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Mattia Bellucci al primo Roland Garros: “Non me l’aspettavo”. Primo turno contro Tiafoe

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Barbara Grassi

Prima di Parigi ha giocato sulla terra solo il Challenger di Torino, ora giocherà il secondo Slam in carriera dopo l'Australian Open 2023. Mattia Bellucci, attuale numero 174 del ranking, spera di avvicinarsi ai ragazzi della sua generazione d’oro che hanno già tagliato il traguardo della top 100 e sono andati più su. Ripensando alle vittorie di quando era piccolo contro Sinner. Il Roland Garros è in diretta su Eurosport (canali Sky 210 e 211 e in streaming su NOW)

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Questa qualificazione a Roland Garros cosa significa per te?

 

"Sono felicissimo perché non me l'aspettavo proprio. Arrivavo a Roland Garros con una preparazione di un torneo soltanto sulla terra  (al Challenger di Torino) in cui comunque avevo giocato due buone partite e poi la terza così così, in un derby (contro Maestrelli) che ho sentito emotivamente. Però mi sono reso conto di essere cresciuto tanto in tutte le partite. A Parigi sono partito con un primo set con Martineu in cui comunque non avevo giocato male nonostante qualche sbavatura, ma poi da quel secondo set in cui ho giocato veramente molto bene in termini di atteggiamento. Molto presente, molto attivo. Sono riuscito a tenere quello standard e a metterlo in campo anche in momenti molto importanti. La cosa che mi fa più piacere è che forse per la prima volta in momenti importanti sono stato veramente consapevole, veramente coraggioso e l'ho fatto consapevolmente, non l'ho fatto chiudendo gli occhi e tirando magari o servendo in modo potente come sono solito fare. Quindi davvero ho provato ad affrontare quelle che sono state le mie difficoltà in questi mesi accettando lo scambio, andando a colpire forte. In questa settimana mi è riuscito bene, quindi sono particolarmente contento".

 

È il tuo secondo Slam dopo l'Australian Open del 2023. Il sogno adesso è la prima vittoria in uno Slam o stai ancora elaborando la qualificazione perché come dicevi venivi da un periodo un po’ così

 

"Ho passato le prime due, tre ore dopo che è uscito il tabellone a dire cazzarola, Tiafoe. Comunque gioco sulla terra, ho giocato tre buone partite ma… Invece adesso sono veramente carico e so che non avrò più quel timore reverenziale che ho avuto quando ho giocato contro Bonzi in Australia (primo turno Australian Open 2023).  So che le mie difficoltà le ho affrontate, so che non posso determinare il risultato solo pensando al risultato, quindi andrò cazzutissimo. Poi vedremo come andrà. So contro chi sto giocando, ne sono assolutamente consapevole, però questa cosa non mi impaurisce, so che entrerò in campo con la mentalità corretta, quindi sono contento per questo".

 

Se c'è una superficie dove è meglio affrontare Tiafoe è la terra e lui non viene dal momento più brillante della sua carriera. Quindi magari anche lui ha qualche dubbio, qualche incertezza che puoi provare a sfruttare.

 

"Magari sì, però ti dico la verità, mi sono reso conto nel mio percorso finora abbastanza corto, nel senso che comunque sono nuovo in questi palcocenici, che per far cambiare le cose basta poco e mi sono reso conto anche che palcoscenici di questo tipo a me per primo fanno cambiare le cose, quindi perché non potrebbe succedere anche a lui? Mi sono però anche reso conto che Mattia Bellucci sta mettendo in fila delle partite in questo momento in cui davvero inizia a fare più che a immaginare e a desiderare e quindi sono contento per quello. Sto cercando di non pensare all'esito della partita, delle volte questa cosa mi destabilizza tantissimo perché poi entro in campo troppo responsabilizzato e adesso invece sto veramente su quello che sto facendo in allenamento, sono concentrato, quindi sono veramente felice prima di tutto per questo". 

Ci racconti il tuo 2024, avete col tuo team preso delle decisioni un po' controcorrente. Tanto cemento, girando per il mondo, alla ricerca di che cose in particolare?

 

"Tanto cemento perché sono sempre stato dell'idea che gioco meglio sul cemento e tanto cemento perché abbiamo pensato di fare la transizione su terra con già la possibilità di giocare i tornei ATP. I punti per giocare stabilmente gli ATP non ce li avevo e di conseguenza abbiamo deciso di puntare sul cemento. Non ti nego che ci siano stati momenti di estrema difficoltà. In cerca forse di continuità nel gioco, nel senso che in una partita andavo a giocare due o tre partite. Facevo un primo set buonissimo, penso alla partita con Sekulic giocata in Corea, ho vinto 6-0 e poi disastro (sconfitta 0-6 6-1 7-5). Stessa cosa l'ultima partita in Cina (persa contro Jie Cui 2-6 7-6 6-2), un primo set molto buono, avanti un break due volte nel secondo set che sul cemento con il servizio che ho poteva essere un momento importante per chiudere la partita. Io ho fatto quello che non sto facendo adesso quindi ho avuto paura, non so se di vincere o comunque ho sentito il momento e poi ho avuto i crampi che è una cosa che spesso mi sta creando problemi. Però mi sto rendendo conto che tante cose che per altre persone possono essere banali per me non lo sono, andare a colpire la palla, a prescindere dal momento, per me non è banale.  Tante volte mi tiro indietro. Poi già riconoscere delle difficoltà è il primo step per andare verso un miglioramento. Le difficoltà, ho sempre difficoltà a riconoscerle, però Fabio (il suo coach Fabio Chiappini) mi dà una grossa mano in questo e sento che sto arrivando a un cambiamento".

 

Tu adesso dopo questo percorso che hai fatto, con tante difficoltà, in cosa ti senti più forte?

 

"A livello di gioco dalla parte del dritto ho maturato una consapevolezza che prima non avevo.  Prima mi sentivo scarso, ora non mi sento più scarso Mi sento di avere due colpi diversi tra dritto e rovescio. So che il rovescio è il colpo più solido, però so anche che con il dritto quando sono sul colpo, quando sono concentrato su quello che devo fare, il dritto viaggia e mette in difficoltà il mio avversario,  tanto che non me lo vanno più a cercare. Sono più consapevole di quello che faccio con il servizio, prima era solo botte, adesso invece stiamo provando a mettere dentro qualche variazione in più per impensierire di più l'altro e sto cercando di trovare un compromesso tra la solidità e l'andare a spingere. Ho avuto momenti in cui era solo pallate, ho avuto momenti in cui invece si stava lì, si palleggiava e quasi andavo contro a quella che è la mia natura, cioè un po' più di creatività, un po' più andare a prendersi il punto. Sì, andare verso l'eccesso può essere un strumento per migliorare su determinate cose, però è chiaro che uno non si può snaturare al 100%. Ciò su cui posso migliorare tantissimo è ancora la gestione della partita, sia prima che durante, e la gestione dell'allenamento. Sono due campi importantissimi, però sono carico. Non ti so dire se sia più meritata o meno della qualificazione in Australia, però sicuramente è una cosa che mi sorprende dopo un lungo percorso di lavoro. Sono felice".

 

Vedendo il Mattia di oggi e pensando al Mattia bambino, come giudichi il tuo percorso? Pensavi di riuscire prima a ottenere certi risultati o il tuo è un percorso in cui dovevi faticare tanto?

 

"Lo sanno i miei colleghi, lo so io, lo sa il mio allenatore, lo sanno i miei genitori, ho avuto un percorso molto particolare, sono passato dal non essere sopportato dai giocatori perché semplicemente ero antipatico e fuori luogo. Anche perché stavo perdendo di vista quello che era l'obiettivo. Se tu mi dici il Mattia bambino sì è ovvio che avesse il sogno di giocare in qualche palcoscenico importante, di diventare top 100, top 50, Non ti sono neanche dire che cosa sognassi, sognavo di essere il numero uno come sognano tanti ma non basta se poi non lavori affinché qualcosa accada. Ho avuto un lungo periodo in cui mi sentivo di non lavorare affinché queste cosa accadessero e mi aggrappavo a cose che erano assolutamente irrilevanti. Questo causava disagio in me, nelle persone che mi stavano vicino e nelle persone con cui mi confrontavo. Quindi se tu mi chiedi se Mattia da bambino si aspettasse questo, assolutamente no. Non tanto perché non pensassi di avere le possibilità tecniche, fisiche…, ho sempre avuto la consapevolezza di giocare bene a tennis, di poter esprimermi facendo il percorso che fanno tutti e di poterne uscire però io quel percorso non lo facevo, un po' per la situazione in cui mi trovavo, un po' per ignoranza".

 

Comunque arrivare dopo il percorso che stai facendo forse dà ancora più soddisfazione perché è una crescita anche umana. Però tornassi indietro di qualche anno cosa cambieresti prima? Cosa faresti di diverso?

 

"C'è stato un lungo periodo in cui confondevo il voler vincere con il dar fastidio. Ho sempre avuto un folle desiderio di vincere, di confrontarmi anche con gente che lavorava molto più di me perché ho passato tanto tempo a non lavorare o lavoricchiare. Però pensa a uno che lavoricchia, quando c'è la partita secca e si confronta con uno che lavora tanto e sta portando avanti un determinato discorso, non necessariamente ci vince ma gli tiene testa e quella cosa gli dava consapevolezza. Quindi tornassi indietro ti direi sfruttare quella consapevolezza. Se avessi iniziato questo percorso con questo desiderio di miglioramento tre anni prima non ti so dire dove sarei, magari sarei dove sono adesso, magari sarei fortunato, non lo puoi sapere, però sicuramente avrei avuto ancora più consapevolezze di quelle che ho oggi.  Mi rendo conto di essere all'inizio ma sicuramente diciamo che la crescita che ho avuto ha subito una svolta importante quando ho iniziato a fare quello che dovevo fare. Quindi se prima era una crescita fisiologica, una crescita di uno che comunque la racchetta in mano la tiene tutti i giorni e ha voglia di vincere, quando gli si presenta un avversario più forte comunque non si tira indietro. Poi dopo ho iniziato a unire delle cose, il lavoro fisico che non avevo mai fatto, insomma il po' di tutto".  

Tu che fai parte di una generazione d'oro dei 2001, 2002, 2003 vedendo gli altri è più uno stimolo o ogni tanto ti butta giù? Perché alcuni sono top 100, Sinner è vicino al primo posto del ranking. Come la vivi?

 

"Ho condiviso questo percorso che non è stato così tanto parallelo al loro. Quindi sono sorpreso quando vedo il lavoro cosa porta. Se avessi probabilmente fatto la stessa domanda che hai fatto a me a Jannik, se da bambino si aspettasse di diventare così forte, non so cosa ti avrebbe risposto. Secondo me ti avrebbe risposto mi sono reso conto che con il lavoro posso fare,  però non potevo aspettarmi di diventare due, uno del mondo. Per me è un forte stimolo per quello che ti ho detto prima perché mi sono sempre reso conto che comunque potevo giocarci, oggi ci posso giocare con questa gente. Allo stesso tempo, tante volte quando tu vedi, non necessariamente gli italiani, ma quando tu vedi che con un giocatore hai vinto, io ho vinto con Machac per esempio. Machac ha battuto Djokovic (a Ginevra). Poi lo sappiamo tutti che questa proprietà non funziona minimamente però vuol dire che comunque non sei così lontano. Da Djokovic sono lontano anni luce però non sono così lontano da un tennis espresso ad un buonissimo livello. Questo mi dà la voglia di concentrarmi ancora di più sul dettaglio. In allenamento ho ancora parecchie difficoltà, quindi mi rendo conto che sì, posso fare una crescita, ho tantissimi margini di miglioramento. Devo fare ancora un sacco di step, prima di tutto di testa".

 

Vuoi condividere qualche momento tuo da bambino negli incroci con i tuoi coetanei? Che stanno facendo bene esempio. Con Sinner, ci hai giocato qualche volta da piccolino?

 

"Con Sinner ci ho giocato qualche volta.  Alla Coppa Belardinelli nel 2012 aveva vinto lui al terzo.  Poi ci avevo giocato in un torneo sul cemento al coperto, quindi la sua superficie preferita, e avevo vinto 6-2, 6-2 (ride) Abbiamo giocato diverse volte da piccolini, ma ho giocato con tanti. Ho giocato con Musetti mi ha dato una stesa mondiale, ho giocato diverse volte con Matteo Arnaldi, ho giocato anche ai Challenger con Matteo. Eravamo sempre noi alla fine. A un certo punto erano più loro, io mi ero un po' levato però sì ogni tanto facevo parte del gruppo".

 

Dire Sinner mi pare ascoltato ma chi è il giovane tuo coetaneo che ti ha impressionato di più nella sua crescita? O quello che ti piace di più come stile di gioco?

 

"Chi mi ha impressionato di più, che non mi aspettavo, nel senso sapevo che potesse fare boom, però sta trovando una costanza veramente importante, è Flavio Cobolli. Mi ha veramente impressionato. Poi, che mi piace di più o che ritengo più forte per me Matteo Arnaldi è veramente forte E uno che secondo me invece gioca bene e mi dirà l'ho tirata è Giulio Zepperi. Gli manca poco per esplodere". 

Questo dovrebbe essere l’ultimo Roland Garros del tuo idolo di Rafa Nadal. Lo seguirai? Ci sarà un’atmosfera strana a Parigi.

 

"Lo è, lo è. Anche perché poi abbiamo visto il primo turno (contro Zverev) e abbiamo detto, mannaggia, è già impegnativo il primo turno. No, io assolutamente cercherò di seguirlo. Nadal era il mio idolo. Spero di poterlo vedere in questi giorni e possibilmente anche il match, mi farebbe molto piacere".

 

Quella con Zverev potrebbe essere l'ultima partita di Nadal a Parigi. Cosa proverai da suo fan? Sarà emozionante.

 

"Emozionante sarà emozionante. Io però sono anche dell'idea che a un certo punto sia giusto, cioè quasi è andato oltre. Non per l’immagine che dà, perché tanti dicono che adesso non può più competere a determinati livelli. Dicono anche ci sta che si ritiri, doveva farlo prima perché poi il ricordo è sbagliato. Quello è super personale. Se uno ritiene di poter competere ancora o ha ancora voglia di competere lo dimostrano i risultati. Ha giocato 4 tornei e ha vinto partite, ha battuto De Minaur. Vuol dire che sa ancora competere, però a livello fisico l'ho visto estremamente in difficoltà. Era nell'aria e sarò dispiaciutissimo".

Il primo giugno è il giorno è il tuo compleanno. Che regalo vorresti farti?

 

"Il primo turno con Tiafoe, nel senso che mi piacerebbe giocare su un campo figo anche perchè lui è uno che porta pubblico. A prescindere dal risultato, poi vincere mi interesserebbe però a prescindere dal risultato, giocarmela veramente a viso aperto con lo stesso atteggiamento che ho portato avanti in queste tre partite. Sarebbe forse la partita in cui io possa più mettermi alla prova da quando gioco a tennis. Perché con Bonzi in Australia non ero poi così pronto".

 

Il tuo primo Slam è stato l'Australian Open,  hai proseguito al Roland Garros. Andiamo in ordine, quindi vogliamo vederti a Wimbledon.

 

"Mi piacerebbe giocare a Wimbledon anche perché qualificazione e qualificazione non sarebbe male e poi a me giocare sull’erba diverte, mi piace tanto. Però un passetto alla volta, ci sono ancora dei Challenger in mezzo. Non sono diventato fortissimo di colpo e adesso non contano più quelli. Anzi sono il 99% della mia programmazione, ci giochiamo il Roland Garros, poi faccio 3 Challenger e vediamo come arriviamo a Wimbledon".