
Il 22 maggio del 1996, la Juve sollevava al cielo di Roma l'ultima Champions della sua storia. Abbiamo messo a confronto la creatura di Lippi con quella di Allegri che si giocherà il trofeo il prossimo 3 giugno a Cardiff. Qual è, secondo voi, la più forte?

Quello che stiamo per fare è un gioco e come tale va preso. La Juventus, che si è qualificata per la finale di Champions in programma a Cardiff il prossimo 3 giugno, deve prendere esempio da quella che 21 anni fa sollevò nel cielo di Roma l'ultima Coppa del club. Abbiamo fatto un paragone tra le due squadre: voi quale preferite? -
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PERUZZI-BUFFON. La porta della Juventus è sempre stata in buone mani. In quella Champions, Peruzzi si confermò uno dei migliori al mondo, risultando decisivo nella finale di Roma con i suoi due rigori parati contro l'Ajax a Davids e Silloy. Buffon, a 39 anni, va a caccia dell'unico grande trofeo che ancora gli manca: vincere a Cardiff lo porterebbe di diritto nell'olimpo del calcio -
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TORRICELLI-DANI ALVES. Non c'è maggiore differenza tra questi due nell'interpretazione del ruolo di terzino destro. Torricelli, un passato da falegname, è stato scovato nei dilettanti da Trapattoni e in pochi anni è diventato un operaio della fascia. Dani Alves è uno dei laterali bassi più creativi e vincenti del mondo, un predestinato fin dalla giovane età, decisivo con tre assist e un gol nella semifinale con il Monaco. Uno distrugge, l'altro crea: entrambi fondamentali alla causa bianconera -
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FERRARA-BONUCCI. Tante cose in comune per questi due perni della difesa juventina. Fisico asciutto, senso dell'anticipo, grande tecnica (meglio Leo), grinta da vendere, mastino sul centravanti di turno (meglio Ciro) e anche fiuto del gol. Non a caso, Ferrara fu uno dei quattro juventini a segnare nella lotteria finale dei rigori con l'Ajax -
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VIERCHOWOD-CHIELLINI. In difesa ci vuole sempre uno che giochi 'sporco', che butti il pallone in tribuna quando necessario, che prenda in consegna il più forte della squadra avversaria. E' la sorte comune di Pietro Vierchowod, che vinse quella Champions a 37 anni suonati e Giorgio Chiellini, che a Cardiff insegue il primo trionfo in campo continentale -
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PESSOTTO-ALEX SANDRO. Lavoro contro fantasia, costanza contro estro, marcia contro sprint. La fascia sinistra di quella Juve era zona di competenza di Gianluca Pessotto, instancabile stantuffo, ottimo crossatore e realizzatore glaciale (fu un altro dei marcatori nella serie dei penalty con l'Ajax). Alex Sandro ha tecnica brasiliana (compresa qualche amnesia difensiva) e fisico da corazziere: in velocità sono davvero pochi quelli che possono stare al passo con l'ex terzino del Porto -
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PAULO SOUSA-PJANIC. Se nel calcio esistesse il ruolo di playmaker, il portoghese e il bosniaco sarebbero l'incarnazione perfetta. Paulo Sousa, con il suo passo lento e dinoccolato, era il metronomo di quella squadra molto muscolare. Il cervello di Pjanic deve andare più veloce di quello di avversari e compagni: dai suoi piedi passano praticamente tutti i palloni importanti del match -
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DESCHAMPS-KHEDIRA. Quanti punti in comune hanno Didier e Sami... Entrambi lottatori furibondi in mezzo al campo, dove corsa e tecnica sono abbinati alla perfezione. Entrambi con grande esperienza internazionale e con una Coppa già alzata alle spalle (Deschamps a Marsiglia, Khedira a Madrid). Entrambi intoccabili per i rispettivi tecnici, Lippi e Allegri, anche se sul tedesco pesa l'infortunio subito nella semifinale di ritorno con il Monaco -
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CONTE-CUADRADO. A prima vista, questo paragone potrebbe essere azzardato. L'attuale tecnico del Chelsea era un centrocampista di corsa e quantità, a differenza del colombiano, tutto dribbling e fantasia. Attenzione però perché Conte era l'incaricato da Lippi agli inserimenti in area: non a caso chiuse quella stagione con 7 reti, di cui 2 in Champions. Reti contro assist: la differenza tra i due sta soprattutto qui -
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DEL PIERO-DYBALA. E' questo in assoluto il paragone più di moda del momento. Alex trascinò quella Juve al successo con 6 reti, di cui 5 consecutive nella fase a gironi, in cui inventò il gol 'alla Del Piero'. Paulo è stato il protagonista nel trionfo con il Barcellona e vuole ripetere le gesta del suo illustre predecessore. Cambia il piede (destro Del Piero, mancino Dybala), ma la magia sembra proprio la stessa... -
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RAVANELLI-MANDZUKIC. Nel tridente di Lippi, 'Penna bianca' era quello che doveva abbinare qualità e quantità, corsa e gol. Ravanelli lo fece alla grande, segnando la sua rete più importante della carriera nella finale di Roma. Lavoro sporco sulla fascia e gol pesanti anche per Mandzukic, senza il quale non esisterebbe il modulo a cinque stelle -
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VIALLI-HIGUAIN. La Coppa al cielo alzata da capitano resta uno dei momenti indelebili della carriera di Luca Vialli, uno che di serate così ne ha vissute. I suoi due gol nella semifinale con il Nantes furono decisivi, al pari della doppietta di Higuain a Montecarlo con il Monaco. Robe da veri bomber... -
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DI LIVIO-BARZAGLI. Differenza di ruolo e di stazza, ma stessa abnegazione e voglia di sacrificarsi per la squadra, spesso giocando anche fuori ruolo. Non a caso, Di Livio era soprannominato 'Soldatino'...-
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JUGOVIC-MARCHISIO. Uscendo dalla panchina, ma non per questo meno importanti, il serbo e il Principino hanno scritto la storia della Juve. Jugovic fu determinante per la conquista di quella Champions, con un gol in semifinale e il rigore decisivo in finale con l'Ajax -
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PADOVANO-LEMINA. Poche affinità tra i due, con Lippi che utilizzava l'attaccante di scorta per aumentare la pressione in area e spesso aveva ragione (suo il gol del 2-0 ai quarti con il Real Madrid). Allegri, perso Pjaca per infortunio, non ha jolly offensivi dalla panchina, da cui escono a turno Rincon e Lemina, quest'ultimo adattatosi anche al ruolo di esterno d'attacco -
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LIPPI-ALLEGRI. Ecco i due condottieri dalla panchina: entrambi toscani e tutti e due vincenti al primo anno di Juve. Marcello riuscì a portare a casa la Champions al primo tentativo, Max è al secondo dopo Berlino -
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GIANNI AGNELLI-ANDREA AGNELLI. Quando l'Avvocato si godeva la Champions del 1996 sulle tribune dell'Olimpico, il nipote Andrea aveva 21 anni e un sogno nel cassetto: quello di alzare la Coppa come il nonno. Dopo la delusione di Berlino, arriverà tra qualche settimana un'altra chance a Cardiff... -
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Questa la Juventus che giocò il 22 maggio 1996 la finale con l'Ajax, vinta 4-2 ai rigori (1-1 dopo i suppementari): in piedi da sinistra Torricelli, Conte, Ferrara, Ravanelli e Peruzzi. Accucciati da sinistra Paulo Sousa, Pessotto, Deschamps, Del Piero, Vialli e Vierchowod -
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Questa la formazione tipo della Juventus: in piedi da sinistra Chiellini, Khedira, Mandzukic, Bonucci e Buffon. Accucciati da sinistra Dybala, Dani Alves, Cuadrado, Higuain, Pjanic e Alex Sandro -
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Quella notte romana resta scolpita nella memoria di tutti gli juventini, con Gianluca Vialli che alza la Coppa al cielo. Da allora, la Juve ha perso ben 4 finali (1997, 1998, 2003 e 2015): prendere esempio da quegli eroi del 1996 potrebbe essere un'idea in vista di Cardiff... -
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