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Marotta: "Scudetto ancora possibile, Tonali piace ma... Serie A deve decidere da sola"

Serie A

Matteo Barzaghi

Lunga intervista all'amministratore delegato nerazzurro tra ripartenza del calcio, il difficile periodo di emergenza legata al coronavirus e, ovviamente, mercato. "La decisione del Consiglio Figc dimostra che la Serie A ha bisogno di un'autonomia gestionale. Durante lo stop per il Covid sarebbero serviti toni meno polemici. Lautaro? Se parte arriverà un big. Tonali piace, ma non si vince con i soli giovani"

NAPOLI-INTER LIVE

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Come avete vissuto questi mesi di stop e questa ripartenza che sta prendendo forma?

Devo dire che da parte mia c’è stata grande preoccupazione, soprattutto perché eravamo in un contesto territoriale particolarmente difficile (la Lombardia è stata di gran lunga la regione più colpita, ndr) con la morte che serpeggiava con grande frequenza. Credo fosse normale essere preoccupati. Lo sport è un viatico della vita, riprendere l’attività servirà anche per cercare di dimenticare questi momenti brutti.

 

Ieri c’è stato il Consiglio federale che ha deciso per playoff e playout e per l’algoritmo come piano C in caso di nuovo stop del campionato. Il presidente Gravina ha detto che è stata una vittoria del calcio, come commenta le sue parole?

Non ci sono vincitori o sconfitti, la situazione è stata abbastanza anomala. Come Serie A siamo stati messi dietro alla lavagna e abbiamo preso uno schiaffo morale, perdendo una nostra rivendicazione: 3 voti contrari alla delibera e 18 a favore è un chiaro segnale. Il mondo del calcio ha bisogno di rivedere tutto il sistema di governance che forse non rispecchia il peso specifico del  nostro campionato.

 

Come si cambia?

Non critico gli uomini. Gravina è un dirigente di grande esperienza e competenza e io lo stimo. Invece critico il sistema di governo nel calcio in Italia, ancorato a una volontà decisionale che spetta a tante, forse troppe, componenti. Credo che la Serie A abbia bisogno di sua autonomia molto simile a quello che succede in Premier League, che garantisce poi per tutto il sistema rispettando valenza e obiettivo sociale degli altri campionati.

 

Facciamo un passo indietro. Ci sono state tante polemiche nei mesi scorsi per come è stato gestita la fase di studio della ripartenza? Si poteva fare tutto in maniera più serena?

Credo di sì e faccio autocritica. Noi dell’Inter abbiamo parlato poco per rispetto della pandemia e della preoccupazione per quello che stava accadendo. Un silenzio di forte preoccupazione per tutti noi che rispecchiava il sentimento del nostro pur giovane presidente, il cui primo pensiero è sempre stato quello di mettere in sicurezza tutti i circa mille dipendenti dell’Inter. Credo che servisse maggiore sensibilità di quella che c’è stata, soprattutto nelle dichiarazioni. La finestra mediatica offerta da questa pandemia non doveva essere interpretata come uno spazio di scontro tra fazioni, ma valutata in termini di analisi di uno scenario che non tocca solo questa stagione ma anche le prossime due, sia per il calendario ma anche per l’impatto economico di questo blocco forzato.

Per manifestare la propria preoccupazione, due mesi fa Zhang ha usato toni molto duri, criticati da qualcuno. Vi hanno chiesto scusa?

Steven all’inizio è stato mal compreso, la sua esternazione è stata solo frutto della forte preoccupazione per quanto stava accadendo in Italia in relazione a quanto era già successo in Cina. Preoccupazione e allarmismo verso una situazione che poteva degenerare, come poi è avvenuto, da un momento all’altro. Voglio ricordare quanto erano forti i nostri dubbi sul giocare la partita contro la Juventus a porte aperte. Quello è stato un segno premonitore lanciato dal nostro presidente di una situazione che poi è degenerata in una epidemia con migliaia di morti.

 

Si ripartirà dalla Coppa Italia, nella quale sarete chiamati a una rimonta sul Napoli. C’è stato un po’ di disappunto per il calendario fitto? Manderete la squadra Primavera al San Paolo in Coppa Italia?

Anche su questo abbiamo manifestato il nostro pensiero critico verso un contesto più generale rappresentato dal mondo del calcio. Volevamo mandare un messaggio: si parte solo se in totale sicurezza, garanti per i nostri giocatori e per i nostri dipendenti. Ora c’è e quindi è giusto riprendere. Nel migliore dei modi, per mezzo di un protocollo redatto dal Ministero della salute grazie anche alla Lega Calcio: se lo rispettiamo possiamo avventurarci con meno preoccupazione in questo strano e particolare epilogo. Che, però, porta a una riflessione ulteriore. In un mese e mezzo dobbiamo fare 15 partite, Getafe compreso, cosa che comporterà certamente stress agonistico e mentale oltre all’elevato rischio che i giocatori si facciano male a causa dei tanti impegni al termine di un lungo periodo di sosta forzata, al quale nessun giocatore è mai stato abituato. Il bilancio lo faremo solo alla fine, ma credo che questa preoccupazione sia assolutamente legittima.

 

Che ne pensa della possibilità playoff e del fattore algoritmo?

Quella dei playoff e dei playout la vedo come situazione remota ed estrema. Sono convinto che partendo il 20 giugno avremo molte possibilità di portare a termine il campionato. In questo contesto italiano di grande difficoltà legata all’emergenza Covid capisco molto bene l’apprensione del nostro governo nel compilare un protocollo che doveva essere rigidissimo e imporre la quarantena in caso di un calciatore positivo. Questo forse è un limite, ma rappresenta un momento molto difficile. Speriamo che il buon Dio ci assista e ci faccia concludere il campionato in maniera naturale.

 

Che valore aggiunto è per lei e per l’Inter la proprietà di Suning?

Avere una proprietà forte alle spalle ti dà grandi garanzie e forti motivazioni per continuare un cammino che abbiamo intrapreso nella passata stagione e che deve quest’anno deve portarci a uno step di ulteriore crescita. La famosa asticella che si deve continuamente alzare, quello deve essere il nostro obiettivo, mirato a innalzare il livello qualitativo della squadra. Come si fa? Inserendo giocatori forti, ma senza perdere di vista i limiti finanziari ed economici determinati dalla situazione della pandemia che mettono a rischio tutte le entrare del sistema imprenditoriale calcio, dagli sponsor ai broadcaster.

 

Cosa chiederete a Conte, potete lottare per lo Scudetto?

Nulla è precluso, nella maniera più assoluta. Dobbiamo ripartire con la stessa determinazione e la stessa volontà di inizio anno, che poi nel corso della stagione ha dimostrato di poterci regalare frutti molto importanti. Ci sono ancora 13 partite di campionato, tanti punti a disposizione e tutto può succedere. Una delle caratteristiche più belle di questo mondo è l’imprevedibilità: dobbiamo farlo diventare il nostro slogan.

Quale sarà il futuro di Lautaro?

Noi vogliamo rafforzare l’assetto della squadra all’interno della quale ci sono diversi giocatori importanti. Uno di questi è certamente Lautaro, ancora molto giovane, che da talento promesso sta diventando un campione grazie al lavoro di Conte, della società e del ragazzo stesso, che ha dimostrato di possedere grandi qualità calcistiche e professionali. L’Inter non vuole vendere ma comprare, come fanno i grandi club, e noi vogliamo seguire questa linea. Ma c’è una clausola (da 111 milioni di euro, ndr) che scade il 7 luglio: vediamo prima cosa vorrà fare il Barcellona e poi ci sederemo attorno a un tavolino con il giocatore e vedremo cosa fare. Ora è importante che lui resti concentrato per dare il suo contributo e aiutarci a toglierci le soddisfazioni che ci meritiamo. In ogni caso, se dovesse partire, arriverà un top player, un giocatore di peso".

 

Come è andata la cessione di Icardi?

Devo dire che è stata un’operazione molto positiva. Nata da un prestito con diritto di riscatto, esercitato dal Psg anche se con uno sconto. Alla fine siamo stati tutti soddisfatti: noi, i parigini e il giocatore. Siamo tutti contenti. Del resto era un percorso che avevamo cominciato l’anno scorso e che ora si è concluso come tutti speravano.

 

Nainggolan può tornare all’Inter?

Oggi è prematuro fare un discorso del genere. Ci sono ancora 13 partite e tutte le società devono ancora delineare un mercato che sarà atipico e condizionato dai riflessi economici e finanziari dettati dalla pandemia. Rispondendo alla domanda, l’obiettivo del management e dell’area tecnica è valorizzare i nostri asset e le nostre risorse. Nainggolan è una di queste, anche molto importante: quando terminerà il prestito al Cagliari rientrerà e prenderemo delle decisioni confrontandoci con lui per il bene di tutti.

La linea Marotta spesso e volentieri è coincisa con l’acquisto di giovani italiani. Tonali rappresenta l’identikit giusto?

La linea Marotta non esiste. Esiste la linea Inter, della quale faccio parte anche io così come Ausilio, che è un bravissimo direttore sportivo e col quale mi confronto continuamente. L’idea è avere un giusto mix di giocatori giovani e altri più esperti, anche perché solo con i primi non si vince. Poi se sono italiani ancora meglio, sempre nel rispetto dell’equilibrio economico-finanziario della società.

 

Non ha risposto su Tonali!

Esattamente.

 

Ogni tanto girano voci su un suo possibile addio all’Inter

Sono fake news, all’Inter sto molto bene. La società continua a dimostrare la volontà di migliorarsi e crescere continuamente e io provo grande soddisfazione nel fare questo lavoro. Spero di continuare a lungo e di togliermi grandi soddisfazioni con la conquista di qualche trofeo.