ATP Lione, trionfa Mpetshi Perricard: Etcheverry ko in tre set. Gli highlights

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Michela Curcio

Favola di Giovanni Mpetshi Perricard all'ATP 250 di Lione: il 20enne francese, n. 117 al mondo, nato a Lione ed entrato in tabellone grazie a una wild card, vince il primo titolo in carriera battendo l'argentino Etcheverry in una finale risolta al tie-break del terzo set dopo aver annullato un match point. Mpetshi Perricard entra così per la prima volta in top 100 (sarà dentro i primi 70 al mondo)

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2003, come l’anno di nascita. 203, come i centimetri di altezza che gli permettono di tirare servizi a oltre 220 km/h. E poi, un rovescio lungolinea a una mano, che profuma di nostalgia, in un’epoca storica in cui giocare così sembra quasi eresia.

Un anno fa a trionfare a Lione era stato Arthur Fils, 18 anni di energia alla Tsonga e di precocità alla Monfils che gli avevano permesso di sconfiggere il navigato Francisco Cerundolo. Nastro in avanti di 12 mesi e a succedergli nell’albo d’oro è Giovanni Mpetshi Perricard, 21 anni ancora da compiere, anche lui in tabellone grazie a un invito e campione dopo aver sconfitto un altro argentino, quel Tomas Martin Etcheverry che se non altro guarderà con meno ansia ai punti da difendere a breve al Roland Garros.

 

La finale giocata da Mpetshi Perricard è stata un capolavoro di “try harder” al termine di un torneo durante il quale, al contrario, non aveva avuto né tempo né motivo di soffrire. Eppure qualcuno, osservandolo mentre gestiva con autorevolezza al primo turno le sfuriate di orgoglio di un Sonego all’ultima chiamata per le Olimpiadi, forse avrà avuto la tentazione di puntare una “fiche” su di lui. Non fosse altro che le favole piacciono sempre. E che quello “zero” alla voce palle break concesse lasciava già presagire una settimana di grazia.

 

Il primo titolo ATP di Mpetshi Perricard è arrivato in un 2024 in cui il francese vanta già la vittoria di tre Challenger: uno a Nottingham, a febbraio, gli altri due a Morelos e a Seguros ad aprile, a coronare una trasferta in Messico decisamente proficua. Figlio di un calciatore semi-professionista e con una sorella, Daphne, anche lei tennista – ma ancora acerba per il circuito WTA – “Gio” mischia le origini congolesi con il fuoco sacro della “marsigliese” che gli ha permesso di vincere il Roland Garros juniores di doppio insieme al connazionale Fils nel 2021. Da lì le loro strade si sono separate, ma non troppo: Arthur è esploso prima, in un 2023 meteorico in cui ha toccato il punto più alto proprio con il titolo a Lione, per chiudere l’anno in top 40 grazie alla finale raggiunta ad Anversa, persa contro Bublik. E proprio Bublik aveva sconfitto nei quarti di finale Mpetshi Perricard, mai così avanti in un torneo ATP e che, dopo aver superato le qualificazioni, aveva sconfitto Carballes Baena e il padrone di casa Goffin.

 

Corsi e ricorsi storici: per guadagnarsi la prima finale in carriera Mpetshi Perricard ha dovuto ripetere, di nuovo, l’esame Bublik. Esame superato a pieni voti, nonostante il francese venisse da un derby impegnativo fisicamente e mentalmente contro Hugo Gaston, anche lui figlio di una generazione “bleue” in teoria meravigliosa, in pratica ancora da sgrezzare per qualcuno. E poco importa se Sascha si è un po’ buttato via, destabilizzato dall’essere arrivato così avanti in un torneo sulla terra rossa e protagonista di sei servizi da sotto in un unico game.

 

Etcheverry, al contrario, non è mai stato in vena di regali. L’argentino, che è il più in alto nel ranking a non aver ancora vinto un titolo ATP, voleva veramente sbloccarsi. E ci ha provato davvero, senza mai tirare indietro il braccio da fondocampo. Chiudendo gli occhi e volendo esagerare con i paragoni, in qualche scambio, ci si poteva quasi immaginare un Del Potro contro Wawrinka, fingendo che il dritto di Tomas fosse un po’ come quello del connazionale e il rovescio di “Gio” strizzasse l’occhio a quello Stan, soprattutto nel lungolinea. E così, game dopo game, una finale che non sembrava di cartello, è diventata sempre più serrata e appassionante. Gli ultimi venti minuti di partita sono stati un film. Il break messo a segno da Mpetshi Perricard sul 5-5 nel terzo set, la volée sbagliata a dare il controbreak a Etcheverry, l’ace di seconda di “Gio” sul 2-0, lo smash imperdonabilmente sbagliato sul 4-2 e la volée ancora peggiore sparata in tribuna sul 5-4: tutto in un crescendo di pathos. Era destino che entrambi avessero match point e che soltanto uno ne uscisse trionfante: nel tennis spesso basta un punto a separare il vincitore dal vinto. Così come nel tennis spesso i festeggiamenti si esauriscono in un minuto. Dovesse sconfiggere, di nuovo, Goffin al primo turno al Roland Garros, Mpetshi Perricard affronterà chi troverà la gloria nell’epos – speriamo non troncato a metà – tra Zverev e Nadal. E in un attimo, il presente è già diventato passato.