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Juventus, Paratici: il coronavirus e quei retroscena su tre viaggi di mercato

Serie A

Parla il direttore sportivo bianconero a Juventus Tv: "La mia zona è tra le più colpite dal coronavirus, nella provincia di Piacenza si viaggia alla media di 30 morti al giorno e questo deve farci riflettere. La mia carriera da dirigente? Una volta a Quito rischiai per trattare un giovane, a Cracovia restai bloccato 10 giorni per la neve e la Samp mi decurtò lo stipendio"

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La Juventus è una delle società di Serie A colpite dal coronavirus. Il primo calciatore a risultare positivo è stato Daniele Rugani, poi la notizia del contagio di Blaise Matuidi e Paulo Dybala. Fabio Paratici, dalla sua abitazione, è intervenuto sul canale ufficiale della società bianconera: "Invito tutti a stare a casa, vengo da una terra particolarmente colpita, una provincia come quella di Piacenza che viaggia a una media di 30 persone decedute al giorno. Questo ci deve far pensare, tutte le cose che sono state dette in questi giorni sono state importanti per sensibilizzarci ma non bastano. Dobbiamo impegnarci sempre di più e fare attenzione", le parole del direttore sportivo bianconero sul coronavirus.

"Quella volta in cui in Ecuador rischiai per trattare un giovane..."

Paratici racconta poi alcuni aneddoti sul suo lavoro: "Ho viaggiato tanto, alla Sampdoria inizialmente ero il capo degli osservatori e mi muovevo in giro per il mondo. Una volta seguivo un ragazzo sudamericano e andai a Quito, non proprio il posto più tranquillo, e la sua famiglia mi diede appuntamento alla stazione dei bus. Per fare bella figura mi vestii bene, con giacca e cravatta, e quando il tassista mi portò in quel luogo mi disse 'Sei sicuro di voler scendere?'. Capii di aver preso un grossissimo rischio, attraversai la stazione con la testa bassa sperando che nessuno mi fermasse. Un altro episodio riguarda il Mondiale under 17 in Canada, una delle semifinali fu Argentina-Cile e seguivamo Vidal. Le due squadre finirono la partita in 8 e arrestarono tutti i calciatori nel sottopassaggio. Una volta, invece, dovevo vedere due partite in Polonia, ma sono rimasto bloccato lì 10 giorni per la neve. Non sapevo parlare il polacco ovviamente e non c'era la tecnologia che c'è oggi, andavo all'internet point e ci rimanevo 20 ore. Ero solo in quest'hotel a Cracovia, ci sono rimasto 10 giorni e alla Sampdoria arrivò un conto incredibile e mi decurtarono lo stipendio". Paratici è diventato un importante direttore sportivo, in pochi però lo ricordano come calciatore: "Non tutti gli allenatori mi facevano giocare, m'inserivo dove capitava. Un giocatore che mi somiglia? Dico Pessotto".