Verso le ATP Finals: il 2017 da favola di Roger Federer

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Sette trionfi tra cui due Slam e tre Masters: la stagione del Re è da leggenda. Ripercorriamo l'anno dello svizzero, che da domenica va a caccia del settimo titolo nelle ATP Finals  

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Lo chiamano Maestro non a caso. Roger Federer si approccia alle ATP Finals di Londra essendo il giocatore che più volte ha vinto il torneo (6, l'ultima nel 2011) e con più partecipazioni (15, di cui 14 consecutive). Lo svizzero, numero 2 del mondo, è stato protagonista di un anno praticamente perfetto. E' mancata la ciliegina sulla torta della vetta del ranking, a causa di un paio di stop improvvisi (l'infortunio nella finale di Montreal, il forfait a Cincinnati e uno US Open giocato al 70%), ma il 2017 di Roger è da consegnare ai libri di storia. Lo dicono i numeri: sette tornei vinti tra cui due Slam, gli Australian Open e Wimbledon (battendo in finale Nadal e Marin Cilic), tre Masters 1000 a Indian Wells, Miami e Shanghai (due vittorie contro Nadal e una contro Stan Wawrinka) e due ATP 500, sull’erba di Halle e sul cemento della sua Basilea. In totale il Maestro ha disputato 54 partite, vincendone 49, per una percentuale assurda del 90%. Il tutto saltando completamente la stagione sulle terra rossa e lasciando così campo libero a quel Rafa Nadal con cui si è spartito, ancora una volta, tutti i riflettori.

La partenza sprint del Re

Pronti via, Federer riscrive subito la storia a Melbourne, dove si presentava da numero 17 del tabellone. Lo svizzero batte Rafa Nadal nell'ennesimo capitolo della rivalità più sentita del tennis, conquistando dopo quasi cinque anni il suo Slam numero 18. Non è un fuoco di paglia, perché Roger si conferma un highlander anche sul cemento americano. Prima vincendo a Indian Wells, dove sconfigge ancora Rafa Nadal ai quarti, lasciandogli la miseria di 5 games e poi a Miami, con il maiorchino vittima sacrificale questa volta nell'ultimo atto del torneo. Un back-to-back da antologia, che riporta le lancette indietro nel tempo di qualche anno...

Au Revoir, Roland Garros

Dopo i tornei americani, Federer ufficializza un periodo di pausa, dando forfait a tutti i Masters 1000 su terra rossa, tra cui gli Internazionali d'Italia. “Questa superficie logora eccessivamente il mio corpo. L’obiettivo è l’erba, per questo ho ritenuto giusto fermarmi e saltare tutta la stagione sul rosso”. Quel famoso copione scritto prima degli Australian Open è ben chiaro nella mente dello svizzero. Vuole Wimbledon e non c’è nulla che lo possa distogliere dal suo obiettivo. Salta quindi Montecarlo, Madrid e Roma, rinunciando anche al secondo Slam stagionale, dove annuncia il suo forfait senza troppi giri di parole: “Purtroppo non giocherò il Roland Garros”. E' la svolta della stagione di Rafa Nadal, che senza la sua criptonite torna il Superman di qualche anno fa...

Wimbledon, il giardino di casa

A due mesi dall’ultimo match, Federer si presenta sull'erba di Stoccarda ed esce al primo turno contro Haas, numero 302 del mondo. Favola finita? Macchè, ad Halle il Re torna sul trono infliggendo una dura lezione a quello che da molti viene considerato il suo erede, il Next Gen tedesco Sascha Zverev, battuto in meno di un'ora di gioco. E' il preludio a quello che succederà pochi giorni dopo nel suo giardino di casa, Wimbledon, dove porta a casa l'ottavo titolo della carriera, il primo dal 2012, diventando il tennista maschio più vincente di sempre al Championship. Marin Cilic viene battuto in finale con i parziali di 6-3, 6-1, 6-4 in un'ora e 41' di gioco: Roger diventa il quinto uomo a vincere senza mai perdere un set dopo Don Budge (1938), Tony Trabert  (1955), Chuck McKinley (1963) e Bjorn Borg (1976) e diventa a 35 anni e 343 giorni il più anziano campione di Wimbledon nell'era Open dopo Arthur Ashe. Gli Slam salgono a 19, roba da far impallidire il mondo...

L'infortunio di Montreal e la rivincita a Shanghai

Roger arriva alla stagione del cemento americano da favorito numero 1. Al Masters di Montreal ha la ghiotta possibilità di avvicinare la vetta del ranking, occupata da Nadal, ma perde in finale con Zverev (unica finale persa nel 2017) condizionato da un infortunio che gli fa saltare anche Cincinnati. Rientra agli US Open, dove è ovviamente il più atteso, ma il suo cammino si interrompe ai quarti, ancora contro quel Juan Martin Del Potro che lo aveva battuto nella finale di Flushing Meadows nel 2009. Il resto è storia recente, con il successo nella Laver Cup a fianco dell'amico Rafa, battuto inesorabilmente per la quarta volta in stagione al Masters di Shanghai, penultimo trionfo di Federer prima della consueta passerella nella sua Basilea, che gli ha consentito di superare Ivan Lendl in quanto a successi nel circuito ATP (95 a 94) e installarsi in solitario al secondo posto dietro a Jimmy Connors (109). Una storia 'to be continued', già dalle Finals londinesi...