L'ex attaccante si racconta a Casa Sky Sport: "Far parte di quell'Inter vincente è stato bellissimo, sento un po' mio anche il 'Triplete' nonostante sia andato via a gennaio. Lo scudetto in nerazzurro e la promozione con il Cagliari le due emozioni più forti. Mourinho e Mancini due vincenti, ma sono diversi. Potevo andare al Milan, ma avevo già dato la parola all'Inter. Ibra l'unico giocatore capace di vincere le partite da solo"
Nella scorsa stagione ha iniziato la sua carriera da allenatore, guidando il Brescia per tre partite in B prima dell'esonero. David Suazo attende ora un'altra chiamata per proseguire il suo percorso in panchina, dopo una carriera da calciatore ricca di soddisfazioni tra Cagliari e Inter. L'ex attaccante è stato ospite a Casa Sky Sport: "Far parte di quell'Inter è stato bellissimo, abbiamo vinto un campionato all'ultima giornata a Parma ed è stata una festa fantastica per tutti. Ma metto questa gioia alla pari della promozione del Cagliari nel 2003/2004, è stata come uno scudetto. Non andavamo in Serie A da quattro anni, sono state le stagioni che mi hanno permesso di crescere. E poi per un honduregno, vincere un campionato in Italia è un qualcosa di speciale". E Suazo ha fatto parte anche dell'Inter del 'Triplete' per sei mesi, prima di passare al Genoa a gennaio: "Quando fai parte di un gruppo così senti tue anche vittorie del genere. Sono stato in quel gruppo per sei mesi prima di andare a Genova, ho anche fatto un gol. Poi li ho sempre seguiti, quindi sento quel 'Triplete' anche un po' mio. La forza di quell'Inter era il gruppo, anche se non entravi nell'undici titolare sapevi di far parte di una squadra che stava facendo la storia. Lì è stato bravo Mourinho, eravamo tutti pronti ad aiutare e lo ha dimostrato il risultato finale".
"Pregi e difetti di Mourinho e Mancini"
All'Inter, Suazo ha avuto grandi allenatori: "Mancini e Mourinho sono due vincenti, sono differenti nel modo di gestire la rosa. José sceglie una sua squadra ed è chiaro sin dall'inizio, poi se il titolare del ruolo si fa male ti fa entrare. Mancini invece teneva tutti sulla corda, ruotava molto di più i giocatori. Due difetti? Per Mou il fatto di avermi fatto giocare poco. Mancini, invece, mi ha voluto a tutti i costi, ma si arrabbiava troppo. Mi diceva sempre 'Devi capire che non sei più al Cagliari'. Ma mi ha dato tanti consigli importanti, lui è abituato a grandi palcoscenici. A chi m'ispiro da allenatore? A Cagliari ne ho avuti più di 15, tra i quali anche Giampaolo. Ognuno mi ha dato qualcosa. Vorrei fare come De Zerbi, D'Aversa, Juric, che ora sono una realtà e stanno facendo vedere il loro lavoro".
"Potevo andare al Milan, ma avevo già dato la parola all'Inter"
Poi un aneddoto di mercato: "C'era la possibilità di andare al Milan prima di andare all'Inter, il Cagliari mi disse che c'era questa possibilità ma io avevo già dato la parola ai nerazzurri e la rispettai. Avevo già parlato con Mancini, avevo già preso la mia decisione. Lasciare Cagliari dopo 8 anni non è stato facile, è la mia città e anche oggi vivo qui. Ma quando arrivano chiamate del genere la società ne parla con te e si valuta, era arrivato il momento di andare via.
"Ibra il più forte "
"All'Inter mi sono tolto tante soddisfazioni - prosegue Suazo -, ho incontrato calciatori e allenatori importanti che mi hanno fatto crescere. Ho imparato da tutti, ho avuto la possibilità di trovare grandi giocatori a partire da Zola a Cagliari. Mi ha impressionato Ibra, era il giocatore che realmente poteva da solo vincere le partite. Poi ho giocato con altri calciatori forti come Milito e Figo".
"Perché in Honduras si tifava Napoli"
Durante la chiacchierata a Sky Suazo ha anche svelato un curioso retroscena: "Per quale squadra italiana tifavo da bambino quando vivevo in Honduras? In realtà a quei tempi vedevamo in tv solo una partita a settimana del campionato italiano ed era sempre una del Napoli di Maradona. Per questo, negli anni '80, in Honduras tutti i bambini difavano Napoli!"