In attesa di vedere se sarà Markelle Fultz la primissima scelta al Draft 2017, scopriamo chi ha tenuto fede alle aspettative e chi invece ha deluso tra le ultime 25 superstar che hanno sentito il loro nome pronunciato per primo dal commissioner NBA sul palco del Draft
2017 MARKELLE FULTZ, PHILADELPHIA 76ERS [non giudicabile] | Un anno dopo Ben Simmons, grazie alla trade organizzata con i Boston Celtics, Philadelphia ha ancora l'opportunità di scegliere per prima e non si lascia scappare il giocatore ritenuto di maggior talento di questo Draft, la point guard di Washington Markelle Fultz. Il nucleo giovane dei Sixers aggiunge un'ulteriore freccia al proprio arco
2016 BEN SIMMONS, PHILADELPHIA 76ERS [non giudicabile] | Il talento di Louisiana State ha trascorso tutto il suo primo anno in infermeria, rendendo quindi impossibile giudicarlo. C'è attesa per vederlo in campo a partire dal prossimo ottobre.
2013 ANTHONY BENNETT, CLEVELAND CAVALIERS | Quattro anni nella NBA, quattro maglie diverse, l’ultima quella dei Brooklyn Nets. Con Cleveland, che lo scelse da UNLV, 52 presenze, zero partenze in quintetto, 4.2 punti di media e l’addio. I 5.2 punti di media del suo secondo anno, ai Cavs, sono ancora oggi il suo massimo in carriera. Un disastro.
2001 KWAME BROWN, WASHINGTON WIZARDS | Famoso per essere stato scelto alla n°1 dal n°1, Michael Jordan. Che però dietro la scrivania non è stato così infallibile come in campo. Mai oltre i 10.9 punti e 7.4 rimbalzi raggiunti nella sua terza stagione a Washington, la penultima, prima che nella Capitale si stancassero di lui spedendolo in giro per la lega (Lakers, Grizzlies, Pistons, Hornets, Warriors e Sixers).
2007 GREG ODEN, PORTLAND TRAIL BLAZERS | Lo sappiamo, non è stata colpa sua ma dei maledetti infortuni alle ginocchia che lo hanno tormentato. Per lui 82 partite in due anni a Portland, poi tre stagioni lontano dai campi e un tentativo – fallito – di rientro con la maglia dei Miami Heat. Che peccato (e che rimpianti per i Blazers: alla n°2 c'era disponibile Kevin Durant...)
1998 MICHAEL OLOWOKANDI, LOS ANGELES CLIPPERS | La sua quinta stagione in maglia Clippers è la migliore della sua carriera (12.3 punti, 9.1 rimbalzi di media) ma non lo salvano dalla cessione a Minnesota prima e dopo due anni a Boston. Fanno nove stagioni NBA, chiuse con 8.3 punti di media. Pochi per una prima scelta assoluta.
1995 JOE SMITH, GOLDEN STATE WARRIORS | Una lunga carriera NBA chiusa con quasi 11 punti e più di 6 rimbalzi di media, che nei primi anni in maglia Warriors ha visto il prodotto di Maryland University viaggiare a 18.5 con 8.7 rimbalzi alla seconda annata nella lega. Mai più toccate in seguito quelle cifre.
2006 ANDREA BARGNANI, TORONTO RAPTORS | In doppia cifra per punti in 9 delle sue 10 stagioni NBA, ha avuto a Toronto le sue annate migliori (la quinta oltre i 21 punti di media, vicino alla convocazione per l’All-Star Game). Poi nella seconda parte di carriera tanti, troppi infortuni che ne hanno influenzato il giudizio complessivo.
2000 KENYON MARTIN, NEW JERSEY NETS | Tre lustri nella NBA, 12.3 punti e quasi 7 rimbalzi di media per questo feroce atleta la cui esplosività è stata dall’infortunio che gli ha fatto perdere quasi interamente tutta l’annata 2006-07, ai Nuggets. Prima però, nei Nets che lo scelsero da Cincinnati, anche due finali NBA, nel 2002 e nel 2003, in una squadra di cui era componente importante.
2005 ANDREW BOGUT, MILWAUKEE BUCKS | Nel 2010, alla quinta stagione con la maglia dei Bucks che lo scelsero dal college di Utah, viaggia in doppia doppia di media, quasi 16 punti e 10.2 rimbalzi. Due anni più tardi è il miglior stoppatore NBA ma è con la maglia di Golden State che si toglie le soddisfazioni migliori, mettendosi al dito un anello da centro titolare degli Warriors campioni nel 2015.
2014 ANDREW WIGGINS, CLEVELAND CAVALIERS (poi ceduto a Minnesota) | Troppo presto per giudicare quella che potrà essere la sua carriera, che promette bene dopo il primo triennio che lo ha visto sempre incrementare le proprie medie, fino ai 23.6 punti della stagione appena conclusa. Deve migliorare difensivamente ma ha tutte le doti (atletiche e tecniche) per farlo.
1994 GLENN ROBINSON, MILWAUKEE BUCKS | Al college di Purdue viaggiava a 30 punti di media e anche tra i professionisti le doti migliori di “The Big Dog” sono sempre state quelle realizzative. Non sono tanti i rookie che sfiorano i 22 punti all’esordio nella lega, media punti poi migliorata fino ai 23.4 del suo quarto anno NBA. Nel 2000 e nel 2001 – sempre in maglia Bucks – viene convocato per l’All-Star Game.
1999 ELTON BRAND, CHICAGO BULLS | Giocatore da 20&10 già all’esordio nella lega (stagione premiata col premio di Rookie dell’Anno), è già un All-Star al suo terzo anno, in maglia Clippers (presenza poi bissata nel 2006, quando viaggia a 24.7 punti con 10 rimbalzi di media). Sempre in doppia cifra nei primi 13 anni di NBA, nelle ultime stagioni della sua lunga carriera diventa un veterano apprezzato, presenza stabilizzatrice in tutti gli spogliatoi che frequenta.
2009 BLAKE GRIFFIN, LOS ANGELES CLIPPERS | Cinque volte all’All-Star Game nei primi cinque anni di NBA, esordisce col botto (22.5 + 12.1 rimbalzi, buoni per il premio di Matricola dell’Anno) e poi sale fino ai 24.1 punti della sua quarta stagione nella lega. Nelle ultime due stagioni troppi infortuni e qualche guaio fuori dal campo ne hanno minato un po’ immagine e (in parte) rendimento.
2004 DWIGHT HOWARD, ORLANDO MAGIC | Per cinque volte miglior rimbalzista NBA, per due volte miglior stoppatore, dal 2009 al 2011 inclusi è votato tre volte consecutivamente miglior difensore della lega. Trascina Orlando a una finale NBA, poi cerca il titolo con le maglie di Lakers e Rockets ma gli va meno bene, mentre i problemi alla schiena e un atteggiamento non sempre irreprensibile sembrano averlo già avviato alla fase discendente della sua carriera.
2008 DERRICK ROSE, CHICAGO BULLS | Nel 2009 si aggiudica il titolo di Rookie dell’Anno, solo due anni dopo, nel 2011, viene addirittura votato MVP NBA. Sembra sul punto di diventare una delle autentiche superstar della lega, ma il ginocchio fa crac una prima volta e poi altre ancora, influenzando profondamente la sua carriera. Ai Knicks ha provato un rilancio riuscito solo parzialmente, sembra avere già alle spalle gli anni migliori della sua carriera.
2015 KARL-ANTHONY TOWNS, MINNESOTA TIMBERWOLVES | Lo sappiamo, ha dimostrato ancora poco o niente per meritarsi una posizione così alta in questo nostro ranking. Però, per quello fatto vedere finora, difficile non pronosticare una carriera da autentico fenomeno per questo prodotto di Kentucky, Rookie dell’Anno nel 2016 e già capace di viaggiare oltre i 25 punti e 12 rimbalzi di media al suo secondo anno nella lega. Prossimo obiettivo: l’All-Star Game. E non solo.
2010 JOHN WALL, WASHINGTON WIZARDS | Mai sotto i 16 punti e 8 assist di media, è negli ultimi quattro anni che John Wall sta iniziando a ottenere il riconoscimento che si merita, concise con altrettante convocazioni all’All-Star Game. Migliora lui, migliorano i suoi Wizards, che quest’anno hanno bussato alle porte della finale di conference. E Wall sembra poter migliorare ancora…
2002 YAO MING, HOUSTON ROCKETS | Per due stagioni (nel 2006 e nel 2008) ha chiuso sopra i 20&10, anche se la più prolifica rimane l’annata in mezzo, il 2007, chiuso a 25 punti di media. Anche grazie ai voti cinesi, viene convocato per l’All-Star Game in tutte le stagioni in cui è in campo – otto per l’esattezza, con l’annata 2009-10 completamente saltata per infortunio. Infortuni che lo condizionano e lo costringono all’addio prima del dovuto.
2012 ANTHONY DAVIS, NEW ORLEANS HORNETS | Come per Karl-Anthony Towns, forse anche in questo caso il ranking risente delle aspettative future scatenate dal rendimento del prodotto di Kentucky nei suoi primi cinque anni di NBA. Ci sono 4 convocazioni per l’All-Star Game, due titoli di miglior stoppatore della lega e il premio di MVP dell’All-Star Game lo scorso febbraio, a metà di una stagione chiusa a 28 punti di media e vicino ai 12 rimbalzi. Un fenomeno nascosto in una squadra perdente.
1993 CHRIS WEBBER, ORLANDO MAGIC (poi ceduto a Golden State Warriors) | Vince il premio di Matricola dell’Anno nel 1994 con la maglia di Golden State ma un rapporto complicato con coach Don Nelson ne segna i destini sulla Baia e lo manda a Washington. In quattro stagioni nella capitale è sempre sopra i 20 punti di media, poi quando va a Sacramento vince il titolo di miglior rimbalzista NBA e si guadagna 4 delle sue 5 convocazioni all’All-Star Game, spiegando basket in coppia con Vlade Divac in un’edizione indimenticabile dei Kings.
2011 KYRIE IRVING, CLEVELAND CAVALIERS | Rookie dell’Anno nel 2012, già All-Star al suo secondo anno e poi in ogni stagione della sua carriera con eccezione di quella 2015-16, in cui però si “consola” mettendosi al dito il suo primo anello NBA, griffato dal suo tiro della vittoria in gara-7 della serie contro Golden State. Sopra i 25 punti di media nella stagione appena conclusa, “the sky is the limit” per il prodotto di Duke University.
1996 ALLEN IVERSON, PHILADELPHIA 76ERS | Vince subito il premio di Rookie dell’Anno, segna quasi 27 punti di media alla sua terza stagione NBA ma deve aspettare la quarta per ottenere la sua prima convocazione all’All-Star Game. Da lì in poi ne inanella 11 consecutive, compresa quella del 2001 quando viene votato MVP della partita della stelle (bisserà l’onore nel 2005) e poi – a fine anno – anche MVP stagionale. Per quattro volte è il miglior realizzatore della lega (31.4 di media nel 2002), per tre volte la guida per recuperi.
1992 SHAQUILLE O'NEAL, ORLANDO MAGIC | Rookie dell’Anno con Orlando nel 1993, trascina i Magic in finale NBA ma perde contro Houston. Gli andrà meglio in maglia Lakers, con cui vince tre anelli prima di guadagnarsi il quarto con i Miami Heat nel 2006. Nel 2000 è votato MVP della lega, per tre volte vince il titolo di miglior giocatore delle finali NBA (2000, 2001 e 2002) e per altre tre quello dell’All-Star Game. Nel 1995 e nel 2000 è capocannoniere NBA.
1997 TIM DUNCAN, SAN ANTONIO SPURS | Dal titolo di Rookie dell’Anno vinto nel 1998 la carrier del prodotto di Wake Forest è un successo dopo l’altro, a partire dal titolo NBA del 1999, il primo dei cinque anelli con cui ha chiuso la sua carriera. Tre volte MVP delle finali NBA, due della lega (nel 2002 e nel 2003), 15 volte All-Star, ha chiusa con media di 19 punti e 11 rimbalzi una carriera lunga 19 stagioni, sempre vincenti. La miglior ala forte di tutti i tempi?
2003 LEBRON JAMES, CLEVELAND CAVALIERS | Matricola dell’Anno nel 2004, miglior realizzatore della lega nel 2008, ha iniziato a vincere nel 2011 e non ha ancora finito. In bacheca finora 3 titoli NBA con altrettanti titoli di MVP delle Finals, 4 premi di MVP della lega, 13 apparizioni all’All-Star Game, due delle quali concluse con il titolo di miglior giocatore della gara. Ribattezzato “Il Prescelto” già da adolescente, ha tenuto fede a tutte le aspettative e oggi il suo nome viene spesso menzionato nel dibattito sul più grande giocatore di tutti i tempi.