A modo loro, hanno contribuito a scrivere la storia della Coppa del Mondo. Look stravaganti, nomi improponibili, giocate bizzarre: una carrellata di stranezze Mondiali
Ai Mondiali a 45 anni suonati. Il record appartiene al portiere dell'Egitto, Essam El-Hadary (nella foto è quello a destra, naturalmente), che il 25 giugno 2018, schierato titolare contro l'Arabia Saudita, è diventato il giocatore più vecchio ad aver giocato un Mondiale. Non badate al fatto che nella foto venga aiutato a rialzarsi: in Patria è una vera e propria leggenda, soprannominato "la Diga"
Il numero 1 dei centrocampisti. Tra le stranezze viste nella storia dei Mondiali c'è anche questa, un giocatore con il numero 1 in mezzo al campo. Fu Osvaldo Ardiles, campione del mondo nel 1978: dal 1974 al 1982 l'Argentina assegnò i numeri in ordine alfabetico, e a lui capitò quello solitamente riservato ai portieri
Probabilmente il nome più impronunciabile della storia dei Mondiali. Lo portava sulla schiena, nel 2014, l'iraniano Reza Ghoochannejhad. Che però, per comodità di tutti quanti, si faceva chiamare semplicemente "Gucci"
Con un nome simil-ecclesiastico, invece, prese parte al Mondiale 2018 lo svizzero Pione Sisto, ugandese naturalizzato. Poteva sembrare un Papa, era solo un'ala
C'è poi chi entra nella storia dei Mondiale semplicemente grazie a uno sguardo. Capitò al nostro Totò Schillaci, ma fece di meglio l'olandese Martins Indi, sfoderando questa espressione diventata in poco tempo uno dei meme più noti
Stessa sorte per il colombiano James Rodriguez, che ovviamente non giocava sempre così. Ma come dimenticare la sua cavalletta gigante e tutti i fotomontaggi che ispirò?
Tra le stranezze Mondiali c'è anche il dribbling con cui il messicano Cuauhtemoc Blanco lasciava a bocca aperta spettatori e avversari. Detto "Cuauhtemiña", consisteva nel superare il marcatore saltandolo (letteralmente) con il pallone stretto tra i piedi. Se poi così superi i difensori con i numeri sulla maglia più grandi della storia...
Capitolo look strani: apre la carrellata il famosissimo portiere-stilista Campos, che si disegnava da solo i completi con cui poi scendeva in campo. Parola d'ordine: sobrietà
Ai Mondiali del 2014 in Brasile invece non passò inosservato lo statunitense Kyle Beckerman, con i suoi lunghissimi dreadlocks
Se si va sul genere trecce, treccine e affini, impossibile non nominare Taribo West, che le colorava anche a seconda della squadra per cui giocava: verdi, nel caso della Nigeria
Se poi una ferita al volto gli insanguinava la maglia, riusciva a incutere ancora più terrore negli attaccanti avversari...
Look da impiegato, ma capigliatura che lo tradisce. Nel 2002 lo svedese Ljungberg scende in campo con la cresta rossa. E quando va in tribuna, in borghese, l'effetto finale è piuttosto bizzarro
La mezzaluna di Ronaldo nel 2002? C'è chi, nel tentativo di copiarlo, ha saputo migliorare il capolavoro del Fenomeno: 4 anni dopo, la mezzaluna con treccine dell'angolano Manuel Cange vince il premio di look più improbabile del Mondiale
Nel 2014 invece impressiona il taglio mohicano con barba lunga del portoghese Raul Meireles
Il Nagatomo biondo è la sorpresa del Mondiale 2018. Una moda che ogni tanto torna
I primi a stupire con le loro chiome platinate furono infatti i giocatori della Romania vent'anni prima, nel 1998. Per festeggiare l'approdo agli ottavi di finale decisero di tingersi tutti i capelli. Purtroppo, però, furono eliminati dalla Croazia
