Julio Velasco, storia e carriera del nuovo ct dell'Italia del volley femminile
Leggenda della pallavolo italiana e Mondiale, l’argentino classe ’52 è stato l'allenatore della leggendaria "Generazione di fenomeni", la Nazionale di volley maschile capace di vincere (quasi) tutto negli anni '90. A lui il compito di qualificarsi e poi vincere una medaglia alle Olimpiadi di Parigi 2024 con l’Italvolley femminile, reduce dal turbolento post-Mazzanti
- Si tratta in realtà di un ritorno, visto che l’aveva già allenata nel 1997/98, ma la notizia è di un certo spessore: Julio Velasco è il nuovo Ct della nazionale femminile di pallavolo. È lui che prende il posto di Davide Mazzanti, reduce dal quarto posto agli Europei e dalla mancata qualificazione al preolimpico di Lodz
- Leggenda e totem della pallavolo mondiale, Julio Velasco, argentino ma ormai italiano d’adozione, ha iniziato la sua carriera nel 1979, nel suo Paese d’origine, con il Ferro Carril Oeste con cui vince quattro campionati consecutivi tra il 1979 e il 1982. In quello stesso anno diventa vice della nazionale argentina medaglia di bronzo ai Mondiali giocati in casa. Nel 1983 arriva in Italia al Volley Club Jesi (nella foto), neopromosso in Serie A2 con cui sfiora la promozione in A1
- Dopo l’esperienza a Jesi, la grande opportunità arriva a Modena, dove trova alcuni dei campioni che diventeranno poi l’ossatura della straordinaria nazionale azzurra. Al Palapanini, Velasco plasma fuoriclasse del calibro di Luca Cantagalli, Lorenzo Bernardi e Andrea Lucchetta, cui si aggiungerà l'anno successivo Fabio Vullo. Con loro Modena torna a vincere lo scudetto e lo fa per quattro anni consecutivi. A questi successi si aggiungono tre Coppe Italia e tre finali di Coppa dei Campioni
- Dopo i successi di Modena, la federazione decide di puntare su Velasco e gli affida la panchina della Nazionale. In azzurro, il Ct argentino vince subito l'oro agli Europei di Svezia nel 1989. Si tratta del primo successo a livello internazionale del volley azzurro. Non sarà l’ultimo…
- La Nazionale di Velasco vince quasi tutto dal 1989 al 1996: sono tre ori europei, due ori mondiali e cinque vittorie nella World League. Zorzi, Giani, Tofoli, Gravina, Bernardi, Cantagalli, Lucchetta e tanti altri diventano così la "Generazione di fenomeni", un gruppo capace di vincere anche il terzo mondiale consecutivo nel 1998 con Bebeto in panchina e che verrà in seguito premiato dalla FIVB come Squadra del secolo
- L’Italia di Velasco è tutt’oggi ricordata come una delle squadre, se non la squadra, più forte di sempre eppure c’è un titolo che quella Nazionale non ha mai vinto: l’Olimpiade. La grande occasione arriva nel 1996, ad Atlanta, ma al termine di un match dai tratti epici e altrettanto drammatici è l’Olanda a vincere la medaglia d’oro. La stessa Olanda, grande rivale degli azzurri, battuta nella finale mondiale di due anni prima
- Lasciata la panchina dell’Italia maschile, Velasco siede su quella femminile nel 1997. A differenza di quanto avvenuto con la "Generazione di fenomeni", vince soltanto i Giochi del Mediterraneo ma al termine dell’esperienza sulla panchina dell’Italia femminile è proprio di Velasco l’intuizione che darà le basi ai successi futuri
- Velasco è la mente del Club Italia, una squadra formata dalle giovani più promettenti selezionate dalla Federazione che si allenano e giocano insieme come se fossero un club. Proprio dal Club Italia verranno fuori Elisa Togut, Eleonora Lo Bianco, Anna Vania Mello e Simona Rinieri, l'ossatura della nazionale femminile campione del mondo nel 2002 in Germania. Stesso progetto che si rivelerà vincente anche nel maschile nei decenni successivi
- Dopo quasi 15 anni in cui si dedica esclusivamente alle nazionali, nel 2003 Velasco torna ad allenare un club e firma con Piacenza che porta alla finale play-off persa contro Treviso. Nel 2004 il ritorno a Modena, mentre nel 2006 passa alla Gabeca dove, nella stagione 2007-08, raggiunge i play-off, traguardo che alla società di Montichiari mancava da cinque stagioni
- Nel 2008 Velasco torna Ct, prima con la nazionale spagnola, poi con quella iraniana che porta per la prima volta nella storia a vincere il Campionato asiatico nel 2011 disputatosi in casa a Teheran per poi ripetersi nell'edizione successiva di Dubai nel 2013. L’anno successivo è lui il nuovo allenatore dell’Argentina maschile con cui nel luglio 2015, a Toronto, vince la diciassettesima edizione dei Giochi panamericani
- Al termine dell’esperienza con la sua Argentina, nel 2018-19 Velasco torna ad allenare a Modena per la terza volta in carriera. Con la squadra emiliana vince la Supercoppa nella finale contro Trento, prima di dimettersi al termine della stagione. Da lì passa in Federazione prima di accettare la panchina di Busto Arsizio nel campionato femminile 2023-24. Incarico che mantiene anche dopo la nomina a nuovo Ct dell’Italvolley femminile
- Non solo volley: i successi e la fama raggiunti da Velasco tra gli anni ’80 e ’90 convincono il presidente della Lazio, Sergio Cragnotti, a chiamare l’argentino e affidargli l’incarico di direttore generale del club biancoceleste nel 1998. Nel 2000, invece, sotto la presidenza di Massimo Moratti, diventa per un breve periodo responsabile dell'area fisico-atletica dell’Inter
- Oltre le sue qualità di allenatore, Velasco rappresenta un unicum nel mondo della pallavolo. Dalla comunicazione alla capacità di motivare i suoi atleti. Celebri alcune sue espressioni come "Gli occhi della tigre" o "Chi vince fa festa, chi perde spiega". Adesso tocca a lui guidare una nazionale potenzialmente superiore a tutte ma spesso al centro di problematiche extra-campo come l’affaire Egonu all’ultimo preolimpico…