NBA, una parola per descrivere la stagione di ogni squadra della lega
Superata la pausa per l’All-Star Game, è tempo di rituffarsi nella regular season. Ogni squadra ha degli obiettivi più o meno dichiarati per il finale di stagione: Bleacher Report ha trovato una parola per descrivere la stagione di ciascuna delle 30 franchigie fino a questo momento e per pronosticare quello che le attende fino al termine del 2022-23, che troverà il suo culmine con i playoff tutti da seguire su Sky Sport
- Il licenziamento improvviso di Nate McMillan è solo l’ultimo capitolo di una stagione piena di passaggi a vuoto per gli Hawks, che non hanno mantenuto le attese di questa estate dopo l’arrivo di Dejounte Murray. Il cambio nella dirigenza a metà stagione, le voci attorno al malcontento di Trae Young e il futuro sempre in bilico di John Collins (che è incredibilmente rimasto alla deadline del mercato) sono tutti argomenti spinosi che andranno prima o poi risolti
- C’è solo una squadra in top-7 per rendimento offensivo e difensivo nella lega e sono i biancoverdi, titolari del miglior record della lega alla pausa per l’All-Star Game. Al loro completo è difficile trovare una squadra più profonda e pericolosa sui due lati del campo di quella guidata da Jayson Tatum e Jaylen Brown, che dopo essersi fermati alle Finals lo scorso anno vogliono scalare l’ultimo scalino — e hanno un’opportunità d’oro per riuscirci quest’anno
- I Nets sono finalmente liberi dal giogo che Kyrie Irving e Kevin Durant avevano messo sulle loro teste, pur uscendone senza più una chance di vincere il titolo. Dopo i tumultuosi ultimi due anni, però, può anche andare bene così: l’obiettivo ora è riorganizzarsi, giocarsela ai playoff senza alcuna pressione e poi capire cosa fare di questo roster in estate, a partire dall’enigma Ben Simmons che rimane di difficile soluzione. Ma almeno si può respirare un po’
- Si sarebbe potuta utilizzare anche la parola “tanking”, visto che fin dall’inizio della stagione gli Hornets sono sembrati poco interessati a vincere — complici anche le condizioni della caviglia di LaMelo Ball che lo hanno visto fare dentro e fuori dal quintetto. Ma il resto della stagione servirà per andare alla ricerca dei giocatori in grado di far parte del futuro di questa squadra, oltre a trovare una soluzione a Miles Bridges rimasto fuori dai radar per tutto l’anno
- Questa squadra continua a non avere senso, specialmente considerando che va malissimo in attacco, non tirano mai da tre punti nella NBA del 2023 e Lonzo Ball non rivedrà il campo neanche in questa stagione. Anche la deadline del mercato non ha dato risposte, con la dirigenza che è stata stranamente cauta nonostante una stagione che non li sta portando da nessuna parte: qual è il progetto dei Bulls per quest’anno?
- Se lo scorso anno erano “vicini”, ora i Cavs frequentano i piani alti della Eastern Conference e possono ragionevolmente pensare di superare almeno un turno dei playoff, cosa che non succede da tempo immemore senza avere LeBron James a roster (bisogna tornare addirittura al 1997-98 per l’ultima partecipazione e al 1992-93 per una serie di playoff vinta). Certo, non è tutto perfetto — chi è il “quinto” attorno a Garland-Mitchell-Mobley-Allen? —, ma possono giocarsela da subito
- Inevitabile che la mossa che li ha portati a prendere Kyrie Irving venga considerata come una scommessa, visto anche il carattere imprevedibile dell’All-Star. La sua coesistenza offensiva con Luka Doncic non lascia molti dubbi, al contrario di quella difensiva: i Mavericks hanno il potenziale per vincere contro chiunque, ma anche per battersi da soli ogni singola sera. E la squadra di luglio potrebbe essere molto diversa rispetto a quella che concluderà questa stagione
- Sulle spalle dell’ennesima stagione da MVP di Nikola Jokic, i Nuggets hanno ben poche risposte da dare in regular season, visto che sembrano avviati comodamente al primo posto a Ovest e sono lì per giocarsela con Boston e Milwaukee per il miglior record della lega. L’attesa dunque è per come si comporteranno ai playoff, visto che dal torneo play-in rischia di uscire una squadra di alto profilo (in particolare Golden State o i Lakers) e un’eliminazione prima della finale di conference sarebbe un fallimento
- Scambiare Saddiq Bey per prendere James Wiseman quando si hanno già Jalen Duren, Isaiah Stewart, Marvin Bagley e Nerlens Noel è una mossa che ha fatto alzare qualche sopracciglio, anche se è chiaro che dopo l’infortunio di Cade Cunningham l’attenzione sia tutta spostata al Draft e al prossimo anno. Si parla molto di una possibile strutturazione con due lunghi contemporaneamente in campo, ma di punti di domanda ce ne sono un po’ in tutto il roster
- I campioni in carica hanno un record sotto al 50% di vittorie e molto sembra dovuto alle energie fisiche e mentali che hanno speso lo scorso anno per vincere un titolo tanto meritato quanto sorprendente, visto che nel 2020 gli Warriors erano fuori dalla bolla di Orlando e nel 2021 sono stati eliminati al torneo play-in. Il monte salari è straordinariamente alto per una squadra a malapena nona nella Western Conference, e per diversi dei protagonisti (Draymond Green su tutti, ma non solo) sembra l’ultimo ballo
- Giovani di talento ne hanno a roster, ma il risultato è una delle peggiori squadre della NBA tanto in attacco quanto in difesa, una macchina da palle perse incapace di fermare qualsiasi avversario. La dirigenza e l’allenatore sembrano non avere un’idea chiara di come far funzionare questo roster, e alla proprietà cominciano a prudere le mani — tanto che si parla apertamente di usare l’ampio spazio salariale per firmare dei veterani pronti a vincere subito. Ma in questa Western Conference?
- I Pacers hanno i mezzi per muoversi in qualsiasi direzione vogliano. Hanno un giovane All-Star, un lungo di sicuro affidamento, un giovane in rampa di lancio e tiratori sugli scarichi oltre a 25 milioni di spazio salariale per continuare a costruire, ma anche l’opzione di smantellare tutto attorno a Tyrese Haliburton e Bennedict Mathurin per prendersi altro tempo nel loro processo di ricostruzione. In ogni caso hanno una situazione che tante altre squadre invidierebbero
- In alcuni momenti la squadra sembra poter competere per il titolo, in altri ti farebbero venire voglia di smantellarli subito. La speranza è sempre la stessa: tenere duro fino a primavera e sperare che Kawhi Leonard e Paul George siano nelle migliori condizioni possibili per giocarsela con chiunque. Hanno un roster profondissimo e un allenatore con esperienza da titolo NBA: ora sta tutto nel vederlo in campo per più di cinque partite consecutive
- A 38 anni di età LeBron James è ancora uno dei migliori giocatori della lega e ha fatto ampiamente capire di volere un roster competitivo attorno per tornare ai playoff. I Lakers sembrano averglielo fornito alla deadline, tagliando i rami secchi (Westbrook e Beverley) e ristrutturando la squadra in una forma più coerente. Le “23 partite più importanti della mia carriera” di James sono cominciate con un successo contro Golden State, ma la strada per la risalita è lunga
- Dopo essere stati la sorpresa della passata stagione, i Grizzlies stanno faticando più del previsto ad affermarsi definitivamente come una contender. Il record rimane ampiamente positivo, eppure manca loro qualche vittoria di livello per potersi considerare davvero competitivi per l’anello. L’assenza di Steven Adams forse pesa più di quello che dovrebbe, e l’attacco a metà campo non è certo una meraviglia, ma scommettete contro di loro a vostro rischio e pericolo
- Alzi la mano chi ha un’idea chiara di questi Heat: da una parte continuano ad avere animali da playoff come Jimmy Butler, dall’altra non sembrano avere la profondità per giocarsela davvero con le migliori squadre dell’Est. Anche la deadline del mercato non ha portato chiarezza sulle loro intenzioni, lasciando lì — ai margini della zona calda della NBA, ma pronti a tornarci di prepotenza non appena qualcuno abbassa la guardia
- L’infortunio a Giannis Antetokounmpo è meno serio di quanto sembrasse inizialmente, ma rimane un contrattempo fastidioso per una squadra che stava cominciando ad ingranare prima della pausa per l’All-Star Game con 12 vittorie consecutive. Il disastro è stato evitato, portandoli a tirare un sospiro di sollievo, ma la sensazione è che siano a un infortunio di distanza dal non potersela giocare davvero contro le Boston e Philadelphia del caso. Se sono al completo, però, sono guai per tutti
- Partiti malissimo in stagione, hanno piano piano ritrovato terreno attorno a un’annata da All-Star di Anthony Edwards, ma ci sono riusciti senza Karl-Anthony Towns fuori ormai da fine novembre. Che forma riusciranno ad avere quando rientrerà anche KAT? Come funzionerà la sua coesistenza con Rudy Gobert? Sono passate 60 partite, ma i Timberwolves rimangono ancora imperscrutabili
- Per un momento i Pelicans hanno fatto intravedere la strutturazione di una squadra da titolo attorno a Zion Williamson, arrivando anche ai piani alti della Western Conference. Dal 2 gennaio in poi però hanno un record di 7-17 e sono crollati in classifica, complice anche la perdurante assenza di Williamson che si è infortunato al bicipite femorale e poi ha aggravato la sua situazione con una ricaduta. Arrivato al quarto anno di NBA, le gare saltate dall’All-Star continuano a essere un problema
- I Knicks hanno quelli che sono stati soprannominati come “Mid Three” in Jalen Brunson, RJ Barrett e Julius Randle, ma attorno a loro hanno un roster che con l’aggiunta anche di Josh Hart mette diverse opzioni a disposizione nelle mani di coach Tom Thibodeau. Non hanno il potenziale di altre squadre a Est, ma va anche bene così: tornare ai playoff senza passare dal play-in sarebbe già un ottimo risultato, superare un turno addirittura un trionfo
- I Thunder, complice l’esplosione di Shai Gilgeous-Alexander, sembrano essere più avanti di quello che ci si aspettava dal loro processo di crescita — e hanno un talento come Chet Holmgren in bacino di carenaggio per la prossima stagione. Quest’anno però sono già competitivi per un posto al play-in, dando ai loro tanti giovani il primo assaggio di pallacanestro da dentro o fuori. A volte l’esperienza conta più delle palline al Draft
- Un po’ come i Thunder, anche i Magic dopo un inizio difficile si stanno rivelando un avversario tosto per chiunque, con un record sopra al 50% nelle ultime 35 partite e un attacco da top-10 dopo Natale. Paolo Banchero e Franz Wagner rappresentano una coppia di ali che tutti vorrebbero avere e i blocchi di partenza di una ricostruzione che potrebbe contare su altre due scelte in Lottery a giugno (la propria e quella dei Bulls protetta-4)
- I Sixers sembrano appartenere al circolo ristretto delle contender, avendo un attacco e una difesa top-8 e due superstar come Harden ed Embiid. Eppure qualcosa non sembra quadrare, specialmente in termini di atletismo e di consistenza di squadra: i ragazzi di Doc Rivers sembrano sempre aver bisogno di essere spalle al muro per giocare la loro miglior pallacanestro, come dimostrano le tante vittorie in rimonta. Ma capire se siano davvero competitivi resta complicato
- Tutti fremono dalla voglia di vedere Kevin Durant insieme a Chris Paul, Devin Booker e Deandre Ayton, il nuovo “superteam” che la deadline del mercato ci ha regalato. Ci vorrà ancora qualche giorno visto che KD non è ancora pronto, ma ci sono tutti gli elementi per cercare di fare l’ultimo passo fino al titolo NBA, quello sfuggito due anni fa in Finale (dopo essere andati sopra 2-0 contro Milwaukee) e lo scorso anno (con quella terribile gara-7 contro Dallas)
- Altro che seguire la timeline di Damian Lillard come avevano dichiarato di voler fare. I Blazers alla deadline si sono comportati come una squadra che pensa al futuro e non al presente, peggiorando il roster per aggiungere una scelta al Draft che sarà fuori dalla Lottery. Lillard è ancora al top della sua carriera, ma non è chiaro se i Blazers siano pronti ad assecondarlo nella sua ricerca del titolo che non è riuscito a conquistare
- In un’altra situazione qualcuno si farebbe delle domande sulla reale consistenza di questo gruppo, ma quella situazione non è Sacramento. Dopo aver visto una sequenza incredibile di squadre andate tra il male e il malissimo, questo gruppo capace di rimanere al terzo posto a Ovest è un sogno ad occhi aperti per i tifosi dei Kings, visto che sono anche divertentissimi da vedere. La maledizione che li vede fuori dai playoff dal 2006 sta per essere spezzata e non potrebbe esserci cosa migliore per loro
- Dopo un inizio di stagione da 5 vittorie nelle prime 7 partite, gli Spurs hanno gettato la maschera come i cattivi di Scooby Doo e si sono rivelati per quello che sono: una squadra che quest’anno vuole arrivare a Victor Wembanyama, generazionale prima scelta attesa al Draft del 2023. Quindici sconfitte consecutive — record nella storia della franchigia — non mentono: in Texas si pensa già al futuro
- No, il futuro contrattuale dei giocatori non è in bilico — anche se per alcuni il futuro non sembra essere assicurato a Toronto. La deadline del mercato non ha portato gli stravolgimenti che molti pensavano, rimandando all’estate i ragionamenti su cosa fare con Fred VanVleet (in scadenza) ma anche Gary Trent Jr, OG Anunoby e il cavallo di ritorno Jakob Poeltl, per il quale è stata spesa una prima scelta al Draft
- La squadra continua a essere semi-competitiva, pur senza avere il potenziale per fare strada in una Western Conference inclemente. Ma Lauri Markkanen è un All-Star, Walker Kessler un titolare affidabile e Ochai Agbaji un 3&D su cui si può pensare di puntare come membro della rotazione: sono in una evidente fase di transizione, ma si è visto molto di peggio
- Dove vogliono andare questi Wizards? Ogni volta che sembrano aver imboccato la strada verso il basso, risalgono vincendo una manciata di partite consecutive — facendoti pensare che per loro il futuro sia roseo, salvo poi ritornare a essere mediocri come suggerisce il loro record. A livello salariale il loro core è ormai bloccato, specie quando verrà rifirmato Kyle Kuzma, ma fino a dove può portarli se non al play-in?