Gattuso, il Ct della Nazionale si presenta: "Un sogno, dobbiamo ricreare una famiglia"

Il nuovo Ct della Nazionale si è presentato chiarendo subito il suo obiettivo: "Sogno che si avvera, ora ci aspetta un lavoro duro: dobbiamo ricreare una famiglia e riportare entusiasmo. Ho già parlato con 35 giocatori, devo riuscire a entrare nelle loro teste. Come si va al Mondiale? Vincendo le partite. Non c'è margine di errore"

VIDEO: IL MEGLIO DELLA CONFERENZA DI GATTUSO

Si è presentato con le idee chiare sul lavoro che lo aspetta: inizia l'era Gattuso in Nazionale, con il nuovo Ct che domenica farà la sua prima "uscita" da commissario tecnico seguendo la partita dell'Under 21 contro la Germania, quarti di finale dell’Europeo in Slovacchia. Oggi, a Roma, ha parlato in conferenza stampa (presenti anche il presidente Gravina e il capodelegazione Buffon) e ha risposto così ai microfoni di Sky:

 

Rino Gattuso è sempre stato amato dall’Italia: è il giorno da allenatore più bello della tua vita?

“Spero di fare bene, poi non so se ho coronato un sogno… Sicuramente c’è grande soddisfazione e grande orgoglio con la consapevolezza che ci aspetta un lavoro duro, e speriamo di fare bene”

 

Quale sarà la cosa più difficile che da Ct dovrai risolvere in questa Nazionale?

“Non c’è possibilità di sbagliare perché la classifica parla chiaro e bisogna stare attenti a non sbagliare. Questo ce l’ho ben chiaro in testa e lo devono capire i giocatori: non hai margini di sbaglio, non bisogna più sbagliare. Questa è la verità”

 

Hai detto che quando sentivi l’inno era come se sentissi tua mamma che ti chiamava da piccolo dal balcone: i giocatori avvertiranno la stessa sensazione?

“Tutti pensano che i giocatori oggi sono viziati, ma questi sono giocatori mentalmente più professionisti dei miei tempi, è gente che fa le cose senza lasciare nulla al caso e ho una considerazione dei giocatori di oggi molto alta. Bisogna essere bravi a trasmettere il fatto di riuscire a stare bene insieme, perché poi nei momenti di difficoltà il compagno ti può sempre aiutare”

 

Hai enfatizzato un dato importante: troppi stranieri nei campionato italiano. Come dare una mano ai nostri giovani?

“La verità è che negli ultimi anni a livello giovanile stiamo raggiungendo traguardi incredibili, poi però arriviamo all’Under 20 o 21 e i giocatori si perdono un po’. Il 68% di stranieri nel nostro campionato sono tanti e il nostro calcio ne risente: bisogna fare qualcosa ma questo non sta a me, io devo scegliere i giocatori che il campionato mi mette a disposizione. Però è un dato che deve fare riflettere”

 

Come si va al Mondiale?
“Vincendo le partite. Riuscendo a fare bene, con le prestazioni: questa è la strada. Speriamo di poter raggiungere l’obiettivo perché è importante per tutti noi, per il calcio italiano, per i tifosi italiani, per chi lavora nel mondo del calcio, per tutti”

Finisce qui la conferenza stampa di presentazione di Gattuso

Domanda per Gravina: può chiarire come è andata la trattativa con Ranieri e perché è saltata? 

"C’è stata un’idea, un incontro, massimo rispetto nei rapporti e prima di sentire Ranieri avevamo già avviato un percorso su un progetto alternativo, non ci siamo fatti trovare assolutamente impreparati. Con il proprietario della Roma il rapporto è di massimo rispetto. Non c’erano a mio avviso le condizioni per poter andare oltre, ma per una scelta reciproca. Non si può parlare di rifiuto o non rifiuto. Un contatto è fisiologico e normale prima di una scelta del genere"

Tra i 35 giocatori che ha chiamato c’è anche Acerbi? 

"No, non ho parlato con Acerbi. È un giocatore che sta dando tanto al calcio, si è parlato tantissimo ma non è una problematica che ha toccato me e penso che in questo momento le scelte da parte mia sono diverse. Nulla contro Acerbi, anzi, ma non l’ho chiamato. Da parte mia c’è rispetto e stima, ma in questo momento ho chiamato altri giocatori più giovani che penso che in questo momento ci possono dare qualcosa"

C’è qualche trucco che userà? 

"Come ha detto Mourinho non sono Harry Potter, non faccio magie, posso mettere solo impegno, passione per cercare di entrare nella testa dei giocatori. Poi non dobbiamo più sentire la parola 'io' ma la parola 'noi': è la cosa più importante. Poi sugli aspetti tecnici tattici, ripeto, i giorni sono pochi e dobbiamo cercare di fare meno danni possibili"

Domanda per Buffon: abbiamo avuto la sensazione di un tuo ruolo diverso, un vero e proprio direttore sportivo di questa nazionale. È così? 

"La scelta di Rino è stata concertata come è giusto che sia con il presidente e tutti gli altri professionisti con i quali ci confrontiamo per cercare di sbagliare il meno possibile. Poi penso che non esistano a questo livello allenatori tanto più bravi o tanto più scarsi, credo che esistano allenatori adatti o funzionali rispetto a certi momenti che vivono le squadre e secondo me questo momento storico era il momento giusto perché Rino potesse diventare il Ct della nazionale"

A livello personale ha trovato tempo di emozionarsi?

"Sinceramente, no, nessuna emozione anzi tanti pensieri e responsabilità: so che sarà difficile."

Quale messaggio o lezione di vita invii alla tua regione che è così orgogliosa di te? 

"Io non devo dare nessuna lezione di vita, non sono così importante da darne a nessuno. La Calabria è una terra incredibile e la mia infanzia è stata bellissima. Dico sempre che quando sentivo l’inno, chiudevo gli occhi e sentivo la mamma che mi chiamava dal balcone quando giocavo partite infinite. È una terra bellissima e i giovani devono seguire la strada giusta, dello studio, e fare le persone perbene"

Su che cosa sarà intransigente? 

"Se non vedo i giocatori che vanno a 100 all’ora… Devono andare a 100 all’ora, bisogna far parlare il campo. Alcuni di loro li ho allenati in questi anni e sanno che per me quando inizia l’allenamento bisogna pedalare. Fuori dal campo, sinceramente non do importanza perché ognuno decide come comportarsi e non posso stare là a fare il sergente di ferro o il poliziotto"

Spalletti a Napoli arrivò dopo di lei e partì dal suo lavoro. Lei invece cosa salva dell’Italia di Spalletti e da cosa ripartirà? 

"Io e Luciano ci siamo sentiti, e io ho una stima incredibile nei suoi confronti, ha una preparazione incredibile, è onesto, ogni anno riesce a fare cose nuove. C’è grande stima. In questo momento devo vedere quello che vogliamo fare, cosa vogliamo fare però il lavoro di Luciano e la sua professionalità sono incredibili, ha fatto un lavoro importante con la maglia della nazionale. Vedremo su che strada vogliamo andare. Cambiamenti non se ne possono fare perché c’è poco tempo, la cosa più importante è capire cosa vogliamo fare nell’arco dei 90 minuti"

Ha visto la partita con la Norvegia? E cosa ha pensato? 

"La pressione la porta la maglia azzurra perché siamo una nazione che ha vinto quattro Mondiali, una nazione che ha fatto tantissimo nella storia del calcio, e stare due volte fuori dal Mondiale è un peso per i calciatori, per me e per tutti noi. Dobbiamo essere bravi a reagire perché solo reagendo possiamo uscire fuori da questa situazione. La partita con la Norvegia l’ho vista, è stata una partita difficile in cui i norvegesi a livello fisico andavano più forte di noi e venivamo da un momento in cui parecchi giocatori importanti venivano da una sconfitta molto molto pesante in Champions League e la squadra in quel momento non ha avuto la forza che ha avuto la Norvegia. Questa è la verità"

Tra i giocatori che Spalletti non ha chiamato nell’ultimo periodo, ha individuato qualcuno che può fare al caso suo?

"Vediamo quello che dice il campionato, in questi giorni ho chiamato 30 o 35 giocatori e ho fatto una chiacchierata con tutti loro. Ci sono giocatori che in questo momento sono stati fuori perché hanno caratteristiche ben precise e possono dare una mano ma bisogna far parlare il rettangolo verde e quando dice che le cose sono state fatte bene le porte della nazionale sono aperte. A Chiesa ad esempio ho detto quello, che deve trovare il modo di giocare con continuità, e questo vale per tutti"

Quali saranno le prime parole che dirai ai tuoi giocatori?

"Quello che ho detto prima: creare una famiglia, provare a dirci le cose in faccia, perché nei momenti di difficoltà, e in campo le difficoltà ci sono in qualsiasi momento, quando ti senti solo e non senti la voce del compagno, diventa dura e 90 minuti sono interminabili. In questo momento dobbiamo riuscire a cambiare questo aspetto, di aiutarci, di dire anche le cose che qualcuno magari non vuole sentire, perché solo così si può crescere."

Cosa pensa dei giocatori che rifiutano la nazionale? 

"Bisogna vedere e capire perché è un giocatore rifiuta la nazionale. Io non credo che i giocatori rifiutino la nazionale. È la prima cosa che ho chiesto al presidente e a Gigi, che mi devono aiutare per fare in modo che chi viene in nazionale, anche se ha un problemino, e in questo club ci devono dare una mano, stia a Coverciano. Abbiamo fisioterapisti, dottori, attrezzi, macchine, tutto per gestire i giocatori e penso che se vogliamo essere credibili e non creare delle scuse o un precedente, chi è convocato in nazionale sta a Coverciano come si faceva ai tempi quando giocavo io, e dopo se non riusciamo a far guarire il giocatore ritorna al club. Ma la cosa più importante è riuscire a stare più giorni possibile insieme. I dolorini ci sono sempre, se avessi dovuto ascoltare il mio fisico avrei giocato 50 partite in meno."

Bisognerà iniziare a segnare qualche gol: quattro anni fa abbiamo vinto un Europeo con Chiesa, Berardi, Insigne e Bernardeschi. C’è l’esigenza di individuare un certo tipo di giocatore?

"Io penso che in questo momento il nostro campionato dice che abbiamo il 40% di squadre che giocano a tre e il 60% di squadre che giocano a quattro, ma in questo momento bisogna mettere i giocatori al posto giusto. Bisogna mettere una squadra in campo a cui piace stare nella metà campo avversaria e metterla in condizioni di creare gioco per fare male agli avversari. Poi i moduli a tre o a 4 trovano il tempo che trovano. La cosa più importante è come vogliamo stare in campo"

Quale messaggio tra quelli che hai ricevuto ti ha colpito di più? 

"Tanti messaggi mi hanno colpito, sicuramente sentire i genitori di una certa età emozionarsi per l’opportunità che mi ha dato la Federazione è stato un momento di gioia. Sentire mamma e papà emozionarsi ancora è stata un’emozione grande"

Si parla tanto di italianità, è un problema nostro? 

"È un problema di generazione, non solo del nostro calcio: diciamo che i giovani sono cambiati, ma dobbiamo essere noi bravi a cambiare e trovare una via di mezzo per interagire con loro in maniera corretta, perché i tempi sono cambiati e dobbiamo essere bravi a entrare nella loro testa nel modo giusto e non pensare che loro devono cambiare e venirci incontro. Noi dobbiamo andare incontro a loro e ascoltarli per farli esprimere al massimo"

Lippi dice di rivedersi in te. Cosa ti ha detto?

"Non posso rivelarlo ma immagina la parola CT e capite a cosa voglio arrivare. La prima parola che mi ha detto è stata questa. Spero di fare ciò che ha fatto lui, ma non alzare la Coppa del mondo ma creare quella alchimia che aveva creato lui. Veder i giocatori che vengono a Coverciano con il sorriso"

Domanda per Buffon: Luis Enrique tre anni fa diceva che gli piaceva il calcio di Gattuso. Questa valutazione ha avuto un peso?

"Mi fa piacere che tu sia a conoscenza di quella intervista perché all'epoca mi aveva fatto piacere. Io ho giocato anche contro squadre di Rino e avevo sempre grandi difficoltà, l'idea che dietro ci fosse una identità e lavoro. Quando sei in campo percepisci subito se dietro c'è la mano di un allenatore capace, e quando giocavo contro Milan e Napoli lo percepivo. Il suo tratto distintivo predominante, di essere generoso, combattivo, nessuno glielo toglierà mai e glielo deve negare, ma allena da 12 anni e ha fatto esperienze in tutta Europa col desiderio di migliorare ed evolversi. Noi mettiamo etichette perché non abbiamo voglia di approfondire e chi lavora nel calcio deve fare il contrario"

Come cambia il tuo lavoro dal club alla Nazionale?

"Il calcio è la mia vita, sarà un lavoro diverso, spero di non stressare i colleghi allenatori: l'obiettivo è andare a vedere allenamenti, partite, parlare con i giocatori. Sarà questa la vita"

Senti che stavolta possono arrivare dei risultati che nella tua carriera finora sono arrivati solo parzialmente? E poi dovrai "allenare" anche la squadra dei tuoi collaboratori.

"Ho Bonucci nel mio staff e altri 5 componenti che lavorano con me da tanto. Prandelli, Perrotta, Zambrotta e Viscidi ci daranno una mano per far crescere la struttura a livello giovanile. Risultati? Col Napoli e il Milan non sono andato in Champions per un punto, all'Hajduk che non vinceva da 19 anni mi sono giocato il campionato all'ultima giornata con una squadra imbottita di giovani. Dipende come vengono scritte le cose. Solo una squadra vince, poi devi vedere come hai lavorato, come hai fatto crescere la squadra"

In Nazionale dovrai accettare qualche compromesso o sarai il Gattuso di sempre?

"Tutti pensano a Gattuso che corre, grinta... Io penso che le squadre che ho allenato hanno espresso un buon calcio. Mi hanno detto di non dirlo ma lo dico: oggi un Gattuso nella mia squadra, col casino che faceva, non lo metterei in campo, per come vedo ora il calcio. Mi piace aggiornarmi e parlare di calcio, so che calcio mi piace. Bisogna entrare nella testa dei giocatori, non tutti sono uguali. Oggi il calciatore è diverso, è molto più professionista: fanno solo più fatica a fare gruppo, non solo in nazionale"

Cosa dici delle parole di La Russa?

"Nel 2005 ho vissuto un incubo dopo la finale di Champions col Milan, volevo lasciare il Milan. Spero di fargli cambiare idea"

Prima avevamo un'identità italiana. Ma ora il calcio è cambiato: cos'è ora?

"Quest'anno nel campionato italiano hanno giocato il 68% di stranieri e il 32% di italiani e questo dato ci deve fare riflettere. Dobbiamo dare la possibilità ai nostri giovani di crescere, il cambiamento è questo. Ritroviamo entusiasmo, la parola paura non deve esistere"

Ha più la speranza o la convinzione di riportare l'Italia al Mondiale?

"La convinzione, perché abbiamo a disposizione giocatori importante, alcuni nei loro ruoli sono nei primi 10 al mondo. Abbiamo una squadra forte, ma ripeto: squadra. Non pensiamo ai singoli giocatori. Quando mi hanno chiamato non ho esitato un istante"

Per Gattuso: Di cosa ha bisogno la nazionale?

"Entusiasmo, voglia, voglia di stare insieme ed essere uniti nelle difficoltà. Ho ben chiaro nella mia testa. Dobbiamo ricreare una famiglia, è la cosa più importante oltre a moduli e tattica. E' la priorità"

Domanda per Gravina: che riflessioni ha fatto negli ultimi tempi?

"Ho messo insieme i frammenti e c'era la necessità di dare risposte immediate. Con amarezza per aver risolto il rapporto splendido con una persona meravigliosa come Spalletti, è stata una ferita. Ma c'era bisogno di dare in tempi brevi una risposta e con Rino abbiamo tracciato un percorso per provare a dare una svolta, in piena sintonia"

"E' un sogno che si avvera, spero di essere all'altezza, so che il compito non è facile ma nella vita di facile non c'è nulla. C'è da lavorare ma sappiamo di poter fare un grande lavoro. Sento dire da anni che non c'è talento e non abbiamo giocatori: io credo ci siano, dobbiamo solo metterli nelle condizioni di esprimersi, con l'obiettivo di riportare l'Italia al Mondiale perché per il nostro calcio è fondamentale"

Inizia ora a parlare Gattuso

Gravina spiega il "progetto Prandelli"

Gravina: "Abbiamo pensato di avviare il progetto Prandelli, in cui sarà supportato da Simone Perrotta e Gianluca Zambrotta, ex campioni del mondo che caleranno nella realtà del nostro calcio l'idea di sviluppare la tecnica partendo dai vivai. Sarà un progetto autonomo ma parallelo a quello di Gattuso. Con Rino collaborerà Leonardo Bonucci, insieme a Barzagli. Ci siamo rivolti a coloro che la maglia azzurra l'hanno indossata e ne conoscono il valore".

Ancora Gravina: "Scelta dettata non solo dal cuore. Abbiamo scelto un allenatore che sa cosa vuol dire indossare la maglia azzurra, che non ha paura di assumersi responsabilità e che sa mettere il gruppo davanti a tutto. Come Federazione lo sosterremo. Ha un compito difficile ma affascinante: portare identità e risultati"

Gravina: "Gattuso non porta solo entusiasmo"

Ha preso la parola il presidente Gravina, per introdurre Gattuso: "La Nazionale italiana ha bisogno di lui e lui ha risposto senza esitazione, con lo stesso entusiasmo di quando rispondeva da giocatore. Ma non riduciamo tutto al semplice entusiasmo, ci sono anche spirito di sacrificio, preparazione. Mi ha colpito quando mi ha detto che 'Nessuno vince da solo'. Al Mondiale si va insieme. La sua scelta è stata condivisa e ringrazio Buffon, il suo ruolo è stato determinante. Gattuso conosce bene il calcio italiano, la mentalità dei giocatori e la pressione mediatica"

A breve l'inizio della conferenza stampa di presentazione di Gattuso. Al tavolo con lui ci saranno il presidente Gravina e il capodelegazione Buffon. Lo staff del nuovo Ct, compreso Bonucci, in prima fila. Presente anche Cesare Prandelli

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