Esposito, una foto inedita per raccontare l'esordio da incorniciare in Champions

Champions League

Matteo Barzaghi

Una foto da incorniciare. Quella dell’esordio in Coppa dei Campioni. Il debutto che "tutti sognano fin da bambini". La favola di Sebastiano Esposito. L’anno scorso la prima in Europa League con l’Eintracht. Quest’anno in Champions contro il Borussia. La Germania nel destino

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Storie di coincidenze e scaramanzie. Che fosse la sua serata lo si era capito dal riscaldamento. Entra il Borussia in campo, ovviamente in maglia giallonera. Entra l’Inter, con la maglia pregara... giallonera. Tutti gialloneri. Viene da pensare: manca solo la Juve Stabia che è gialloblu ma più o meno le tonalità sono quelle. E infatti in realtà le "vespe" ci sono, perché la famiglia Esposito da Castellamare di Stabia è presente a San Siro. Seba in panchina pronto a entrare, il fratello Salvatore, due anni più grande, in tribuna a supportare. Entrambi tifosi da bambini della Juve Stabia prima di approdare a Brescia, scoperti da Roberto Clerici, e poi di entrare nella cantera dell’Inter. Salvatore ora gioca al Chievo in prestito dalla Spal, è classe 2000, uno di quei registi che nel calcio sono in via di estinzione. Ha fatto i Mondiali Under20 in Polonia. Adesso sta trovando la sua strada nel calcio dei grandi. Senza scoriciatoie, una tappa alla volta. Con forza mentale e amore per la famiglia. Dà i tempi in campo e protegge i fratelli più piccoli.  Sebastiano, anno 2002, e Francesco Pio, 2005, anche lui giovane punta promettente a Interello. Ieri dopo la partita Salvatore ha messo su Instagram il video dell’ingresso di Sebastiano in campo scrivendo: il momento più bello della nostra vita.

 

In questa frase c’è tutta la famiglia Esposito. Una famiglia speciale nella sua semplicità. Uniti, nonostante poi siano tutti calciatori. Senza invidie, con il cuore. "Vita mia" si dicono l’un l’altro. E infatti Salvatore arriva a San Siro da Verona per vedere il fratello e poi rientrare nella notte. E il resto della famiglia dov’è? E qui arriviamo alla scaramanzia. Sono a casa, a Brescia, tutti compatti sul divano. Formazione composta da papà Agostino, mamma Flavia, la sorella Annamaria (classe 97), e anche i nonni: Anna e Sebastiano (ecco da dove arriva il nome del numero 30 dell’Inter) arrivato in questi giorni proprio da Castellamare. 

Famiglia tutta collegata su Sky. Domanda spontanea: perchè non sono andati tutti a Milano? Per scaramanzia! È un po’ di partite che si recavano a San Siro per il possibile esordio di Seba e...niente. Con il Lecce, nulla. Con la Juve, nada. Non entrava. Viaggi a vuoto e un pensiero: "Con l’Eintracht quando Spalletti lo buttò mella mischia noi eravamo a casa davanti alla televisione!". Il fulmine improvviso. "Proviamo a rifarlo. Non andiamo allo stadio e mettiamoci in poltrona". Detto, fatto. Manco a farlo apposta Conte manda Sebastiano a scaldarsi. L’Inter soffre, Lukaku non è al meglio. Il Borussia avanza. Conte chiama uno del suo staff: "Vai da Esposito, digli di aumentare il ritmo, tra poco entra, preparalo". Arriva il suo momento. 

A Brescia una famiglia intera smette di respirare per un secondo. In tribuna il fratello grande Salvatore trattiene il fiato e scherza: "mi sta venendo un infarto". I cuori Esposito vanno tutti alla stessa velocità nella notte magica della scaramanzia. Sistema di gioco ad albero di Natale: tutti su Sky e Salvatore in avanscoperta sugli spalti. Sebastiano in campo. Torniamo lì.

Conte lo chiama vicino a sé, gli trasmette subito la carica, con un abbraccio fortissimo, e la fiducia con una pacca. "Entra e fai vedere quel che sai. Corri e difendi. Attacca col talento". Prima palla: stop alla Cassano ed elastico davanti ai campioni del Borussia Dortmund. San Siro si alza e fa "oooooooohhhh". Il ragazzino non trema, non ha paura. Indizi. "Guardalo" urlano sulle tribune. 

A Brescia ci sono i lacrimoni. In panchina si sorride: "ha coraggio!". Conte poi dirà: "Avete visto che non ero un pazzo quando dicevo di volerlo buttare nella mischia".

Lui corre e difende, ma senza frenesia, sembra a suo agio. Non va fuori di giri. Fa quel che gli chiede l’allenatore. Sfida Hummels a duello e infila la difesa giallonera come una "vespa" che punge un gigante...e gli fa male.

Senza scomodare paragoni ingombranti o volare troppo in avanti con i ragionamenti e le aspettative, siamo solo al primo capitolo della storia, il pensiero viene naturale: è nato per questo, sembra che abbia sempre giocato a questo livello. Anche se poi dopo il rigore procurato non riesce a ribattere in rete. Sarebbe stato troppo, forse. 

Sul braccio ha un tatuaggio: "ama il tuo sogno anche se ti tormenta". È una poesia di D’Annunzio ma per Seba è l’immagine da tenere sempre a mente. Gli ricorda la sofferenza. Un momento triste quando era via da casa per inseguire il suo sogno, in un periodo complicato per tutta la famiglia. Un istante in cui era solo, al buio, lontano dalle luci di San Siro e da tutti i suoi cari. Nel silenzio. 

Per tutti, loro, sono la famiglia dei 3 calciatori, ma in realtà solo loro sanno cosa significhi sparpagliarsi per l’Italia. Dividersi rimanendo legati. Con due genitori che fanno i sacrifici e 3 figli divisi fisicamente dal loro sogno ma uniti nell’animo. Francesco Pio, attaccante giovanili Inter, sul divano a Brescia perché il giorno dopo va a scuola, Salvatore, centrocampista del Chievo, in tribuna a Milano, Sebastiano, attaccante prima squadra Inter, in campo a guidare l’orgoglio di tutti gli Esposito.

E così arriviamo alla fine della storia. Sebastiano vince e convince, illumina, si sottopone anche all’intervista post partita su Sky, sudando parecchio. Ascolta i consigli di Cambiasso via televisione: "adesso vai a casa e lascia stare tutto, piedi per terra, non esultare per un rigore procurato e continua così". Consigli di un campione.

Lui esce dallo spogliatoio e arriva in garage, nella pancia dello stadio. E lì trova... il fratello Salvatore arrivato da Verona solo per lui e un abbraccio indimenticabile. Uno sguardo. "Vita mia". Poche parole, un orgoglio senza limiti: "Gli altri ti hanno visto da casa. Se fossero venuti forse non saresti entrato". Quanta emozione. Arriva qualche tifoso per i selfie di rito. È il momento social. Messaggi. Complimenti. Il video dell’ingresso in campo su Instagram. E una foto da incorniciare, questa, che vale più di un pallone d’oro.

Esposito e il fratello Salvatore