Nell'estate 2001 la Lazio si indebita pur di strapparlo al Valencia, con cui ha raggiunto (e perso) due finali di Champions consecutive. Sembrava un campione, si rivela un incredibile bidone: 90 miliardi per giocare da titolare una manciata di partite, poi l'addio. Ha ritrovato il sorriso solo in Inghilterra... facendo il deejay in discoteca
È un’estate di follie di mercato, quella del 2001. Miliardi (perché ancora di lire si trattava) che entrano, miliardi che escono. Prendete la Juventus: ne incassa 150 dal Real Madrid per Zidane e si ricostruisce la spina dorsale con Buffon, Thuram e Nedved (spendendone 250 in tutto). Proprio quello del ceco, in casa Lazio, è l’addio più doloroso, se non fosse che Cragnotti ha già in pugno il suo sostituto. Chi? Semplicemente quello che, per tutti, è il miglior centrocampista del momento: Gaizka Mendieta
MISTER 90 MILIARDI
- Lasciate stare che oggi Mendieta sia sinonimo di flop. Siamo tutti bravi, due decenni dopo. La verità è che nell’estate 2001 i 90 miliardi spesi per lo spagnolo sono tanti sì, ma sembrano destinati a essere ripagati tutti sul campo
NON VI SEMBRA UN LEADER?
- Un bel caschetto biondo che porta in giro per il campo con il piglio di chi sa come comandare il gioco, la fascia di capitano al braccio, Mendieta al Valencia incanta da almeno un paio di anni.
DUE FINALI DI FILA PERSE
- Con la squadra all’epoca allenata da Hector Cuper viene sì da due finali consecutive di Champions perse, ma ci è comunque arrivato con il Valencia, arrendendosi solo al Real Madrid e al Bayern Monaco (ai rigori). Ed è proprio in Champions che Mendieta si è messo in luce: pochi in Europa fanno girare la propria squadra come lui, stella di un gruppo che verrà pian piano spolpato (Farinos, Claudio Lopez, Kily Gonzalez) salvo accorgersi che certe pedine funzionano bene solo all’interno di un meccanismo collaudato
IL MIGLIORE DAL DISCHETTO
- I numeri, poi, sono tutti dalla parte di Mendieta: da centrocampista centrale, nelle ultime due stagioni al Valencia, ha messo a segno 19 e 14 gol tra campionato e Champions, anche grazie all’abilità dal dischetto. Rigori tirati con la freddezza di chi sa aspettare la prima mossa del portiere, anche in nazionale. A Euro 2000, con la Spagna, è lui la prima scelta, e quello del 3-3 al 90' contro la Jugoslavia (partita poi vinta 4-3 al 95') pesa un macigno, ma non per lui
E lo sa bene anche Kahn, battuto due volte dagli undici metri nel corso della finale di Champions tra Bayern e Valencia giocata a San Siro nel 2001: dopo appena 2’, quando quasi para il rigore che Mendieta si è procurato e trasforma, e al termine dei 120’, quando lo spagnolo manda palla da una parte e portiere dall’altra. La coppa, però, la alza al cielo il Bayern
UN NORMALISSIMO HE-MAN
- Senza il fisico da supereroe – nonostante una certa somiglianza con He-Man… - Mendieta comanda il gioco senza smettere di correre un attimo. D’altra parte, in gioventù era stato una promessa del mezzofondo, con il record nazionale sui 2000 metri stabilito a 14 anni, prima dell’incontro con il calcio. Un regista in moto perpetuo che segna anche gol pesantissimi
VIA NEDVED, ECCO GAIZKA
- Leadership, freddezza, esperienza in Europa. Sembra impossibile sbagliare. Senza considerare che, dopo aver incassato 75 miliardi per Nedved (alla Juve) e 78 per Veron (al Manchester United), Cragnotti sa che i tifosi della Lazio si aspettano che il tesoretto venga reinvestito. Ecco spiegati i 90 miliardi sul piatto, secondo acquisto più costoso della Lazio dopo Crespo, lo spagnolo più caro della storia del calcio
LA CLAUSOLA "MAI AL REAL"
- Non solo. Cragnotti ne promette altri 8 all’anno per 5 stagioni al ragazzo e il 18 luglio 2001, a tarda sera, conclude l’affare dopo due ore di trattative, accontentando il Valencia anche nella sua ultima richiesta, sotto forma di clausola: dovesse mai essere rivenduto, Mendieta non deve finire al Real Madrid.
FIORE E CORRADI PER SALDARE IL DEBITO
- Il problema è che quello finisce per essere il primo passo verso un indebitamento che porterà il presidente biancoceleste, tre anni più tardi, a cedere agli spagnoli Fiore e Corradi per chiudere la questione e saldare il conto, con i due che lasceranno la Serie A dichiarando “Andiamo al Valencia per salvare la Lazio”. Ma questa è un'altra storia...
L'ARRIVO A ROMA
- Ma torniamo al 2001. A rivedere certe foto sembra un secolo fa. “Normale” nel fisico, praticamente anonimo quando sbarca a Fiumicino, vestito come un manager aziendale. Viene da sorridere pensando a come si presentano i campioni di oggi in aeroporto o alle visite mediche…
E qui? No, non è l’accoglienza dei tifosi della Lazio, bensì il “saluto” di quelli del Valencia, che gli chiedono gli ultimi autografi trattandolo fino alla scaletta dell’aereo come un loro campione
LA PARABOLA DISCENDENTE
- Il campionato della Lazio parte con Zoff in panchina che dopo 3 giornate (3 pareggi) viene esonerato. Arriva Zaccheroni che condurrà la squadra a un sesto posto finale, ma di Mendieta si vede solo l’ombra
Irriconoscibile rispetto ai tempi di Valencia, chiude la stagione con 20 presenze in campionato, ma giocando solo 6 partite per intero. Zero gol, zero assist
La fiducia, inizialmente c'è (e ci mancherebbe, dopo l'investimento fatto): si presume sia solo questione di tempo. Ma poi i tempi si allungano troppo, mentre per Zac il tempo stringe. Nelle prime 8 di campionato è titolare e spesso impiegato per 90'; alla nona c'è il derby, e con la Roma avanti 1-0 (finirà 2-0), dopo un'ora di gioco arriva la bocciatura. Fuori Mendieta, dentro Stankovic
Alla seguente, in casa contro il Brescia, Mendieta non è già più tra i titolari. La Lazio vince 5-0, lui entra in campo nel quarto d'ora finale, in tempo per fare la conoscenza del suo sosia austriaco Schopp. Nelle tre partite successive è già panchina (per tutti i 90'): siamo solo all'undicesima giornata di campionato...
Mendieta rivede il campo da titolare solo in altre 4 occasioni. E' abbastanza chiaro che il suo futuro non possa essere alla Lazio
RIPARTE DAL BARCELLONA
- Al Real Madrid no, ma nessuna clausola vieta alla Lazio di prestarlo al Barcellona. Ed è quello che fa dopo appena una stagione, nella speranza che l’aria della Liga lo faccia rifiorire. Non è ancora il Barça che dominerà il mondo (reduce da un 4° posto, nella stagione con Mendieta finirà 6°), ma si stanno ponendo le basi. In quell'anno, per dire, a centrocampo accanto a Mendieta colleziona le sue prime presenze in prima squadra un cucciolo che porta il nome di Iniesta
L’avete riconosciuto? Sì, è proprio Iniesta, agli esordi con il Barcellona. L’altro? No, non è Mendieta, bensì il suo “sosia russo” Mostovoj, con la maglia (biancoceleste) del Celta Vigo
IL FINALE DI CARRIERA IN PREMIER
- Dal Barcellona al Middlesbrough, la Lazio trova un nuovo prestito, e lì qualcosa in Mendieta scatta. Non tornerà più quello di un tempo, ma in Inghilterra capirà cosa vuole fare davvero nella vita
OGGI, UN DJ FELICE
- Il silenzioso Gaizka si riscopre deejay, a fine carriera appende gli scarpini e indossa le cuffie. Partecipa a eventi, pubblica foto sui social. Si è finalmente scrollato di dosso il peso di quei 90 miliardi. E adesso lo vediamo anche sorridere