Marani: "Turchia, il saluto militare colpisce molto". La UEFA: "Esamineremo l'accaduto"

Calcio

Matteo Marani

Matteo Marani analizza l'episodio accaduto dopo il match di qualificazione agli Europei 2020 tra Turchia e Albania, con i padroni di casa che hanno esultato facendo un saluto militare a sostegno del regime di Erdogan. Il tutto nel pieno della crisi curda. Il capo ufficio stampa dell'UEFA: "Esamineremo la situazione"

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Questa esultanza della Nazionale turca, questo saluto militare postato anche da Cengiz Under e Demiral sui social, colpisce molto. Credo che non sia mai una vittoria quando lo sport e in particolare i protagonisti dello sport sposano e abbracciano un nazionalismo radicato e radicale come è quello di Erdogan.

Sappiamo tutto quello che è la questione curda, sappiamo tutto ciò che sta accadendo in questi giorni, con la prima invasione via terra iniziata il 9 ottobre. È vero che siamo ancora pochi chilometri all’interno della Siria, ma il raggio del confine è lungo.

Questa pagina a me personalmente ricorda momenti non belli dello sport. Penso ad esempio a ciò che è stato per la stessa Italia negli anni del fascismo, a quello che è stato l’uso strumentale degli atleti allora. Penso a quello che è successo nella Cuba Castrista, quando ci sono stati degli atleti diventati idoli di Stato e non solo idoli della gente. Invece bisogna che gli sportivi rimangano idoli delle persone. Penso a quanto successo dall’altra parte dell’Adriatico, quando Tudjman ha individuato in Boban il simbolo e dalla parte opposta Milosevic ha avuto i suoi uomini.

Questa di Erdogan è una pagina molto delicata, molto difficile, per certi aspetti molto inquietante. Penso a quanto sta accadendo a Kanter, il cestista dei Boston Celtics, e a ciò che ha dovuto sopportare. Ricordo che il padre è stato allontanato dall’università dove lavorava, il fratello addirittura bandito dalle Nazionali. Lui stesso ha avuto molti problemi a Boston, dove ha subìto anche una sorta di aggressione all’esterno di una moschea.

Insomma, quello della Turchia è un tema molto complesso, ci sarebbero da considerare ragioni storiche lunghissime che trovano radici addirittura alla fine della prima guerra mondiale, quando dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano i curdi chiedevano il Kurdistan.

Detto tutto questo, il punto cruciale è uno: lo sport, di fronte a certe cose come guerra o diritto internazionale, di fronte a circostanze che rischiano di sfociare in tragedie umanitarie come quella che si profila in Siria, dovrebbe limitarsi alla mera parte sportiva.

La UEFA: "Esamineremo la situazione"

Il capo ufficio stampa della UEFA Philip Townsend, intervenuto ai microfoni dell'ANSA, ha commentato il saluto militare mostrato sul campo dai giocatori della Turchia: "Personalmente non ho visto quel gesto, che comunque potrebbe sembrare una provocazione. Il regolamento vieta riferimenti politici e anche religiosi? Sì, e posso garantire che esamineremo questa situazione. Fatemi controllare".