Da Ondina Valla a Federica Pellegrini, da Sara Simeoni alle ragazze d’oro di PyeongChang. Tutte donne abituate a infrangere barriere
IL RACCONTO DELLA 16ESIMA GIORNATA
KOSTNER: "A PECHINO MAGARI IN UN'ALTRA FORMA" - LA LEGGENDA DI CAROLINA
NON E' UNA BATTAGLIA DEI SESSI - L'ORO DELL'ITALIA E' DONNA - LE WONDER WOMAN DELLO SPORT ITALIANO
Uno schiaffo a De Coubertin. Il padre dei Giochi Olimpici moderni è stato il grande nemico delle donne nello sport, non le voleva proprio in gara. Non gradite, anzi bandite: "La partecipazione femminile sarebbe poco pratica, priva d'interesse, antiestetica e scorretta". Il barone tenne il punto per le prime quattro edizioni (1986, 1900, 1904, 1908) salvo arrendersi - con enorme stizza e fastidio - alle prime gare al femminile di nuoto, tennis, e tiro con l'arco introdotte ai Giochi di Stoccolma 1912. Donne abituate a combattere per farsi rispettare, farsi valere, infrangere barriere. Era la più brava a superare gli ostacoli, non a caso, Ondina Valla che a Berlino 1936 diventa la prima donna italiana a vincere un oro olimpico (80 metri ostacoli). Donna coraggiosa e contagiosa nella sua allegria da bolognese che le vale la definizione "ha il sole nel sorriso" dai colleghi giornalisti dell'epoca. Lo stesso sorriso sfoggiato da Giuseppina Leone sul gradino più basso del podio a Roma 1960, bronzo nei 100 metri, prima e unica italiana a vincere una medaglia nell'Olimpiade di casa nostra. Fluttuava tra le parallele asimmetriche la ginnasta Miranda Cicognani, la prima donna a far sventolare il tricolore, portabandiera dell'Italia a Helsinki 1952.
Donne che non si accontentano, alzano sempre l'asticella. In una sera d'agosto del 1978 a Brescia l'asticella misura 2,01 metri, rappresenta il tetto nel mondo nel salto in alto. Sara Simeoni lo supera e tutt'Italia sgrana gli occhi al cielo. Due anni dopo la Simeoni arriva da favorita a Mosca e conquista un oro indimenticabile. Essere la prima vuol dire aprire una porta, abbattere un muro. Il muro della sofferenza lo infrange Giovanna Trillini. Sulla pedana del fioretto a Barcellona 1992 ci arriva da infortunata, lesione del crociato del ginocchio sinistro, gareggia con un vistoso tutore, stringe i denti e vince sia l'oro individuale sia quello a squadre, la prima di sempre, mai nessuna italiana prima di lei ha mai vinto due ori in una singola Olimpiade, estiva o invernale.
Nella classifica all-time il primato non è di un uomo ma di una donna di soli quarantaquattro chili. Il fisico minuto di Stefania Belmondo le porta in dote il soprannome di "Trapulìn" ma è con la sua forza d'acciaio che conquista un totale di 10 medaglie olimpiche, l'atleta più titolata nella storia olimpica invernale dello sport italiano. Ci sono le prime volte di una donna ma c’è pure la prima volta di un gruppo di donne: il Setterosa di pallanuoto sbanca nella culla dei cinque cerchi quando balza sul gradino più alto ad Atene 2004, prima volta di un oro olimpico femminile in uno sport che si gioca solo in squadra.
Il maggior numero di medaglie delle donne, la cui partecipazione De Coubertin aveva proibito, registra il record storico proprio nella Città Probita. Delle 27 medaglie conquistate dall'Italia a Pechino 2008 ben 11 sono femminili, l'edizione azzurra più rosa di sempre in un'Olimpiade che infrange il tabù del cloro grazie alle bracciate di Federica Pellegrini, prima donna d'oro del nuoto italiano. Il primato della Divina va a braccetto, dieci anni dopo, con quello di Sofia Goggia in discesa, di Arianna Fontana nello short track e Michela Moioli nello snowboard. "Golden Girls" dolcemente complicate nel tenera a bada i fantasmi mentali, tra dubbi o cali di autostima, dannatamente determinate nel rialzarsi da infortuni e delusioni, molto sgamate nel saper gestire la propria immagine tra impegni di sponsor e spontaneità. Atlete di differenti discipline che riescono ad essere l'una da stimolo all'altra, di persona o via social. Solidarietà cementata da cicatrici e sorrisi. Al diavolo i luoghi comuni sull’invidia femminile: il sostegno tra donne quando è puro e sincero vale oro. Ed è per sempre.