Maldini e gli altri campioni diventati dirigenti: bandiere in campo e dietro la scrivania
Ci sono giocatori che, dopo aver fatto la storia sul rettangolo di gioco, sono rimasti nella società del cuore, iniziando una seconda vita con un incarico dirigenziale. Scopriamo quali
Paolo Maldini | Dopo 9 anni di corteggiamento è diventato il direttore sportivo del suo Milan, con cui in 30 anni ha vinto 26 trofei tra cui spiccano 7 campionati, 5 Champions e 3 Mondiali per club
Javier Zanetti | Da giocatore 19 stagioni, 5 scudetti, una Champions e 4 Coppe Italia, con la maglia dei nerazzurri. Nel 2014 viene scelto da Eric Thohir per ricoprire il ruolo di vicepresidente, ruolo che occupa ancora oggi
Pavel Nedved | Anche la Juve ha scelto una vecchia gloria per la figura del vicepresidente: Pavel Nedved. Il Pallone d’Oro 2003, dopo alcuni anni nel consiglio d’amministrazione, è dal 2015 il n.2 della Vecchia Signora
Francesco Totti | Simbolo di Roma e della Roma, unica squadra della sua carriera, con cui ha segnato 250 gol e vinto lo Scudetto nel 2001. È diventato dirigente dei giallorossi appena dopo il ritiro dal calcio giocato
Igli Tare | Dopo tre stagioni alla Lazio, l’ex punta albanese ha cominciato la carriera dirigenziale nel 2008 per diventare collaboratore dell’area tecnica; nel 2009 ha conseguito il diploma di direttore sportivo, carica che ricopre tuttora per i biancocelesti
Marco Di Vaio | Nel 2015 viene chiamato dalla proprietà canadese di Saputo (per cui aveva giocato a Montreal) per diventare club manager del Bologna, dove ha lasciato il segno per quattro stagioni
Giancarlo Antognoni | Bandiera della Fiorentina di cui è recordman di presenze (341 in 15 stagioni). Dal 1990 ha svolto vari incarichi per la Viola: partito come osservatore, fu poi team manager, allenatore per una brevissima parentesi nel 1993, per diventare poi direttore generale. Nel 2001 si dimise per divergenze col patron Cecchi Gori. È stato richiamato in veste di club manager dai Della Valle nel 2017
Antonio Comi | Cresciuto nel vivaio del Torino, dove ha disputato sette stagioni negli anni ’80, ritorna in granata nel 2001 come coordinatore del settore giovanile. Nel 2011 Cairo lo sceglie come direttore generale
Franz Beckenbauer | Leggendario difensore del Bayern Monaco con cui vinse 5 campionati e 3 Coppe dei Campioni. Ha ricoperto tutte le cariche dirigenziali del club: prima vicepresidente, poi direttore amministrativo ed infine presidente dal 2002 al 2009, quando lascia il testimone all’ex compagno Uli Hoeness, diventando presidente onorario
Emilio Butragueño | El Buitre, l’avvoltoio è cresciuto nella cantera del Real, con cui ha gioca 11 stagioni, vincendo 6 campionati e 2 Coppe Uefa. Entrato in società nel 2001, dal 2004 al 2006 fu direttore generale e vicepresidente, per poi allontanarsi sotto la presidenza di Ramon Calderon. Rientra nel board dei Galacticos nel 2009 come direttore delle relazioni istituzionali
Juan Sebastian Veron | È un amore sconfinato quello della Brujita per l’Estudiantes di La Plata, dove ha mosso i primi passi e dove conclude, dopo memorabili passaggi in Italia e Inghilterra, una prima volta la carriera 2014. Diventa direttore sportivo dei biancorossi, poi addirittura presidente. Due anni dopo decide clamorosamente di tesserarsi per tornare a 41 anni a giocare per un’ultima volta col suo amato Estudiantes
Quello di Paolo Maldini è solo l’ultimo caso di una bandiera di un club che, dopo aver appeso le scarpette, ritorna in giacca e cravatta per entrare nella stanza dei bottoni del pallone. Direttori sportivi, vicepresidenti, responsabili comunicazione, club manager o addirittura numeri 1: alcuni ex atleti si sono resi protagonisti di autentiche scalate ai piani alti delle società in cui avevano militato.
