Tutti gli undici titolari sono rimasti in silenzio. Dagli spalti sono arrivati dei fischi, mentre - sempre tra i tifosi - campeggiavano anche striscioni a sostegno dei diritti umani. In patria è in corso da oltre due mesi una drammatica protesta contro il regime, esacerbata dalla morte della 22enne Mahsa Amini. Il Ct Queiroz dopo la partita: "Chi non vuole sostenerci resti a casa"
- Tutti gli undici giocatori schierati al centro del campo sono rimasti in silenzio durante l'inno nazionale. L'impatto nello stadio Al Khalifa di Doha è stato ancora più forte dopo il canto all'unisono di "God Save the King" dei tantissimi inglesi presenti.
- Nella viglia, il difensore Ehsan Hajsafi aveva dichiarato in conferenza stampa che la nazionale iraniana in questo mondiale rappresenterà "la voce del suo popolo".
- In Iran è in corso da oltre 2 mesi una drammatica protesta contro il regime, esacerbata dalla morte della 22enne manifestante Mahsa Amini, dopo il suo arresto per mancato rispetto delle regole islamiche per indossare il velo. Da quel giorno, il 16 settembre scorso - come riporta l'Ansa - sono stati 378 i morti nelle strade secondo l'ONG Iran Human Rights, con sede in Norvegia, oltre 15.000 gli arrestati.
- Fischi ma anche manifestazione a sostegno dei diritti umani. Eccone alcuni esempi
- "Questi ragazzi vogliono giocare a calcio, non fategli lezioni o finte morali" - così il Ct dell'Iran, il portoghese Carlos Queiroz, ha preso le difese dei propri giocatori, fischiati da una parte del pubblico per non aver cantato l'inno prima della partita con l'Inghilterra in segno di solidarietà ai manifestanti iraniani. "Chi non vuole supportare questi ragazzi, dovrebbe restare a casa".
- "Abbiamo le nostre opinioni e le esprimiamo quando pensiamo sia giusto - la conclusione - Questi ragazzi vogliono giocare per il loro popolo. Ma sono ragazzi, e questa atmosfera pesa".