Us Open, oggi la finale femminile Swiatek-Jabeur: comunque vada, sarà storia

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Michela Curcio

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Ultimo atto del torneo femminile quest'oggi (ore 22.00) sull'Arthur Ashe. Per la prima volta nella storia ci sono una polacca e un'araba in finale a Flushing Meadows: Swiatek cerca il suo terzo Slam (il primo lontano da Parigi), Jabeur il primo in carriera dopo la finale persa a Wimbledon contro Rybakina

Comunque vada, sarà storia. E sarà anche una risposta inequivocabile a chi sostiene che nel circuito femminile i pronostici non possano essere rispettati. La finale agli US Open (in programma alle ore 22.00 sull'Arthur Ashe) tra la numero 1 al mondo, Iga Swiatek e la numero 2 in pectore, Ons Jabeur, piacerebbe a Leibniz perché è la finale migliore possibile, tra chi non ha quasi mai deluso in stagione, tanto che entrambe si sono già trovate, non meno di tre mesi fa, così in fondo in un Slam.

Come arriva Swiatek

Regina al Roland Garros la polacca, finalista a Wimbledon la tunisina, sia Swiatek che Jabeur hanno aggiornato statistiche che stavano rimanendo impallinate ormai da un po’. Iga è la prima testa di serie numero 1 ad arrivare in fondo a Flushing Meadows dal 2014, anno in cui Serena Williams difese il titolo per la terza volta di fila, sconfiggendo una rediviva Caroline Wozniacki. La Swiatek, inoltre, è la prima polacca di sempre in finale agli US Open e insegue, ad appena 21 anni, il terzo Major in carriera, il primo lontano da Parigi, il che vorrebbe dire già una metà di Career Grand Slam. Di dieci finali giocate, Iga ha ne ha persa soltanto una, la prima, la meno prestigiosa, nel 2019 contro Polona Hercog nel WTA 250 di Lugano. Da lì in poi, la numero 1 al mondo ha sempre regalato un “one woman show” a chi aveva comprato il biglietto per vederla: 6-4, 6-1 al Roland Garros nel 2020 contro la ormai “desaparecida” Sofia Kenin, doppio 6-2 a Belinda Bencic nel WTA 500 di Adelaide a febbraio 2021, addirittura doppio 6-0 rifilato a Karolina Pliskova quattro mesi dopo nel WTA 1000 di Roma. E poi il 2022 di gloria: 6-2, 6-0 ad Anett Kontaveit nel WTA 1000 di Doha, 6-4, 6-1 a Maria Sakkari nel WTA 1000 di Indian Wells, 6-4, 6-0 a Naomi Osaka nel WTA 1000 di Miami (e Sunshine Double completato), doppio 6-2 ad Aryna Sabalenka nel WTA 500 di Stoccarda, punteggio identico a Ons Jabeur per difendere il titolo a Roma e, infine, 6-1, 6-3 a Coco Gauff per mettere il secondo Roland Garros in bacheca. I numeri servono a mettere in evidenza una statistica demoralizzante per chi deve affrontarla: in tutte le finali vinte, la Swiatek non ha mai perso più di cinque game. 

©IPA/Fotogramma

Probabile, comunque, che questa volta per Iga la sfida sia ben complicata. Fin dai primi match giocati in Nord-America, la polacca si è lamentata di come superficie e palline non fossero esattamente a lei congeniali. Impressione che si è tradotta nei risultati, perché prima di arrivare agli US Open la Swiatek aveva raccolto un misero bilancio di 2-2 tra i WTA 1000 di Toronto e Cincinnati, dopo aver lasciato le briciole alle altre nella prima metà di 2022. Né a Flushing Meadows la numero 1 al mondo ha ancora impressionato per qualità di gioco: non ingannino le nette vittorie con Paolini, Stephens e Davis, perché la Swiatek attuale rispecchia piuttosto le difficoltà avute nel set perso con Niemeier, nel chiudere la partita contro la Pegula e nel rimontare due volte un break nel terzo parziale a Sabalenka in semifinale. Se entrambe le vittorie al Roland Garros erano state frutto di un dominio ineluttabile, agli US Open Iga è arrivata in fondo imparando che è possibile e che, anzi, si deve, vincere anche giocando male. 

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Come arriva Jabeur

Non sempre brillante, ma forse più pronta fisicamente rispetto alla Swiatek sembra invece la Jabeur, l’unica, prima di agosto, ad aver vinto un WTA 1000 in stagione – ma soltanto perché Iga ha dato forfait a Madrid – e che è la prima a raggiungere la finale a Wimbledon e agli US Open “back to back” dal 2019, anno in cui ci riuscì Serena William. La tunisina, inoltre, è la prima araba e la prima nord-africana di sempre ad arrivare così in fondo a Flushing Meadows – a tenere alta la bandiera per il Sudafrica ci aveva pensato Kevin Anderson nel 2017. Perché la Swiatek possa entrare in crisi in finale, bisognerà che la Jabeur pretenda molto dalla propria prima di servizio, con la quale ha già messo a segno 32 ace nel torneo e che, al tempo stesso, non rinunci a spezzare il ritmo di Iga più con il back che con il dropshot, variazione che la polacca ha già dimostrato a Roma di riuscire a gestire senza troppi problemi. L’obiettivo per Ons sarà ripartire dalle zero palle break concesse nel netto 6-1, 6-3 con cui la tunisina ha sconfitto Caroline Garcia in semifinale – e dire che la francese si presentava in campo forte di una striscia di 13 vittorie di fila.

Gli scontri diretti

Gli scontri diretti tra Swiatek e Jabeur dicono due successi a testa. Oltre alla già menzionata finale di Roma a maggio 2022, la polacca ha vinto nel WTA 250 di Washington nel 2019, in una partita in cui Ons era in vantaggio 6-2, 4-1 con doppio break. La tunisina, invece, si è imposta a Wimbledon, nel 2021 e a Cincinnati, quasi due mesi dopo, su un campo in cemento che un po’ ricorda l’Arthur Ashe. Il capitolo 5 di una rivalità destinata a infiammare il circuito femminile servirà anche a capire se Iga ha trovato la controparte di cui ha bisogno per non rischiare di rimanere senza stimoli. E per chi perde, comunque, il premio di consolazione sarà sapere di essersi già qualificata per le WTA Finals in Texas.