La storia di Simone Inzaghi all'Inter: 4 anni, 6 trofei e...

IL RACCONTO

Introduzione

"Dove alleno io, aumentano i ricavi, si dimezzano le perdite e si conquistano i trofei", disse in una conferenza stampa nel settembre 2022, durante uno dei periodi più complicati della sua esperienza interista. Simone Inzaghi è stato di parola: lascia l'Inter con una bacheca più ricca e conti più in ordine grazie soprattutto ai risultati raggiunti in campo. Nei suoi quattro anni però ci sono state anche sconfitte cocenti ed enormi delusioni, compresa l'ultima finale di Champions contro il Paris Saint Germain. La lunga storia del "demone" nerazzurro è stata piena di sensazioni contrapposte, di intuizioni tattiche e chiodi fissi, di obiettivi raggiunti e altri solo sfiorati


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Quello che devi sapere

Simone Inzaghi lascia l'Inter e va all'Al Hilal

L'incontro tra l'allenatore e i dirigenti nerazzurri nel pomeriggio di martedì 3 giugno ha confermato quello che era nelll'aria. Le strade di Inzaghi e dell'Inter si sono separate. Dopo la finale di Champions Inzaghi aveva detto di non sapere se avrebbe partecipato al Mondiale per Club con l'Inter: ci sarà con l'Al Hilal, squadra saudita interessata a lui da tempo e che gli ha offerto un ricco contratto biennale da 25 milioni a stagione. Ripercorriamo la sua storia nerazzurra, iniziata precisamente 4 anni fa, il 3 giugno 2021

 

Simone Inzaghi lascia l'Inter e va all'Al Hilal

La scelta

Dopo l'addio di Antonio Conte, l'Inter sceglie come suo sostituto Simone Inzaghi, reduce da un'esperienza molto lunga e positiva sulla panchina della Lazio. Nel video di presentazione sui canali ufficiali del club, c'è quasi una premonizione di quanto sarebbe avvenuto: "Il calcio è un sentimento che cresce dentro di te attraverso difficoltà, classifiche, fallimenti, vittorie, record, trionfi. Aspirando verso l'alto. Bisogna sempre avere un obiettivo, ma solo l'ambizione può portarti al top", recitava la voce narrante. Di sicuro a Inzaghi non è mai mancata l'ambizione. Il top? Toccato in Italia, soltanto sfiorato in Europa

La scelta
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La presentazione

Inzaghi parla per la prima volta da allenatore dell'Inter il 7 luglio 2021. Tra i vari argomenti affrontati, il destino di due giocatori che sarebbero diventati centrali nella sua idea di gioco: "Puntiamo su Dimarco, a Verona ha dimostrato di saper stare in Serie A. Calhanoglu? Era nella mia testa da tempo, potrà darci soddisfazioni, ha qualità, quantità ed è forte nei piazzati". E gli obiettivi? "Vogliamo difendere lo scudetto, passare i gironi di Champions e divertire i tifosi col gioco". Non è riuscito a realizzarli tutti, almeno non subito

La presentazione

Il buon inizio

L'Inter si presenta ai blocchi di partenza della stagione senza tre protagonisti dello scudetto precedente, Eriksen, Hakimi e Lukaku, gli ultimi due ceduti al Psg e al Chelsea rispettivamente per 60 e 113 milioni di euro. Per sostituirli arrivano Dumfries, Calhanoglu, Correa e Dzeko. La squadra, nonostante qualche battuta d'arresto, parte bene sia in campionato che in Champions. La vittoria casalinga contro lo Shakhtar (2-0, doppietta di Dzeko) rende aritmetica la qualificazione agli ottavi di finale di Champions, obiettivo fallito nelle tre stagioni precedenti e assente dal 2011/2012

Il buon inizio
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Il primo trofeo

La squadra, a cavallo tra il 2021 e il 2022, realizza un filotto di vittorie che le consente di recuperare terreno nei confronti di Milan e Napoli, partite a razzo, e di vincere la Supercoppa Italiana. Il 12 gennaio 2022 viene battuta 2-1 la Juve a San Siro con un gol di Sanchez al 120'. Si tratta del primo successo nerazzurro di Simone Inzaghi, vero specialista della manifestazione. Le prime insidie sono però dietro l'angolo

Il primo trofeo

La prima crisi

La striscia positiva termina il 5 febbraio 2022, quando i nerazzurri vengono battuti 2-1 dal Milan in rimonta. In una partita a lungo dominata, la doppietta in pochi minuti di Giroud non ribalta solo le sorti di quel derby, ma dell'intero campionato. L'Inter spreca la possibilità di allungare ed entra in una spirale negativa da 7 punti in 7 partite. In più, l'eliminazione agli ottavi di Champions per mano del Liverpool di Klopp nonostante la prestigiosa vittoria ad Anfield al ritorno (0-1)

La prima crisi
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Lo scudetto perso

La squadra si riprende dalla vittoria esterna sul campo della Juventus (Inzaghi diventa l'unico allenatore interista a vincere all'Allianz Stadium oltre a Stramaccioni). Ritorna sui livelli mostrati per buona parte della stagione e chiude l'annata con 8 vittorie nelle ultime 9 partite. L'unica sconfitta però è decisiva e avviene nel recupero col Bologna, 2-1 con l'incredibile errore del portiere Radu che spalanca la porta a Sansone. Niente sorpasso sul Milan e campionato perso per soli due punti, 86 a 84

Lo scudetto perso

Il riscatto in Coppa Italia

La delusione per la sconfitta in campionato viene parzialmente mitigata dal successo in Coppa Italia, trofeo assente dal 2011 nella bacheca nerazzurra. Come in Supercoppa è decisiva una vittoria sulla Juve ai supplementari: finisce 4-2 con doppietta di Perisic, autore di un'ottima stagione e tra i tanti giocatori che hanno beneficiato dell'applicazione tattica di un 3-5-2 offensivo e vario

Il riscatto in Coppa Italia
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Le difficoltà del secondo anno

Perisic rifiuta il rinnovo e va via l'estate successiva, scegliendo il Tottenham. In compenso torna Lukaku, tormentato però da diversi problemi fisici nella prima parte di stagione. L'Inter fa fatica a ingranare e non tiene da subito il passo del lanciato Napoli di Spalletti. Una delle peggiori batoste arriva a Udine, dove i nerazzurri vengono sconfitti 3-1. Nel mirino finiscono le sostituzioni di Bastoni e Mkhitaryan, tirati fuori già al 31' dopo essere stati ammoniti. L'episodio viene molto sottolineato nel post-partita perché tocca due tasti spesso rinfacciati a Inzaghi, la gestione dei cambi e una certa ossessione nel togliere dal campo i calciatori ammoniti. Inzaghi però sa come difendersi

Le difficoltà del secondo anno

Ricavi, perdite e trofei

Nella conferenza stampa che precede il match con la Roma, Simone Inzaghi parla così: "Dove alleno io aumentano i ricavi, si dimezzano le perdite e si conquistano i trofei". Sul momento la frase viene accolta con un po' di scetticismo dagli stessi tifosi interisti, scottati dallo scudetto perso l'anno prima. I dati però, a quasi tre anni di distanza, sono incontrovertibili: nell'estate del suo arrivo l'Inter aveva una perdita a bilancio di 245,6 milioni di euro e ricavi per circa 364 milioni di euro. Nell'ultimo esercizio la perdita è stata di soli 36 milioni di euro con record storico di ricavi, pari a 473 milioni di euro. Cifre destinate a migliorare considerando il cammino nell'ultima Champions.

 

La valorizzazione dei giocatori, gli ottimi risultati in Italia e soprattutto in Europa hanno permesso al club di beneficiare dei maggiori introiti derivanti da plusvalenze, botteghino, diritti tv e premi vari. Basti pensare che con l'ultima finale gli incassi dalla nuova Champions sono valsi 132 milioni. Il tutto con sessioni di mercato in cui le uscite non sono mai state superiori alle entrate

Ricavi, perdite e trofei
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La partita della svolta europea

Se in Italia le cose non funzionano, in Champions inizia a essere piantato un seme destinato a sbocciare in primavera. Inserita in un girone molto difficile con Bayern Monaco e Barcellona, la squadra nerazzurra si qualifica eliminando i catalani con la vittoria 1-0 a San Siro e il pareggio 3-3 al Camp Nou. Decisiva la rete in casa di Calhanoglu, schierato per la prima volta da regista al posto di Brozovic infortunato. La più felice delle intuizioni tattiche di Inzaghi, destinata a fare la differenza anche nella stagione successiva

La partita della svolta europea

Il sogno Champions e il derby vinto in semifinale

Per tutto il 2022/2023, la squadra mantiene un rendimento altalenante in campionato. La panchina di Inzaghi sembra addirittura in bilico tra marzo e aprile, quando arrivano 5 sconfitte in 6 partite di Serie A. Da contraltare però c'è un cammino notevole in Champions. Dopo l'eliminazione di Porto e Benfica agli ottavi e ai quarti, c'è il Milan in semifinale, riedizione del derby perso 20 anni prima. Inzaghi però scrive una pagina di storia diversa e guadagna la finale con due prestazioni dominanti, 2-0 all'andata con Dzeko-Mkhitaryan e ritorno con Lautaro in festa sotto la Nord. Finale inaspettata, la prima dopo quella trionfale del 2010

Il sogno Champions e il derby vinto in semifinale
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Il sogno spezzato e la finale della ripartenza

L'Inter raddrizza la stagione in campionato nelle ultime partite, qualificandosi per la Champions (3^ in classifica) e aggiungendo alla Supercoppa vinta a gennaio (3-0 sul Milan) la seconda Coppa Italia di fila (2-1 alla Fiorentina in rimonta). Si presenta così alla finale di Istanbul nei panni della vittima designata contro il Manchester City di Guardiola. La partita però racconta un'altra storia, con il solo gol di Rodri a regalare il Treble agli inglesi e le occasioni fallite nel finale, clamorosa quella di Lukaku, che aumentano i rimpianti. La squadra però acquista una consapevolezza utile in futuro

Il sogno spezzato e la finale della ripartenza

Una nuova Inter

L'estate 2023 porta molta cambiamenti. Se ne vanno Onana, Skriniar, D'Ambrosio, Gosens, Brozovic, Dzeko e Lukaku, veri pilastri delle stagioni precedenti. Al loro posto arrivano, tra gli altri, Sommer, Pavard, Bisseck, Carlos Augusto, Frattesi e Thuram. Il francese ci mette poco a farsi apprezzare e a far dimenticare Lukaku, basta il gol stupendo nel derby vinto 5-1, il quinto di fila, che fa capire tutto il potenziale della nuova creatura di Inzaghi. La stagione però è appena iniziata e il meglio deve ancora venire

Una nuova Inter
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Il duello con la Juve e poi il dominio

La squadra di Inzaghi gioca benissimo e infila vittorie su vittorie, la Juventus sembra tenerle il passo, almeno fino allo scontro diretto giocato il 4 febbraio. La vittoria di misura, decisa da un autogol di Gatti, lancia la cavalcata nerazzurra e il crollo bianconero. L'Inter procede di goleada in goleada, sembra inarrestabile e mostra una qualità eccellente nella proposta di gioco. Molti tifosi e commentatori la giudicano addirittura come la più bella della storia. E Inzaghi inizia ad avere una nuova fama...

Il duello con la Juve e poi il dominio

La nascita del "Demone"

Inzaghi diventa "il demone di Piacenza". Qualche meme sui social lancia la definizione, ripresa addirittura dagli stessi calciatori, che amano scherzarci sopra col diretto interessato. L'espressione condensa un mix di caratteristiche di Inzaghi, dall'innovazione tattica al suo agitarsi continuo in panchina. "Cosa starà cucinando il demone?" diventa la frase preferita degli interisti. Il piatto distintivo diventa la rete di Bisseck a Bologna su assist di Bastoni. Il gol da braccetto a braccetto, non solo da quinto a quinto. Emblema di una squadra in cui tutti partecipano alla fase offensiva, dove posizioni e rotazioni diventano più fluide, anche per supplire all'assenza di giocatori imprevedibili nel dribbling e nell'uno contro uno

La nascita del "Demone"
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La seconda stella

Per il 20° scudetto è solo questione di tempo e l'obiettivo viene centrato aritmeticamente nel giorno del derby di ritorno, il 23 aprile 2024. I nerazzurri vincono 2-1, conquistano la sesta stracittadina consecutiva ed esultano davanti ai rivali. La festa poi si dilungherà nei giorni e nelle settimane successive con la parata sul bus scoperto per le vie di Milano e lo show a San Siro con tanto di concerto e consegna del trofeo. Per Inzaghi è il primo campionato, maledizione rotta che fa passare in secondo piano l'eliminazione agli ottavi di Champions (contro l'Atletico Madrid) e di Coppa Italia (col Bologna). Da aggiungere anche la terza Supercoppa di fila col nuovo modello delle Final Four (battute Lazio e Napoli)

La seconda stella

Ultimo atto: l'illusione del Triplete

Nell'ultima stagione viene confermata la rosa dell'anno prima, salvo lievi aggiustamenti come l'arrivo a parametro zero di Taremi e Zielinski. La squadra non sembra più quella brillante della seconda stella, ma mantiene una buona continuità di rendimento e arriva fino ad aprile in corsa in tutte le competizioni. Inzaghi rivendica spesso il risultato nonostante una stagione logorante con tanti infortuni: durante la conferenza stampa dopo la vittoria 2-0 sul Feyenoord negli ottavi di Champions, lo sottolinea con il gesto delle tre dita. Molti tifosi iniziano a sognare un nuovo Triplete a 15 anni di distanza da quello di Mourinho. Non sarà così

Ultimo atto: l'illusione del Triplete
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La caduta in campionato (e in Coppa Italia)

Il primo obiettivo evaporato è la Coppa Italia con la sconfitta per 3-0 nella semifinale di ritorno col Milan (che aveva già vinto 3-2 la finale di Supercoppa a gennaio). Il rendimento opposto nei derby, dalle sei vittorie consecutive ai cinque di fila senza successi, è la cartina di tornasole della squadra. Qualche nodo inizia a venire al pettine, tra l'assenza di ricambi all'altezza in attacco per Lautaro e Thuram, l'età media avanzata della rosa con tanti gol incassati nei finali di partita e una certa prevedibilità. 

 

Si perdono molti punti in campionato. Il pareggio di Parma e le sconfitte con Bologna e Roma valgono il sorpasso del Napoli. Anche gli azzurri subiscono delle battute d'arresto e con i pareggi contro Genoa e Parma offrono all'Inter la possibilità del sorpasso. Contro la Lazio però i nerazzurri vengono raggiunti due volte e sprecano l'opportunità. La partita è quasi una fotografia della stagione in Serie A, con la squadra che va a folate, si accontenta di gestire ma incappa in incredibili distrazioni. Dopo il match Inzaghi non parla causa silenzio stampa, sintomo di una tensione evidente nelle ultime settimane

La caduta in campionato (e in Coppa Italia)

La partita da sogno...

Il grande obiettivo stagionale è la Champions League. Dopo un'ottima prima fase con la nuova formula, i nerazzurri si sbarazzano del Feyenoord agli ottavi ed eliminano il Bayern Monaco ai quarti, vincendo 2-1 l'andata a Monaco di Baviera e pareggiando 2-2 il ritorno in casa.

 

La semifinale è epica. Dopo un rocambolesco 3-3 a Barcellona, l'Inter si qualifica vincendo a San Siro 4-3 il ritorno ai supplementari. In vantaggio 2-0, i nerazzurri vanno sotto 3-2 all'87' e pareggiano nel recupero con "il miracolo di Acerbi", uno dei pretoriani di Inzaghi. Nel supplementare Frattesi completa l'opera e manda l'Inter, di nuovo, a Monaco di Baviera

La partita da sogno...
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...e quella da incubo

La finale però è un disastro. L'Inter soffre dal primo minuto, va subito in svantaggio e non riesce mai a reagire. Totalmente in balia del Paris Saint Germain, Inzaghi si arrende 5-0, peggior scarto di sempre in una finale. Una chiusura ingloriosa per un allenatore che ha diviso la tifoseria. Per alcuni ha vinto meno di quello che poteva, per altri ha tentato e sfiorato l'impossibile, quasi come un Icaro della panchina.

 

Forse l'allenatore che più ha aderito alla definizione della sua squadra, la "Pazza Inter", capace di imprese da tramandare, di vittorie da ricordare, ma anche di sconfitte atroci e tonfi clamorosi. 

...e quella da incubo
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