA, Simmons spiega la non schiacciata contro Atlanta: "A Phila nessuno mi ha aiutato"

NBA
©Getty

Ospite di J.J. Redick nel suo podcast, la star dei Brooklyn Nets torna sul suo turbolento finale di stagione con i Philadelphia 76ers, sul canestro mancato nel finale di gara-7 contro Atlanta, sulle incomprensioni con coach Rivers ("Mi è sembrato volesse umiliarmi") e sul suo stato mentale. E dei Nets dice: "Possiamo vincere il titolo"

Nell'epoca dei meme e dei video virali, una semplice azione ha finito - almeno fin qui - per definire l'intera carriera di Ben Simmons. Si tratta, ovviamente, di quello scarico sotto canestro a Matisse Thybulle in gara-7 della serie tra Philadelphia e Atlanta quando a tutti sembrava assai più semplice per l'allora giocatore dei Sixers segnare due punti con una semplice schiacciata. Ospite del podcast di J.J. Redick, finalmente lo stesso Simmons ha accettato di spiegare l'azione, da molti indicata come il simbolo della sconfitta di Phila: "Neanche fosse stato un canestro da 100 punti", è il primo tentativo di sdrammatizzare Simmons. Come a dire: anche fosse arrivata la schiacciata, sarebbero stati 2 punti. E 2 punti sono 2 punti, all'interno di una serie a sette gare. Poi però il giocatore oggi ai Nets accetta di scendere nello specifico: "In quel momento mi sono girato e ho pensato che Trae [Young] sarebbe arrivato velocemente in aiuto. Allo stesso tempo vedo Matisse [Thybulle] arrivare dal lato debole, e Matisse è un giocatore super atletico che in un attimo riceve il pallone, va su e schiaccia. Il mio pensiero è stato questo: io gli passo la palla, lui schiaccia in meno di un secondo - ma avevo valutato in maniera errata la sua vicinanza/lontananza dal canestro". Simmons rivela anche un altro particolare da tenere in considerazione: "Dopo il movimento di spin, ho detto di aver visto Trae, ma in realtà in quei momenti non vedi il giocatore, vedi solo una maglia avversaria". Per questo Simmons non ha approfittato del mismatch fisico, una decisione che oggi anche lui rimpiange: "Ovvio, se la guardo oggi, al replay, mi dico: 'Avrei dovuto schiacciare'. A vederla in tv sembra davvero una decisione terribile". Da lì però a diventare il capro espiatorio per il risultato di un'intera serie, ancora oggi Simmons fa fatica a crederlo: "Sui social media tutti hanno cercato di 'uccidermi' per quella singola giocata: mi interessa il giusto, so come non badare a certe cose", conclude oggi. 

Contro Doc Rivers e tutta Philadelphia

Simmons poi ai microfono di "The Old Man and the Three", il podcast di Redick, ha accettato anche di tornare sul suo famoso allontanamento dall'allenamento dei Sixers da parte di coach Doc Rivers: "Gli avevo comunicato che non mi sentivo pronto mentalmente per allenarmi, ma lui dopo un minuto mi ha messo in campo lo stesso. Mi è sembrato volesse umiliarmi". Le questioni di "salute mentale" tornano con frequenza nelle parole di Simmons, critico verso se stesso ("Non mi sono comportato come avrei dovuto") ma molto anche verso la franchigia di Philadelphia: "Ero in difficoltà ma nessuna ha fatto nulla per aiutarmi. Era tutto quello che volevo: un aiuto. Non l'ho avuto né dagli allenatori, né da gran parte dei miei compagni, e le cose in questo modo sono peggiorate". 

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"Brooklyn? Squadra speciale: possiamo vincere il titolo"

Le ultime parole di Simmons però sono per la sua nuova squadra e per l'avventura che sta (finalmente) per iniziare con i Nets: "Sarà fantastico, non vedo l'ora. Sono felicissimo, avrò un nuovo numero di maglia [addio al 25, scenderà in campo con il 10, ndr], nuovi colori, non vedo l'ora. La nostra squadra è speciale, se lavoriamo tutti assieme possiamo diventare campioni: è questo l'obiettivo finale".

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