Sono almeno quattro le società in difficoltà economica dopo l'emergenza coronavirus, che rischiano di non iscriversi al prossimo campionato di Serie A: Pistoia, Pesaro, Cremona e Roma. I prossimi saranno giorni decisivi
Vicini al momento della ripresa, gli stati generali del basket italiano si interrogano, al di là delle regole d’ingaggio, di come saranno strutturati i prossimi campionati dando ascolto al grido di allarme che arriva da alcuni club che hanno un passato importante nel mondo cestistico nazionale. Dato per assodato che il prossimo 10 giugno è l’ultima data disponibile per pagare la rata di chiusura dell’anno precedente e mantenere quindi il titolo sportivo e che il 15 scadrà il termine per la richiesta di riposizionamento, in Serie A ci sono almeno quattro criticità da affrontare. Pistoia non fa misteri nel far sapere che la situazione è difficile: il presidente Massimo Capecchi è alla ricerca di risorse fresche per garantire l’iscrizione perché senza certezze sul credito d’imposta e sulla riapertura dei palasport non ci sono risorse sufficienti per affrontare la serie A e quindi l’unica alternativa è il riposizionamento in A2.
Anche Pesaro attende l’ingresso di nuova linfa vitale per decidere se rimanere nella massima serie: anche se si è sulla buona strada per la prosecuzione del rapporto col salumificio Beretta, le risorse per rimanere in serie A non sono sufficienti e il consorzio del club, al cui fianco ora c’è anche Livio Proli, ex presidente dell’Olimpia, deciderà all’ultimo momento che campionato fare. Il giorno decisivo per Cremona invece sarà mercoledì quando il proprietario Aldo Vanoli si incontrerà con un potenziale socio che possa contribuire alla copertura di un budget di minima, si parla di 3 milioni di euro, per poter sostenere le spese di un’altra stagione in serie A, altrimenti si comincerà a pensare alla A2.
Diversa la situazione di Roma perché Toti, il proprietario, non prende nemmeno in considerazione il riposizionamento: o arriva qualcuno in grado economicamente di rilevare la società oppure una piazza così importante chiuderà i battenti. In un momento così difficile dal punto di vista economico, potrebbe anche essere un affare per l’eventuale compratore acquistare la Virtus, ma all’orizzonte ad oggi ci sono solo nuvole grigie e le voci di un coinvolgimento di imprese di rilevanza internazionali non hanno per ora alcun fondamento. Staremo a vedere.