Super Bowl, Los Angeles Rams campioni: Cincinnati Bengals ko 23-20

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Massimo Marianella

Massimo Marianella

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Il Super Bowl numero 56 è dei Rams che, al SoFi Stadium di Inglewood, battono 23-20 i Bengals. Los Angeles avanti nel primo tempo grazie ai touchdown di Odell Beckham Jr e Cooper Kupp. La riapre un giocata da circo di Cincinnati sull'asse Mixon-Higgins. Bengals che poi sorpassano i Rams sulla prima giocata di inizio ripresa grazie ancora a Higgins (TD da 75 yard). A 85 secodi dalla fine il controsorpasso decisivo firmato Kupp. Infortunio al ginocchio per Beckham

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Los Angeles è la città che incorona i vincitori ed esalta i trionfi. Stavolta nel Super Bowl 56 ha guardato nel giardino di casa. Ha visto trionfare i suoi Rams. Se questa è la partita, il trofeo, che definiscono le carriere dei giocatori tante storie, finora incompiute nello spogliatoio dei Rams, hanno trovato sotto la collina di Hollywood il loro lieto fine.

Le storie a lieto fine

Matthew Stafford che ha lottato contro la vita per il dramma (risolto) della moglie e i problemi di una situazione difficile a Detroit ha portato i suoi Rams al trionfo col suo 35° drive vincente in carriera nel 4° quarto. Akers che a luglio si era rotto il tendine d’achille ha recuperato in tempo per il Super Bowl ed è stato lui a chiudere il primo drive del match. Kupp dopo un premio statistico come il triple crown porta a casa anche quello di sostanza di MVP del Super Bowl. Weddle ha completato la transizione da coach di una squadra di flag-football di dodicenni in campione del mondo in sole 5 settimane. Aaron Donald invece quella da giocatore dominante a vincente. E’ stato lui nel momento più difficile per i suoi Rams a cambiare la partita emotivamente. Un sack, una botta provocatoria a Burrows e ha riacceso il match. Arrivato agonisticamente in partita quando ce ne era più bisogno, lo ha chiuso poi col sack che ha sancito la vittoria.

Il racconto della partita

I Rams erano favoriti dalla critica, dai bookmaker (di 4 punti), dal fatto di giocare in casa, perfino dalla cabala (14 delle ultime 17 squadre che hanno vinto il SB indossavano la maglia bianca e le ultime 7 che hanno vinto il coin toss, il sorteggio, hanno poi perso e lo avevano vinto i Bengals), ma è stato tutt’altro che facile arrivare ad alzare il Vince Lombardi Trophy. L’infortunio di Beckham dopo un inizio scoppiettante, la difesa dei Bengals che gli ha levato le corse costringendo Stafford a forzare e la loro che con tutte le star più attese (Ramsey maluccio) si è presentata molto tardi nel match. Il football però è uno sport di “aggiustamenti tattici” e i “caproni” gialloblù hanno saputo trovare la chiave alla fine. Donald e Von Miller hanno vestito i loro panni da leader con una difesa grazie a loro diventata dominante, ma importante è stato perfino il terzo running back, Darrel Henderson, che con Odell Beckham out ha dato un’opzione in più come ricevitore.

We not Me

Los Angeles ha vinto alla fine con 2 caratteristiche che sembravano scontate alla vigilia, ma poi evaporate nel match. Il coraggio e l’affidabilità di Stafford e la difesa. In aggiunta si è visto in campo quello che ieri era emerso da una foto. La squadra nell’ultimo allenamento aveva messo al posto del nome di ogni giocatore la scritta “We not Me” (noi non io) ed infatti, in una partita difficile, hanno vinto soffrendo e di squadra.

Hu Dey

Cincinnati perde il Super Bowl per la terza volta nella sua storia e resta una delle 12 franchigie a non averlo mai vinto, ma ha i suoi tifosi, come hanno fatto per tutto il match, possono continuare ad urlare con orgoglio il loro “Hu Dey”. Bengals con una grande B nello stemma, come Believe, e i colori della tigre, che hanno ruggito per tutti questi playoff. Post-season dove non hanno mai giocato una partita in casa e tutte contro pronostico. Cincinnati ha però battuto tutti fino all’arrivo in California e nella notte di Los Angeles hanno tatticamente interpretato la partita nel modo migliore e messo in vetrina un Joe Burrow all’altezza di tutte le aspettative (e sono tante) e anche della sua cockyness (leggera arroganza).

Il nuovo Tom Brady

Occhiali da sole che sono diventati un marchio, un’etichetta da “nuovo Tom Brady” che non scoraggia e look di abbigliamento aggressivo per stupire e creare il personaggio. Immagine, ma anche sostanza con un TD pass da 75 yards per aprire il secondo tempo. Alla fine 22 su 33 con 263 yard di passaggio e un TD pass sono ottimi numeri al debutto in un SB.

L’equilibrio spezzato

Non è bastato lui però in una partita molto equilibrata come indicavano i numeri che hanno accompagnato le squadre al meraviglioso SoFi Stadium. Due squadre che entrambe nelle ultime 12 partite ne avevano vinte 8 e soprattutto in maniera ancora più incredibile che avevano segnato entrambe esattamente 460 punti nella stagione. La stagione più lunga della storia della NFL, la prima da 17 partite, ha chiuso con un grande Super Bowl oltre che climaticamente quello più caldo della storia. In campo e fuori.

La Città degli Angeli

Organizzazione della città di Los Angeles e della NFL perfetta e spettacolare. Apprezzatissimo l’Half-Time show tutto rap con 50cent, Snoop Dog, Kendrick Lamar, Mary J. Nutrita la presenza delle star del jet-set come prevedibile a due passi da Hollywood. Da Jennifer Lopez a Cardi B e Sean Penn, da LeBron James, a Kareem Abdul Jabbar e Magic (che giocavano letteralmente a due passi da qui nel Forum di Inglewood) fino a Clayton Kershaw, pitcher vincitore delle World Series con gli LA Dodgers, ma soprattutto miglior amico di Stafford. Grande anche l’affluenza post pandemia con 70048 spettatori tutti che tornano a casa esaltati dallo spettacolo. Il Vince Lombardi trophy intanto si ferma qui. Non lascia la California. Vale circa $25.000, ma per chi lo alza un valore inestimabile. Questa volta se lo sono aggiudicati i Rams per la prima volta da quando sono a Los Angeles perché l’altro di franchigia lo avevano conquistato nei 10 anni in “esilio” a S.Louis. Forse se sugli spalti hai Charlize Theron col cappellino dei Rams che fa il tifo per te non puoi che trionfare ed infatti la Città degli Angeli torna (sportivamente) in paradiso

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