Il presidente della Figc: "Il calcio italiano deve riacquistare credibilità. Siamo fuori dal Mondiale, non possiamo essere ripescati. Non sono perfettamente d'accordo che si tratti di un anno zero, ma dobbiamo lavorare tutti insieme per trovare una soluzione sistemica. Dimissioni? Impostazione sbagliata, avrebbe avuto effetti negativi. L'attaccamento alla maglia è un valore che inizia a sfumare. Germania? Mi aspetto una reazione d'orgoglio"
È il giorno di Italia-Germania, una partita che rievoca sempre ricordi storici per il calcio italiano. La squadra di Roberto Mancini – che inizia un nuovo ciclo – ospita al Dall’Ara di Bologna la Nazionale tedesca guidata da Flick, nella prima gara della Lega A di Nations League. Ai microfoni di Sky Sport, è intervenuto il presidente della Figc Gabriele Gravina, rispondendo alle domande di Marco Nosotti.
Siamo al giorno uno dell'anno zero. Finite le quarantonove gare, riparte una nuova era con la Nations League. La ricostruzione ci tira tutti in mezzo?
"Si, ci tira tutti in mezzo. Da qualche settimana abbiamo lanciato una nuova modalità lavorativa. Abbiamo detto che dobbiamo lavorare cercando di essere, tutti insieme, concentrati nel riconquistare credibilità. Un'espressione che credo vada arricchita di alcuni contenuti. Non sono perfettamente d'accordo sul ripartire da zero. Abbiamo lanciato un programma di lavoro di medio-lungo termine e stiamo lavorando. Sappiamo benissimo che non è facile e sappiamo che ci sono delle criticità ma la credibilità è legata ad una fase molto delicata, cioè eliminare tutto ciò che ci rende poco credibili. Consentitemi anche di fare chiarezza sul tema ripescaggio Mondiale, che ci sta rendendo poco credibili. Il calcio ha dei vincitori e degli sconfitti. L'Italia è stata eliminata e non si è qualificata. L'Italia non parteciperà al Campionato del Mondo. Se dobbiamo lavorare perché riteniamo che le norme debbano essere cambiate lo faremo in seguito. Oggi l'Italia è fuori dal Mondiale. Diamolo per acquisito perché altrimenti continuiamo a dire cose che onestamente mettono tutti, anche a livello internazionale, nelle condizioni di prenderci in giro. Noi dobbiamo essere seri e dobbiamo essere credibili, che poi passa anche attraverso una serie di progetti a quali stiamo lavorando per consegnare al calcio anche un progetto di svilippo sostenibile".
A suo tempo, e ancora oggi, in tanti si sono chiesti 'Ma perché non si sono dimessi e non si è cambiato allenatore'?
"È molto semplice. Legare il ruolo di un'attività istituzionale al risultato di un gol o di un rigore credo che sia un'impostazione sbagliata, sotto tutti i punti di vista. Vorrei soltanto far capire che cosa poteva generare un atto di dimissione a livello nazionale e internazionale: l'Italia è rientrata nella giunta esecutiva del CONI, ha ottenuto 53 voti su 55 ed è entrata nel comitato esecutivo della Uefa. Stiamo cercando di lavorare ad un progetto importante. Voi pensate davvero che la soluzione o l’abbandono ad un grande senso di responsabilità da parte mia o di Mancini avrebbe generato degli effetti positivi o avrebbe generato effetti devastanti? Il mio senso di responsabilità non è stato quello di rimanere legato alla poltrona, sarebbe stato molto più comodo vivere momenti di serenità e tranquillità con la propria famiglia e vivere un'estate serena. Amo affrontare i problemi e me ne assumo le responsabilità. Su questo dobbiamo lavorare. Offrire degli alibi a soggetti che ritengono di strumentalizzare una sconfitta sportiva a ragioni di interesse personali... non rispondo, perché credo che non la meritino".
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Affrontiamo la Germania, che ha avuto il problema di ritrovarsi e avere idee di gioco e metodologiche per produrre giocatori, come centri tecnici e federali, una scuola differente. La Francia per esempio ha l’Academy. Che cosa si può fare per formare gli istruttori e formare i giocatori?
"Anche qui dobbiamo essere credibili nel nostro lavoro. Non possiamo pensare di avere ragazzi importanti sotto il profilo del talento fino a 18-19 anni e poi non dargli possibilità di diventare campioni. Non abbiamo ragazzi selezionabili e purtroppo non siamo credibili: da un lato vogliamo centrare la qualificazione e raggiungere un risultato sportivo importante, poi dall'altro arrivano richieste ufficiali per portare gli extracomunitari da 2 a 8/10. Diventiamo poco credibili quando invece di affrontare argomenti di interesse generale, diventa centrale, da sette mesi, l'Indice di Liquidità a 0.5, del quale continuo a vergognarmi. La Germania lo ha a 1. Hanno affrontato il tema della valorizzazione dei giovani a livello di sistema. Io ringrazio la Lega di A, che ha messo a disposizione i giovani per creare un'accademia indotta, ma sarà sufficiente? Io credo di no, però stiamo comunque lavorando a questi temi. La soluzione a questo problema deve essere sistemica. Se qualcuno pensa che la Federazione sia il soggetto che deve trovare da sola le soluzioni, vi garantisco che non è possibile. Noi abbiamo un altro compito e un altro ruolo, nel trovare e mettere insieme tutti gli interessi del mondo del calcio, affinchè prevalga l'interesse generale e non delle singole componenti. Sempre attraverso una metodologia di lavoro condivisa".
Mancini ha detto "È la prima partita in cui andiamo veramente sotto". Stasera ne cambia 10 su 11. Che gare si aspetta da qui alle prossime quattro?
"Abbiamo sempre detto la verità agli italiani e continueremo a dirla fino in fondo, sapendo che la verità è anche scomoda. Veniamo da un risultato straordinario. Ricorderete, perché avete sentito ripeterlo più volte, che il campionato europeo l'ha vinto una squadra normale che è diventata speciale. Poi improvvisamente siamo diventati normali. Il livello della nostra Nazionale è un livello che oggi stiamo sperimentando e che soffre, perchè abbiamo avuto diversi problemi, alcuni legati ad infortuni. Alcuni giocatori, di grande livello internazionale e che hanno dato un importante contributo alla vittoria del campionato europeo, sono attualmente fuori. Altri sono molto stanchi, altri cominciano ad accusare limiti d'età. Qualcuno ha rinunciato, come sapete, qualche sera fa. Io mi aspetto una partita legata ad una reazione d’orgoglio. Non mi aspetto una partita in cui il risultato sportivo risolva i problemi della nostra Nazionale. Sono convinto che bisogna lavorare e che la Federazione debba supportare questo progetto, che deve essere portato avanti. Ma ripeto, possiamo farlo solo se abbiamo il supporto convinto di chi ha la responsabilità di creare e tutelare i talenti".
In diversi hanno lasciato la Nazionale. C'è ancora quell'attaccamento alla maglia azzurra che c'era un tempo?
"Cominciamo a percepire una sorta di distacco. Dico che c'è una sorta di contaminazione esterna, qualcuno che pressa nel cercare di tutelare nel miglior modo possibile il proprio interesse, devo dire anche economico. È nel DNA delle società di calcio, che sono società di capitali. Qualcuno, invece, lo fa per ragioni legate a forme di rancore, altri dicono cose ma poi effettivamente hanno atteggiamenti contraddittori e contrastanti. Il valore dell'attaccamente alla maglia è qualcosa che comincia a sfumare, in questo forse dovremmo fare qualcosa in più. Fermo restando, comunque, che nessuno è costretto a vivere l'orgoglio della maglia azzurra e si può lasciare, assumendosi le proprie responsabilità. Le scelte vanno rispettate. Noi andremo comunque avanti".