Mercato NBA, tra loro può nascondersi l'affare: le 10 migliori firme passate sotto traccia
In maggioranza hanno firmato contratti ai minimi salariali, spesso si tratta di veterani che sanno come comportarsi in uno spogliatoio NBA, talvolta sono giocatori che fanno fatica a trovare una "casa" nonostante la loro carriera sia lì a testimoniare la loro efficienza in campo. Con l'eccezione di Quickley (pagato molto bene da Toronto) questi giocatori non sono costati tanto ma potrebbero rivelarsi degli ottimi investimenti per le loro squadra
- Ai Clippers ci è già stato in passato, era stato ceduto a Philadelphia e ha confessato di aver ricevuto - da free agent - 17 offerte da altrettante squadre. La cessione di Paul George, che ha liberato spazio a roster, forse l'ha convinto a tornare a L.A., dove il suo 40% abbondante nei catch-and-shoot da tre punti può tornare molto utile
- A New York, nei playoff dello scorso anno, è stato tra i migliori dei suoi, soprattutto nella serie contro Indiana (quasi 18 punti di media sfiorando il 43% dall'arco nelle ultime 5 gare disputate). Forse è il vero colpo dell'estate, perché a Miami arriva per il minimo salariale. E gli Heat, che hanno perso Caleb Martin, lo hanno rimpiazzato come meglio non potevano
- L'anno scorso a Phoenix, al fianco di campioni come Booker, Durant e Beal, ha tirato oltre il 38% sui catch-and-shoot (ricezione & tiro), portando in dote 11 punti, 2 assist e 1 recupero a sera. A Philadelphia potrebbe addirittura ritrovarsi titolare nel ruolo di guardia, tra Tyrese Maxey e il nuovo arrivo Paul George
- Mike Conley e Rudy Gobert se lo ricordano bene, dai tempi degli Utah Jazz, e apprezzano parecchio l'australiano. Leader di spogliatoio, tecnicamente non è così diverso da Kyle Anderson, che i T'Wolves hanno perso sul mercato: centimetri, ottimi doti di passatore, uomo squadra. Con esperienza. E l'anno scorso ha tirato il 43.5% da tre punti
- Con la partenza di Derrick Jones Jr. l'arrivo di Naji Marshall (al fianco di quello, ben più pubblicizzato, di Klay Thompson) è fondamentale per i vice-campioni NBA. Prenderà 9 milioni di dollari all'anno (tra il 5.5% e il 6.1% del salary cap, un'inezia) e l'anno scorso ha tirato con quasi il 39% da tre punti, suo massimo in carriera
- È un buon tiratore da fuori, ma quella che troppo spesso viene sottovalutata è la difesa di Melton, un autentico piranha sulle linee di passaggio (1.6 recuperi a sera), capace anche di difendere fisicamente sulla palla. Una buona aggiunta a un backcourt che può sempre contare su Steph Curry
- Pochi soldi a disposizione, l'ex Duke è la miglior soluzione per riempire tutti i minuti alle spalle di Jusuf Nurkic, vista la dipartenza di Drew Eubanks. Bravo nel pick and roll, a suo agio anche nel dunker spot (sotto canestro), Plumlee è il classico usato sicuro
- Una polizza infortunio, al minimo salariale, se il fisico di Middleton dovesse ancora fare i capricci (76 gare saltate nelle ultime due stagioni). Ha sfiorato il 40% da tre giocando spesso da titolare in una squadra come i Lakers, dove la pressione non manca mai
- Si può considerare "sottotraccia" un contratto cose oneroso? Per "Bleacher Report" sì in virtù delle cifre in maglia Raptors dell'ex Knicks (18.6 punti, 6.8 assist, 4.8 rimbalzi, il 39.5% da tre) e perché, se paragonati al resto della lega, i suoi stipendi annuali non sono poi così alti. Ben 15 point guard infatti l'anno prossimo guadagneranno più dei suoi 30.2 milioni annui, mentre a fine contratto i quasi 40 milioni dovutigli saranno sempre solo il 19% del salary cap
- Un accordo biennale al minimo contrattuale, che però per i Celtics è preziosissimo visto che Tillman è il terzo lungo dietro a Porzingis e Horford, due che per storia personale (infortuni) ed età sempre anche dover saltare diverse partite