Real Madrid e la cinesica del galactico: Mbappé lo specchio di Ronaldo
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Mbappé è entrato in campo, si è guardato intorno, ha alzato le braccia al cielo e baciato la maglia. Tutto normale, non fosse per quell'identico "uno, dos, tres ¡Hala Madrid!" che a molti è sembrato più di un déjà vu, praticamente una citazione. Il 9 sulla schiena, uguale, il connazionale Eusebio che diventa il connazionale Zidane, Perez lo status quo che resta identico. Kylian si è specchiato nella presentazione di Cristiano di quindici anni fa
di Marco Salami
1/5
- È stato più che un déjà vu, ben oltre la semplice sensazione di aver già vissuto quel momento in passato. È un brivido che corre lungo la schiena dei tifosi del Real Madrid, tornati più giovani di quindici anni nello spazio di pochi istanti. Troppo simili certi gesti, pur nell'eterno ritorno all'uguale della ritualità di ogni presentazione di un nuovo campione: lo stadio pieno, il saluto, le mani al cielo, il bacio (galeotto o meno, ricordate Ibra al Barcellona?) alla nuova maglia.
2/5
- Eppure c'è qualcosa di più, perché guardare Mbappé lustrarsi gli occhi davanti al Bernabeu in visibilio va oltre una cinesica (lo studio dei movimenti, gesti, posizioni e della mimica del corpo) sempre uguale a sé stessa. È una citazione, non può essere altro. È il sogno di un bambino di dieci anni che aveva la cameretta tappezzata di foto di Cristiano Ronaldo. Sono quelli gli stessi anni dove segue col nasino dei bimbi incollato alla tv la sua presentazione al Real Madrid, era il 6 luglio del 2009.
3/5
- Un nuovo galactico arrivato in città, ieri come oggi. Il 9 sulla schiena è sempre quello, per entrambi. CR7 si era staccato dal suo numero-brand per non peccare di lesa maestà nei confronti di Raul, Mbappé (10 in nazionale) lo ha fatto per lo stesso motivo ma verso Modric. E poi quel qualcosa in più, il déjà vu che diventa citazione: "uno, dos, tres ¡Hala Madrid!". L'hanno urlato entrambi. Kylian si è specchiato nella presentazione di Cristiano di quindici anni fa.
4/5
- In tutto questo Florentino Perez è lo status quo che rimane costante, l'uomo della collezione privata di campioni, l'uomo che ha trasformato l'essere un 'galactico' in qualcosa di più dei milioni spesi sul mercato o degli stipendi dagli zeri infiniti, è uno status symbol, è l'essere il migliore tra i migliori. Da Figo (il primo di sempre) a Mbappé, passando per Ronaldo, ovviamente.
5/5
- E poi l'immagine resta a specchio anche guardando le stelle luminose che brillano accanto a quella - quel giorno - ancor più luminosa di tutte. Il portoghese CR7, cioè CR9, aveva accanto la leggenda portoghese Eusebio, che pure non aveva mai giocato nel Real e, anzi, gli aveva segnato contro due gol nella finale di Coppa dei Campioni del 1962 (quella che diede il via alla famosa maledizione di Bela Gutmann). Il francese Mbappé aveva ad abbracciarlo la leggenda francese (e qui sì, del Real) Zidane. In fondo, tutto torna.