Brescia, Cellino non paga gli stipendi: si va verso il fallimento

Serie B
Alessandro Sugoni

Alessandro Sugoni

Il Brescia non ha rispettato la scadenza del pagamento degli stipendi e dei relativi contributi ai suoi dipendenti, prevista per il 6 giugno, condizione necessaria per l’iscrizione a un prossimo campionato professionistico. Dopo 114 anni di storia il Brescia calcio non esiste più. La Sindaca intanto apre un tavolo con Lumezzane, Feralpisalò e Ospitaletto

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Il Brescia calcio non c’è più. Dopo 114 anni il club lombardo sparisce dal calcio professionistico. Tecnicamente si può parlare di perdita della matricola sportiva. Doveva arrivare con valuta 6 giugno il versamento dei 3 milioni che sarebbero serviti a coprire le rate di Irpef e Inps e gli stipendi arretrati più la quota relativa all’accordo con l’Agenzia delle Entrate per la parte non pagata a causa dei crediti d’imposta inesistenti, perché la valuta doveva essere al 6 giugno. 

La storia è la conclusione di quella che aveva portato il Brescia ad essere penalizzato di 8 punti totali: i 4 che sono costati la retrocessione diretta in C, e i 4 che sarebbero stati scontati nel prossimo campionato. Ma ormai inutile usare i condizionali. La certezza è che Massimo Cellino quei soldi nelle casse del club non li ha versati e i dipendenti hanno già lasciato tutti la sede. Non è servita nemmeno la trattativa per la cessione portata avanti negli ultimi giorni con un gruppo di investitori presentato dall’ex dirigente Francesco Marroccu. L’operazione non è andata in porto e se non ci saranno novità immediate il Brescia ripartirà dai dilettanti. Perché rimane un’unica strada per permettere alla città di vivere ancora il calcio professionistico: serve che una delle tre squadre della provincia sia disposta ad accettare il trasferimento al Rigamonti per ripartire con il titolo sportivo conseguito sul campo, ma con un nuovo nome che richiami Brescia città. Le istituzioni sono in continuo contatto con le proprietà di Feralpi Salò, Lumezzane ed il neopromosso Ospitaletto per capire se ci possano essere le condizioni perché questo accada. Ma a prescindere da come finirà, questo per tutta la città è il giorno più triste. Quello che nessun tifoso del Brescia avrebbe mai voluto vivere.

Le parole di Bisoli sui social

"Non avendo i social, l’unico modo che posso utilizzare per comunicare è il profilo Instagram di mia moglie. In questo momento così doloroso ci tenevo a dimostrare la mia vicinanza a tutto il popolo bresciano, a quelli che hanno fatto sacrifici per seguire il Brescia, a tutti quelli che hanno lavorato con onestà e dedizione per il bene del Brescia. Oggi sono stati calpestati 114 anni di storia, ma il Brescia non è lui, il Brescia siamo noi ed è per questo che Brescia non morirà mai, anzi sono certo che risorgerà più forte di prima, perché il Brescia è fatto di tanta, tantissima gente che come me ama questi colori, questa città e questa squadra. Il Brescia siamo e saremo sempre solo noi. La Leonessa non muore mai. Il vostro capitano, Dimitri Bisoli".

Bisoli

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