Inter, Dumfries: "Derby gara unica. Vorrei avvicinarmi ai livelli di Maicon"

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L'esterno nerazzurro a La Gazzetta dello Sport: "Il derby è una partita unica, la vedevo anche in Olanda. All'andata, anche dalla panchina, ho respirato un'atmosfera pazzesca. Il periodo d'ambientamento è stato intenso, ma il mio segreto è sempre nel lavoro e nel miglioramento. Il rigore con la Juve è stato il momento più duro, la Supercoppa invece uno indimenticabile. Hakimi? Non mi piace parlare di eredità, ma il mio esempio è Maicon"

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Superato il week-end di sosta per le nazionali, è iniziata la settimana del ritorno in campo del campionato di Serie A. Nel prossimo turno è in programma l'atteso derby di Milano, che vale tanto anche in chiave scudetto. Denzel Dumfries dell'Inter vuole essere protagonista, dopo aver giocato appena 14 minuti nella gara d'andata: "È una gara unica, si vedeva in Olanda – le parole dell'esterno a La Gazzetta dello Sport - Ricordo il gol di Stefan nella rimonta di due anni fa. All’andata, anche se in panchina, c’era un’atmosfera pazzesca, una elettricità diversa. Io, però, non la preparo in modo differente: provo a rimanere sempre acceso, a prescindere dalla partita. L'ambientamento? Sono stati mesi divertenti, ma intensi. Per me era davvero tutto nuovo, ma sin dall’inizio ho provato a capire il più in fretta possibile come si sta in questo grande club e ad apprezzare tutte le cose belle: parlo con lo staff, conosco i compagni, ma soprattutto ascolto. Ascolto e imparo. Certo, poi negli ultimi due mesi ho assestato la mia posizione: ho capito che cosa mi viene chiesto, ho imparato certe letture difensive per capire prima cosa succede. Questa è la chiave. Tutta la mia vita e la carriera sono basate sul lavoro e sul miglioramento". 

"Maicon un esempio. Hakimi? Non mi piace parlare di eredità"

Dumfries è stato preso col difficile compito di far dimenticare Hakimi, ma il suo obiettivo è ancor più grande: "All’Inter ci sono stati giocatori incredibili a destra, il primo che mi viene in mente è Maicon: un esempio, vorrei avvicinarmi il più possibile ai suoi livelli. Tutti hanno visto che esterno fantastico sia Hakimi e come abbia lasciato il segno. Ma, con rispetto, a me non piace parlare di eredità: non mi sento come uno che ha preso il suo posto di un altro perché i giocatori cambiano sul mercato. Ora è il mio tempo e lavorerò duro per essere all’altezza".

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"Il rigore con la Juve il momento più difficile"

Sull'inizio della sua avventura in nerazzurro, aggiunge: "Il rigore con la Juve è stato il momento più duro. Mi è caduto il mondo addosso, perché era la partita più importante. Ma già dal giorno dopo ho sentito l’aiuto del club e ho provato a ritrovare l’equilibrio mentale. La settimana dopo a Empoli, D’Ambrosio ha segnato ed è venuto ad abbracciarmi: non mi era mai successo, è stato uno shock positivo, un’emozione. Ho capito che tutti erano dalla mia parte. Il gol alla Roma, invece, è stato il momento più bello, è stata la svolta. Poi non posso dimenticare la Supercoppa, il mio primo grande trofeo. Inzaghi? Mi piace la sua determinazione, il modo passionale con cui sente le partite che non avevo mai visto. È “dentro” il match, lo gioca, è come se corresse lui stesso con noi. Si vede che è una guida, uno che sa connettere le persone: questo ti resta dentro".

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