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Juventus, Dybala: "Scacchi, che passione. I negazionisti del Covid? Come i terrapiattisti"

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Dagli hobby ai punti deboli fuori dal campo ("sono attento ai soldi, ma per una maglia di Del Piero all'asta ho rischiato di fare follie"), la Joya si racconta a Vanity Fair: "Sono un tipo che sa aspettare, gli scacchi mi hanno insegnato questo. La barba? Proprio non mi cresce..." Poi la stoccata a chi non riconosce la pericolosità del coronavirus: "Spessore intellettuale da terra piatta"

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Le auto, il pianoforte per la sua Oriana e quel debole per le maglie da calcio. "Ne ho ha centinaia, quelle che scambiamo a fine partita ma non solo: per la 10 di Maradona o Del Piero spenderei anche 20mila euro". Dall'infanzia alle passioni fuori dal campo, Paulo Dybala si è raccontato per una lunga intervista rilasciata a Vanity Fair a pochi giorni dal 27esimo compleanno: "La barba proprio non mi cresce. Mentre ho gli occhi verdi come mio nonno materno", ricorda l'attaccante della Juventus. "È morto quando avevo 4 anni, ma in famiglia si raccontano tante storie: pare che appena arrivato in Sudamerica dalla Polonia abbia dormito due settimane in un campo di grano, morendoci quasi di fame prima di essere salvato da alcuni contadini. Poi, poco a poco, ha costruito la sua vita. Io sono orgoglioso di quello che ha creato e degli insegnamenti che ci ha lasciato. Gli stessi che mi ha impartito mio padre: essere responsabili, rispettare la gente, crescere in tutti gli aspetti umani. Era un uomo tranquillo e silenzioso. Amava il calcio più di ogni cosa e ci portava ovunque potessimo giocare, ovunque ci vedesse felici. Ha trasmesso questa passione a noi fratelli". Non è stata l'unica: "Era anche un amante delle macchine e le cambiava spesso: Volkswagen, Chevrolet, Volvo. A ogni nuovo acquisto mia madre si arrabbiava, ma lui se le guadagnava con il lavoro e giustamente si toglieva le sue soddisfazioni. Aveva un'agenzia di scommesse in cui si giocano i numeri, come il Lotto qui in Italia. In cosa gli assomiglio? Nella passione per il calcio. Poi, nella riservatezza e per l'amore per le auto, anche se non le cambio spesso quanto lui. Negli ultimi 10 anni ne ho cambiate tre. Cosa me ne faccio? Siamo spesso in giro per le gare in Europa e in Italia e neppure le potrei usare. In più la Juventus ci fornisce un'auto aziendale. L'ultima che ho comprato la usa la mia fidanzata".

"Scacchi? In Argentina giocavo a livello nazionale"

Istinto e fantasia in campo, lunghi tempi di riflessione fuori. Dal bianconero della Juve a quello della scacchiera. "Me la cavo bene", rivela Dybala. "Fino ai 18 anni ho anche partecipato a diversi tornei a Cordoba, la mia città. Vincevo quelli provinciali, poi ho fatto il salto a livello nazionale conquistando un buon secondo posto. Quindi ho cominciato a sfidare i giocatori più grandi: lì ho sentito il salto. Spesso, purtroppo, sono stato eliminato a metà percorso. Ma è un giocho che mi piace, se trovassi qualcuno con cui farlo continuerei anche oggi. Sono paziente, studio le mosse dell'avversario e gli faccio male quando posso" Anche nella vita? "Dipende. Ma in generale sono un tipo che sa aspettare, che sa concentrarsi per fare le mosse giuste al momento giusto. Nel mio lavoro cerco sempre di avere obiettivi a corto raggio, perché sono i più facili da raggiungere. Questo è il mio rapporto con il tempo".

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Maglie, pianoforte e...il gorilla

E torniamo alle 'follie': "Soltanto sfiorate", sorride l'argentino. "Una casacca di Del Piero, all'asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me. Se comprerei la statua del suo piede sinistro che stava facendo costruire Maradona prima del ricovero? Dipende da quanto c'è da spendere. 20mila euro? Per quella cifra, subito. Stavo pagando di più per la sua maglietta numero 10. Per il resto però la mia famiglia mi ha insegnato il valore dei soldi, a spenderli con attenzione. Colleziono maglie da calcio, a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, più quelle che mi regalano o che ordino su internet anche per i miei compagni di nazionale che giocano all'estero". Dybala non si ritiene invece un collezionista d'arte, anche se... "Ho la statua di un gorilla in salotto. L'ho trovata a una cena di beneficenza a Parigi, organizzata dal mio ex compagno di squadra Blaise Matuidi, per finanziare alcuni progetti di solidarietà in Africa. In vendita c’erano oggetti di valore e altre cose di carattere più affettivo. Io mi sono appassionato a questa scultura di Richard Orlinski e l’ho acquistata. Ma è stato il mio unico investimento nel settore. Il pianoforte? Per la mia ragazza, ro riesco a suonare solo canzoni facili con pochissimi accordi. Principalmente pezzi reggaeton. Oriana riesce a farmi aprire e a farmi vedere ogni giorno le cose in modo diverso. Comunichiamo tanto e facciamo tante cose assieme, anche se ciascuno conserva il proprio spazio. A parte sul divano la sera, quando vediamo un film lei vorrebbe stare sempre abbracciata, io un po’ meno. Stare tutto il giorno appiccicati non va bene. Se la sposerò? Più avanti".

"Coronavirus? Non si deve scherzare"

L'ultima battuta di Dybala è per il 'partito' dei negazionisti: l'argentino in primavera è stato tra i primi calciatori alle prese con il Covid-19, guarendo dopo una pesante fase sintomatica. "Non ho paura del virus quando incontro i tifosi perché l'ho già avuto", spiega Paulo. "Semmai sono a loro a doversi preoccupare quando incontrano me: è una malattia seria. I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti. Non fatemi aggiungere altro".

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