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NBA, Miami Heat, radiografia di una stagione: la certezza è Spoelstra, non i playoff

NBA

Massimo Marianella

©Getty

Settimi a Est, a una gara e mezza di distanza dal 6° posto dei Pacers ma con Philadelphia titolare del loro stesso record, i Miami Heat ancora una volta sembrano dover affidare le loro chance di postseason ai play-in. Era successo anche l'anno scorso, e aveva portato la squadra fino in finale. Coach Spoelstra predica fiducia: "Una volta recuperati gli infortunati, la direzione è quella giusta" 

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MIAMI - Incostanti. Per certi versi deludenti. Per altri, ancora una volta, un esempio. Poche squadre si trovano a loro agio nella lotta e nelle difficoltà come i Miami Heat, che anche quest’anno l’accesso ai playoff dovranno guadagnarselo nell’ultima settimana. Troppi infortuni, un rendimento casalingo di poco superiore al 50% (18-17), trentacinque quintetti iniziali diversi (record di franchigia) e percentuale stagionale al tiro attorno al 45% evidenziano un’annata problematica sostenuta però dalla famosa “Heat Culture” (diventato ormai un brand anche commerciale) e dall'head coach più bravo della Lega. Se all’inizio della sua carriera da capo allenatore Erik Spoelstra ha dovuto difendere il suo status (con la protezione dall’alto di Pat Riley) dalle forti personalità di quello spogliatoio, quest’anno ha avuto un compito non meno agevole - quello di lottare con un’infermeria piena che gli ha levato uomini, continuità e opzioni. Compreso l'ultimo match interno perso contro Golden State, fanno 223 assenze per infortuni vari (Herro ha saltato 33 partite, Butler e Love 18, Richardson 24, Adebayo 10….). Tante, troppe anche per un team abituato a estrarre tanto dalle seconde linee. Coach Spo ha però ancora una volta tirato fuori il massimo dal poco a disposizione e trasformato le difficoltà in opportunità. Un aiuto per tamponare le assenze è arrivato anche dal mercato dei free agent con la firma di Patty Mills, storico killer spietato degli Heat da avversario, ora fiammata d’energia in campo e di simpatia nello spogliatoio; e con quella di Delon Wright, che prosegue la tradizione familiare (il fratello Dorell ha giocato a Miami). 

La difesa, i giovanissimi e "Scary" Terry

Quando si parla di Heat si comincia poi sempre dalla difesa e - anche se non esattamente dall’inizio della stagione - appena Miami ha ritrovato l’attenzione, l’intensità e l’energia solita i risultati si sono visti. A oggi gli Heat sono la quarta difesa ad aver concesso meno punti a partita, tenendo gli avversari sotto la loro media realizzativa in 22 delle ultime 24 partite (per una media totale a partita di -11,6 punti). Altro fatto evidente la trasformazione, iniziata in palestra in estate, di Duncan Robinson. Certo resta sempre una minaccia oltre la linea dei 3 punti, con percentuali superiori al 40%, ma è diventato un giocatore più completo: in penetrazione, in difesa, in post. Duttilità ancora più importante per le assenze nel roster, così come per questo è fondamentale l’inserimento dei giovani. Jaime Jaquez e Nikola Jovic fanno ormai parte delle rotazioni anche col gruppo al completo e sono entrambi partiti in quintetto spesso e volentieri. L’ex UCLA è la certezza difensiva del quarto quarto, il serbo - che oggi avrebbe potuto essere a Portland se si fosse concretizzato lo scambio per Damian Lillard - ha iniziato la stagione come terzo cambio di Adebayo, è passato attraverso il ruolo di ala forte, mentre adesso porta anche palla e sfiora il 42% da tre con più di 100 tentativi in stagione. Altro grande momento della stagione è stata la trade che ha portato in Florida Terry Rozier. Cresciuto con Wade come idolo e modello, oggi è il giocatore che per movenze lo ricorda di più in campo. Il primo passo dal palleggio, il crossover, il tiro da tre in elevazione lanciando il corpo verso sinistra. L’ex Boston e Charlotte ha la classe per ricordare (almeno) l’inimitabile n°3 degli Heat, ma anche l’atteggiamento e il carattere per giocare negli Heat. L’acquisizione migliore possibile per il presente e per il futuro della franchigia, titolare di un contratto fino al 2026 mentre già nell’estate 2025 Jimmy Butler può uscire del suo accordo e iniziare a parlare di rinnovo

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Una stagione che resta difficile, senza certezza (a oggi) di postseason ma dove tutto sommato i più e i meno si bilanciano. A South Beach sperano che il meglio debba ancora venire, mentre Spoelstra fotografa il momento con la solita lucidità: "In campo non prendiamo sempre decisioni all’altezza dei nostri standard e tiriamo con percentuali chiaramente peggiori. In difesa dobbiamo avere maggiore continuità, seguire l’esempio che ogni sera offre sul parquet uno come Haywood Highsmith, ma la direzione, una volta recuperati gli infortunati, è quella giusta. Siamo un gruppo competitivo che vuole fortemente cambiare questo momento di risultati". Alla fine però la sensazione è che finora la notizia migliore sia proprio il rinnovo di coach Spoelstra, firmato qualche settimana fa per i prossimi otto anni. La base di un rinnovamento che forse a fine stagione potrebbe forzatamente essere radicale.

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