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NBA, il discorso di Steph Curry che ha riacceso Golden State: "Vi guido io alla vittoria"

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©Getty

Dopo la bruttissima sconfitta in gara-6 contro Sacramento, Steph Curry ha tenuto un raro discorso alla vigilia di gara-7, riuscendo a compattare i Golden State Warriors e a focalizzarli verso gara-7. E a quello che è stato descritto come "il più grande discorso della sua carriera" ha fatto seguito una prestazione storica, tenendo in vita la dinastia Warriors almeno per un’altra serie da giocare contro LeBron James e i Los Angeles Lakers

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Steph Curry non riusciva a dormire. Non dopo quella gara-6 persa così malamente in casa, sprecando un’opportunità d’oro per chiudere i conti nella serie contro i Sacramento Kings dopo essere riusciti a rimontare da 0-2, una situazione nella quale non si era mai ritrovato in carriera. Per questo ha rinunciato a provare a prendere sonno e alle 3:45 del mattino ha visto che sul suo telefono c’era il messaggio di un altro nottambulo: Draymond Green. I due pilastri della dinastia Warriors insieme a Klay Thompson, secondo la ricostruzione pubblicata su The Athletic, hanno cominciato a messaggiare e a parlare dell’imbarazzo che avevano provato per quella prestazione della squadra, di come Malik Monk li avesse definiti "vecchi" e di come il gruppo sembrasse spaccato durante tutti i timeout. Green, in quanto leader emotivo della squadra, era pronto a tenere il discorso per provare a riaccendere i suoi compagni di squadra, ma Curry ha fatto un passo che si è visto raramente nel corso della sua carriera: ha chiesto di parlare lui alla squadra.

Il discorso di Curry che ha cambiato la stagione di Golden State

Curry è uno che guida con l’esempio, non tanto con le parole. Se deve caricare qualcuno lo fa con discorsi faccia a faccia, raramente davanti a tutti quanti. All’indomani di gara-6, però, ha radunato tutti al nono piano del Chase Center nello spazio noto come “Above the Rim” dal quale si vede tutta la baia di San Francisco e ha richiesto l’attenzione di tutti. "Non sono uno che parla tanto, ma adesso ho qualcosa da dire" ha cominciato. Quello che ne è seguito è stato descritto dai presenti come il miglior discorso della sua carriera: innanzitutto ha detto alla squadra che credeva in loro e che avevano abbastanza armi per vincere, chiedendo in cambio di avere fiducia di poterci riuscire allo stesso modo. Ha promesso loro che li avrebbe portati alla vittoria se tutti si fossero impegnati verso l’obiettivo comune. Ha implorato alcuni giocatori scontenti come Jordan Poole, Jonathan Kuminga e alcuni altri di mettere da parte le loro lamentele e di concentrarsi sulla vittoria, dicendo a tutti che se volevano rimanere a rimuginare sui loro problemi potevano anche stare a casa. Chiunque pensasse di essere pronto ad andare in vacanza, poteva anche non salire sul bus verso Sacramento. Ma chi saliva su quel pullman, secondo Curry, firmava un accordo vincolante sull’essere al 100% concentrato sulla missione. E se fossero saliti sul bus, lui li avrebbe portati al secondo turno.

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Green racconta la storia: "Ha rimesso tutti sulla stessa lunghezza d'onda"

"Non c'è niente da aggiungere campione!" ha detto Green quando Curry ha finito il suo discorso. "Nessuno ha niente da dire. È tutto qui. Cos’altro si può dire?". Green — che ha riportato il discorso a Marcus Thompson di The Athletic dopo il successo in gara-7 con un tono di voce sempre più alto di parola in parola — ha poi aggiunto: "Sei in quel momento in cui o rinunci oppure sali di livello. Una volta che lui ha fatto quel discorso, non avevi altra scelta se non salire di livello. Ha fott…e rimesso tutti sulla stessa lunghezza d’onda. ‘Non importa se giochi zero minuti o 40: se sali sul bus, ti stai impegnando a fare tutto quello che serve per vincere. Preparati mentalmente e fisicamente per l’opportunità che abbiamo. Ci hanno messo in imbarazzo l’altra sera e non andremo mai fuori giocando un’altra partita del c… così'”.

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Ma non solo Green è rimasto estasiato da quel discorso. "Mi ha fatto venire la pelle d’oca. Il 30 è speciale" ha detto Andrew Wiggins. "È fatto in maniera diversa. Quando lui parla, tutti farebbero meglio ad ascoltare" ha aggiunto Gary Payton II. "Perché il 30 di solito sta zitto e lascia che il suo gioco a parlare, ma quando ha detto quello che aveva da dire, tutti sapevamo che tipo di vibrazione ci avrebbe dato. Non voleva perdere questa serie. Perciò lui ci ha mostrato la via e noi lo abbiamo seguito". Anche uno dei suoi “bersagli” come Jordan Poole ha avuto solo parole di elogio per Curry: "Ha lo stesso tipo di voglia di vincere degli altri grandi del gioco. La Mamba Mentality e tutta quella roba — lui ce l’ha. È quello che lo rende speciale. Il suo approccio potrà essere diverso da quello di altri, ma noi sappiamo che è un killer. Tutti al mondo sanno che è un killer". A farne le spese sono stati i Sacramento Kings — presi in giro da Curry dopo il suo canestro per arrivare a 50 punti cercando il rapper 50 Cent tra il pubblico e gridando “LIGHT THE BEAM” facendo finta di premere il pulsante con il quale i Kings hanno festeggiato ogni vittoria della loro storica stagione. Una stagione a cui Curry ha messo fine in maniera leggendaria, grazie anche al discorso che ha rimesso in carreggiata i Golden State Warriors.

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