Chi è Marcelo Gallardo, l'allenatore argentino che piace al Milan
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Il Milan continua a lavorare per il successore di Stefano Pioli e ha chiesto informazioni a Marcelo Gallardo, che si sta liberando dall'Al Ittihad. La storia dell'argentino, che ha vinto tutto al River, prima da giocatore e poi da allenatore. Sabella, Bielsa, Sacchi, Guardiola e Sampaoli i suoi modelli
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- C'è anche Marcelo Gallardo nella corsa per la panchina del Milan. I rossoneri hanno soldato l'argentino che si sta liberando dall'Al Ittihad: a breve è attesa la risoluzione del contratto
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Foto IG @marcelogallardoficial
- A dire la verità da bambino il feeling con il pallone non era ottimale. Anzi, non c'era proprio. A Marcelo il calcio non piace e non è proprio capace di giocare. Una volta il cugino lo portò a giocare con sé, ma andò decisamente peggio del previsto: "Presi in paio di pallonate in testa e dopo tre minuti mi levarono dal campo. Mi vergognai...", raccontò una volta Gallardo. Ma tra gli 8 e i 9 anni le cose cambiano...
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"APRITEGLI LA TESTA, DENTRO C'E' UN'ENCICLOPEDIA DI CALCIO"
- Per capire chi è Gallardo e che tipo di carattere ha bisogna scomodare l'ex ct dell'Argentina Alejando Sabella, scomparso qualche anno fa. Ai tempi delle giovanili del River Plate di lui diceva: "Gioca come se avesse 30 anni". Poi, qualche anno fa, per descrivere le sue idee da allenatore diceva: "Se volete saperne di calcio, dovete spaccare in due la testa di Gallardo: ci troverete un’enciclopedia calcistica illustrata".
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- Ma uno degli episodi più significativi risale all'11 dicembre 1994. Superclasico alla "Bombonera", River avanti 2-0 contro il Boca ed è a un passo dalla conquista dell'Apertura. Nella ripresa viene assegnato un rigore e dal dischetto si presenta Gallardo: non ha neppure 19 anni anni ma decide di prendersi una responsabilità del genere. Palla in rete, 3-0. "Quando sono andato a calciare quel rigore non ero cosciente - dichiarò anni dopo a Tyc Sports. Avevo 18 anni ma per me era naturale giocare nella prima squadra del River".
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SCINTILLE CON IL BOCA, E QUEL GRAFFIO AD ABBONDANZIERI...
- E con il Boca sono sempre state scintille. Uno degli episodi più noti riguarda lui e Abbondanzieri, simbolo degli xeneizes, nell'andata della sfida valida per la Libertadores 2004. Gallardo litiga con Cascini, entrambi vengono espulsi e in mezzo al campo scoppia la corrida. Abbondanzieri lascia i pali per gettarsi nella mischia e rimedia un graffio sul volto dal numero 10 dei Millonarios
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IL SOPRANNOME "MUNECO"
- Non a caso è soprannominato Muñeco, che letteralmente vuol dire bambola, pupazzo. Ma non uno di quelli belli, che i bambini desiderano. Tant'è che i suoi compagni per prenderlo in giro gli dicono che assomiglia a Chuncky, il protagonista del film "La bambola assassina". Infatti non è che gli piacesse molto quel soprannome ma poi sarà lui stesso a porre le basi per cambiarlo
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- Con il River Plate Gallardo si è laureato 6 volte campione d'Argentina e ha vinto una Copa Libertadores nella stagione 1995/96
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L'ESTATE DELLA METAMORFOSI
- Dopo le due esperienze in Francia con Monaco e PSG, e quella in America con il DC United, arriva la chiusura in Uruguay al Nacional con il quale gioca la sua ultima partita in carriera che lui stesso ha definito il giorno più bello della sua vita. Non perché fosse la fine, ma perché evidentemente Gallardo già sapeva che sarebbe stato un nuovo inizio. Nell'estate 2011 la metamorfosi: da calciatore ad allenatore in una decina di giorni
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- Con il Nacional vince il campionato nel suo primo semestre e dopo altri 6 mesi firma il bis. Ma è solo il preludio all'apoteosi di qualche anno dopo. Nel giugno 2014, infatti, arriva la chiamata del River con Marcelo che torna a casa ereditando la panchina da Ramon Diaz
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- Con i Millonarios ha vinto tutto ciò che c'era da vincere conquistando 14 trofei in 8 anni: campionato, Copa Libertadores (unico della storia del club a vincerla sia da calciatore che da allenatore), Copa Sudamericana, Recopa Sudamericana e tanto altro. Il tutto grazie a una filosofia: essere offensivo, ma anche adattarsi alle caratteristiche dell'avversario
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- Lo dicevamo prima, è stato lui stesso a porre le basi per cambiare quel soprannome che non gli piaceva. Da "Muneco" si è passati a "Napoleon", un condottiero capace di guidare il River e di portarlo in alto. Per provare a sdebitarsi il club gli ha dedicato una statua di bronzo alta otto metri all'esterno del Mas Monumental... niente male
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- Appena fu svelata la statua raffigurante Gallardo fece parecchio discutere. L'attenzione di tutti non si concentrò sulla coppa o sulla grande medaglia, ma sui genitali del Muneco decisamente pronunciati. "Il dottor Trillo (committente dell'opera) mi ha espressamente detto di esagerare in quella parte. Era un modo per stuzzicare l'occhio ai tifosi. Quando l'ha vista mi ha detto di lasciarla così, io ho obbedito", aveva dichiarato al programma radiofonico "De Aca en Mas" l'autrice dell'opera Mercedes Savall
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- L'affetto tra Maradona e Gallardo nasce negli anni '90, quando El Pibe chiamò Marcelo per sostenerlo dopo un rigore sbagliato con l'Argentina. Alla morte del Diez, Gallardo spese parole al miele: "Ho sentito una tristezza profonda, molto grande. Quell'uomo ha riempito il mio cuscino di sogni fin da quando ero poccolo. Lo ricorderò per quello che era: una persona che mi ha fatto venire voglia di amare il calcio", dichiarò in conferenza stampa
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- La capacità di adattarsi alle caratteristiche dell'avversario è sempre stata una sua caratteristica. Da qui l'utilizzo di svariati sistemi di gioco nelle ultime stagioni: il più ricorrente è stato il 4-3-3, ma spesso ha impiegato anche la difesa a 3.