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NBA, Tamika Tremaglio a Sky: "Ai giocatori piace il torneo di metà stagione"

NBA

Dario Vismara

Credit: NBPA

Presente come ogni anno per l’evento One Court tenuto all’Università Bocconi, il capo dell'associazione giocatori NBA Tamika Tremaglio ha parlato in esclusiva con Sky Sport del nuovo contratto collettivo, delle sfide che ci sono state per arrivare alla firma definitiva, del torneo di metà stagione che debutterà nelle prossime stagioni e del possibile ritiro di LeBron James

Arrivata ormai alla sesta edizione, la visita della NBPA — l’associazione dei giocatori della NBA — a Milano nel mese di giugno è diventata una bella tradizione. Diciassette giocatori professionisti negli Stati Uniti hanno passato tre giorni all’Università Bocconi — nella splendida cornice della SDA School of Management — per incontrare professionisti del campo della moda e della finanza, cercando di imparare da loro i segreti per espandere ulteriormente le loro opportunità al di fuori del campo da gioco e del loro brand. A gestire i loro interessi e organizzare la tre giorni milanese c’è come sempre Tamika Tremaglio, dal gennaio 2022 a capo della NBPA, reduce da un anno intenso che ha visto l’associazione giocatori ratificare un nuovo contratto collettivo con i 30 "governors" delle 30 franchigie della NBA. Un CBA che pone le basi per la crescita futura della lega almeno fino al 2029, data nella quale entrambe le parti potranno uscire dall’accordo, e che ha evitato lo spettro di un lockout che fortunatamente è stato di nuovo evitato. Tremaglio ha parlato di tutti questi temi in esclusiva per Sky Sport nella giornata di mercoledì 14 giugno, quindi prima che la lega rendesse noti i termini della sospensione di Ja Morant: la reazione del capo della NBPA non si è fatta attendere, ma non è stato possibile parlarne direttamente con Tremaglio.

Quanto è importante per la NBPA essere di nuovo qui a Milano per continuare a offrire questo tipo di opportunità ai suoi giocatori?

"Per noi è fondamentale: l’espansione globale è una parte enorme di quello che stiamo cercando di fare, e questa è un’opportunità per renderlo realtà in un momento in cui buona parte dei nostri giocatori sono in off-season. È importante che si impegnino in qualcosa che li aiuti a migliorare la loro esposizione e imparare cosa sta succedendo in giro per il mondo. Abbiamo la fortuna di essere in questa meravigliosa università come la Bocconi e incontrare dei professori eccezionali nell’insegnare ai nostri giocatori come si costruisce un brand. Molti dei nostri membri sono già imprenditori nella moda o in altri business, perciò questo evento permette loro di capire come espandersi in giro per il mondo".  

 

Lei è in carica ormai da un anno e mezzo: qual è l’aspetto migliore e quello peggiore del suo lavoro?

"È passato tutto così in fretta, non sembra neanche un anno e mezzo! La cosa migliore è poter servire i giocatori al meglio delle mie possibilità, e potendo fare questo ho potuto anche conoscerli come persone, incontrando le loro famiglie, scoprendo i loro interessi, imparando i loro business, tutto quello che a loro piace. La gente non apprezza il fatto che i nostri ragazzi certamente giocano a basket, e sono straordinari nel farlo, ma hanno tutti uno scopo, perciò ho cercato di concentrarmi soprattutto su quello. La cosa peggiore? È proprio che la gente non apprezza che abbiano uno scopo ulteriore, che sono esseri umani, genitori, mariti, compagni, e che hanno tantissime cose da fare in questo mondo. La gente non capisce quanto siano straordinari come individui".

Tamika Tremaglio, capo della NBPA
Credit: NBPA

Lo scorso marzo è stato trovato un accordo per il nuovo contratto collettivo: qual era l’obiettivo della NBPA durante la contrattazione?

"Per noi i pilastri sono sempre stati tre: opportunità di business, il futuro della pallacanestro e proteggere i nostri giocatori. Spesso pensando al CBA ci si concentra solo sull’ultima parte e certamente abbiamo passato molto tempo ad occuparcene, ma uno degli scopi principali era capire come spartire al meglio la “torta” dei ricavi con la NBA, cercando di farla crescere il più possibile e facendo in modo che i nostri giocatori avessero le stesse opportunità dei governatori delle franchigie. Siamo contenti di come è andata: crediamo di aver raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati per quest’anno".

 

Una delle novità maggiori è la possibilità per i giocatori di investire nelle squadre. Come funzionerà nello specifico?

"La possibilità di partecipare negli investimenti privati e nelle proprietà delle squadre è un enorme risultato per noi e un obiettivo che volevamo raggiungere. Sappiamo che le valutazioni delle franchigie sono cresciute esponenzialmente negli ultimi anni e volevamo che i nostri giocatori potessero parteciparvi. Abbiamo detto subito chiaramente che volevamo che accadesse e ci siamo incontrati con i legislatori per fare in modo che fosse legale, ma l’idea era che la NBPA come associazione potesse investire nelle squadre a nome dei giocatori nelle private equity. Ovviamente sarà un coinvolgimento passivo, quindi i giocatori parteciperanno a un fondo che poi a sua volta si occuperà di investire i soldi senza coinvolgimento diretto da parte loro, ma potremo avere la nostra parte nelle proprietà delle squadre".

 

Da fuori è sembrato che sia stata una contrattazione molto facile, ma è stata davvero così?

"Ma certo, è andato tutto liscio! [Ride ironicamente, ndr]. Ha assolutamente rispettato le nostre aspettative: abbiamo un grande rapporto con la NBA e condividiamo lo stesso obiettivo fondamentale, che è quello di aumentare i ricavi della lega. Questo ha reso tutto molto più semplice per arrivare alla conclusione del contratto collettivo, ma in ogni negoziazione ci sono dei botta e risposta. In alcuni momenti è stata una sfida, ma in generale mantenere fisso lo sguardo su quale era l’obiettivo finale ha reso il percorso molto più semplice".

 

C’è stato un momento in cui uno stop è stato possibile? Il 31 marzo [la deadline che le due parti si erano date dopo vari rinvii, ndr] deve essere stato un giorno molto teso.

"Lo è stato di sicuro, ma a essere onesti è una cosa che aleggia sempre come possibilità. Tutti noi che ne eravamo coinvolti eravamo consapevoli che uno stop della stagione sarebbe potuto succedere, nessuno ne ha mai perso di vista questa possibilità. Ma la realtà è che tutti sapevamo che non sarebbe stato di beneficio per nessuna delle due parti, non c’era davvero motivo per fermare il campionato. E visto che avevamo cominciato da tempo a collaborare per raggiungere l’obiettivo comune, la firma finale è sempre stata l’opzione più probabile rispetto all’altra. Ma sì, il 31 marzo è stato un giorno parecchio difficile e preoccupante per tutti noi".

Il commissioner Adam Silver ha sempre detto che l’obiettivo è quello di avere equilibrio competitivo tra tutte le 30 squadre: come associazione voi condividete lo stesso obiettivo?

"Assolutamente sì. Rappresentando tutti i 450 giocatori della lega, l’equilibrio competitivo è anche quello che tutti loro vogliono avere. Denver ha appena vinto il titolo ed è stato bellissimo: questo è l’esempio di quello che vogliamo raggiungere quando parliamo di equilibrio competitivo. E certamente con questo CBA, ma anche con quelli precedenti, abbiamo fatto in modo che la possibilità di vincere per tutte le squadre fosse alla base di ogni ragionamento e di ogni decisione, dando poi vita a quello che è diventato il contratto collettivo".

 

Ha fiducia nel fatto che il nuovo torneo di metà stagione piacerà ai giocatori, nonostante sia quasi più “europeo” che “americano” come impostazione?

"Abbiamo parlato della volontà di diventare globali, no? Quella dei tornei di metà stagione è una delle cose che, tra le tante, voi [intesi come europei, ndr] avete fatto sempre benissimo. Ne siamo molto eccitati, i nostri giocatori sono andati all-in sul nuovo torneo: non vedono l’ora di poter partecipare e ne capiscono il significato, peraltro aumentando l’importanza delle partite nella prima metà di regular season che è sempre una cosa positiva. Tutti noi non vediamo l’ora".

 

Nella sua ultima conferenza stampa LeBron James ha accennato alla possibilità di ritirarsi: è davvero una possibilità o era solo la frustrazione del momento?

"Onestamente non posso parlare al posto di LeBron e di quello che pensa, ma di sicuro speriamo di poterlo vedere giocare ancora un po'".

 

Ora che il CBA è sistemato almeno fino al 2029, qual è il prossimo obiettivo da raggiungere per la NBPA?

"Il contratto collettivo è l’inizio, ma la realtà è che adesso si tratta di renderlo realtà e godere dei benefici che pensiamo possa darci, quindi di fatto siamo all’inizio del nostro percorso. Di sicuro ci sono altre cose da valutare, tra cui il prossimo contratto televisivo che è molto importante per tutti noi e certamente faremo parte delle discussioni, ma ora l’importante è mettersi al lavoro, fare in modo che procediamo nella direzione che ci siamo dati con il CBA".