
L'edizione numero 105 del Giro d'Italia scatterà venerdì da Budapest e si chiuderà il 29 maggio con la crono di Verona. Infinite le curiosità legate al Mito della corsa rosa tra record e storie memorabili, alcune decisamente 'bizzarre'
TAPPE E ALTIMETRIE - L'ELENCO DEI PARTECIPANTI
di Alfredo Corallo

TROFEO SENZA (CON)FINE - Quella di Budapest sarà la 14^ partenza dall'estero per il Giro. Nel 1965 l'esordio in terra 'straniera': nella Repubblica di San Marino! Le altre? Principato di Monaco (1966); Verviers, Belgio (1973); Città del Vaticano (1974); Atene, Grecia (1996); Nizza, Francia (1998); Groeningen, Olanda (2002); Liegi, Belgio (2006); Amsterdam, Olanda (2010); Herning, Danimarca (2012); Belfast, Irlanda del Nord (2014); Apeldoorn, Olanda (2016).

TAPPA 'BIBLICA' - Nel 2018, per la prima volta, il Giro ha preso il via fuori dall'Europa con la crono di Gerusalemme, vinta dall'olandese Tom Dumoulin.

BENVENUTI AL SUD - Dall'Ungheria, il 10 maggio la corsa si sposterà in Sicilia per la Avola-Etna/Nicolosi (Rifugio Sapienza). Il Giro nacque sì nel 1909, ma sbarcò sull'isola per la prima volta nel 1930 (in Sardegna dovranno aspettare addirittura il 1961). Si chiamava, insomma, Giro d'Italia, ma fino ad allora aveva abbracciato in rare circostanze il "profondo sud" per mancanza di alloggi, strade asfaltate e acqua corrente, ignorato come in una canzone di Rino Gaetano: "Ma chi me sente...".

LA 'VENDETTA' DEL VULCANO - Così, quando passò dall'Etna, il 18 maggio di quel 1930, il vulcano non fu molto clemente con i corridori: la leggenda narra che un lapillo colpì Luigi Marchisio, per tutti Vigin, che poi trionfò a Milano, correndo per buona parte di quella 18^ edizione con un occhio bendato.

ARENA - Dalla Trinacria il Giro attraverserà la Penisola, fino all'atto conclusivo di Verona, per la quinta volta nella città di Giulietta e Romeo e sempre con una crono individuale. Clamorosa quella del 1981, quando Francesco Moser - a una media di 50,977 km/h - "soffiò" la Rosa a Laurent Fignon rimontando in 42 km uno svantaggio di 1'21".

MONTEPREMI - Tra premi ordinari, speciali e sponsor il vincitore di questa 105^ edizione - come nel 2021 per Egan Bernal - porterà a casa 265.668 euro (cifra che dividerà con i compagni, lo staff e i direttori sportivi). Al secondo andranno 133.418 euro, 68.801 al terzo. La vittoria di tappa frutterà 11.010 euro, 2000 al giorno per il corridore in maglia rosa.

300 LIRE - È la cifra che nel 1909 incassò Luigi Ganna, primo vincitore del Giro (all'epoca - se può rendere l'idea - la paga media di operaio si aggirava intorno alle 50 lire). Ah, nessuna parentela con Filippo: ma un cognome che - evidentemente - profuma di rosa...

FAVORISCA IL BIGLIETTO - Quella mitica edizione del 1909 nacque di notte, alle 2.53 del 13 maggio in piazzale Loreto a Milano. Ma era pieno giorno nella seconda tappa quando Lodesani, Brambilla, Granata e Provinciali pensarono bene di prendere il treno... 'sgamati' e squalificati (non sono loro nella foto, ma dovette andare più o meno così...). Meglio andò a Durando, Calzolari e Canepari che si aggrapparono alla macchina dell'inviato del giornale L'Italia Sportiva, sulla Salita delle Svolte, nella Bari-L'Aquila del 1914: puniti con 3 ore di penalizzazione.

RAGAZZA MAGICA - Prima e unica, perché Alfonsina Morini in Strada da Castel Franco Emilia (Modena) è ancora oggi la sola ad avere 'sfidato' gli uomini nella corsa rosa, nel 1924. "La regina della pedivella" era già stata ammessa al Giro di Lombardia, portandolo al termine: così, nello scetticismo generale, la sportiva emiliana fu inserita tra i 108 iscritti di quella edizione, fuori per "tempo massimo" nella tappa L'Aquila-Perugia e riammessa a un patto: i suoi tempi non sarebbero stati conteggiati per la classifica.

ICONA - La ciclista arrivò a Milano, fra i trenta a completare il Giro, ricevendo anche i complimenti del grande Costante Girardengo. Oggi è considerata una tra le pioniere della parità di genere nello sport, e nel 2017 il Comune di Milano le ha intitolato una via, nella periferia sud-ovest della città, all'imbocco con la lunga pista ciclabile che costeggia il Naviglio Grande: via Alfonsina Strada, "Prima donna a partecipare al Giro d'Italia".

LA MAGLIA NERA? 'OMAGGIO' A UN CALCIATORE - Accadde nel 1926. Giuseppe Ticozzelli, difensore del 'glorioso' Casale che collezionò anche una presenza in Nazionale, prese parte alla corsa ma fu costretto a ritirarsi dopo appena 4 tappe, investito da una moto. La sua partecipazione, tuttavia, rimarrà nella storia anche per un altro motivo: la divisa nera che indossava (dai colori sociali della squadra piemontese) ispirò gli organizzatori proprio per la Maglia che, per un periodo, venne assegnata all'ultimo in classifica generale.

RUGGITO - Fiorenzo Magni il più 'vecchio': nel 1955 il Leone delle Fiandre s'impose a 34 anni, 5 mesi e 29 giorni (nella foto il campione toscano durante il giro d'onore al "Vigorelli" di Milano dopo la vittoria della corsa).

BRONTOLO - Il più 'anziano' a indossare la maglia rosa è stato Andrea Noè, il 23 maggio del 2007 a 38 anni, 4 mesi e 8 giorni dopo la tappa Serravalle Scrivia-Pinerolo. Brontolo - com'era soprannominato in gruppo il corridore lombardo - era peraltro già stato leader al termine della 13^ tappa Macerata-San Marino nel Giro del '98, quello di Marco Pantani.

L'OLIMPO DEL PIRATA - Il 30 maggio del 1999 la più grande impresa del ciclismo moderno. A due tappe dalla fine Pantani è in maglia rosa, ma sulla salita che porta al Santuario di Oropa la catena fa crack: con l'aiuto dei gregari supera 49 corridori, riprende Paolo Savoldelli (secondo in generale) e ai -3 stacca Jalabert. Non si accorge nemmeno di aver vinto, finché non sarà abbracciato dai compagni. Un paio di giorni più tardi la squalifica a Madonna di Campiglio per ematocrito alto: l'inizio della sua odissea.

FOREVER YOUNG - Il più âgée a prendere parte alla corsa è stato il Diavolo Rosso Giovanni Gerbi, nato il 4 giugno del 1885: nel 1932 aveva 47 anni.

VECCHIO A CHI? - Il più in là con gli anni a prendersi una tappa è stato Paolo Tiralongo: nel 2015 vinse la Benevento-San Giorgio del Sannio da quasi 38enne.

UOMINI D'ORO - Ancora Coppi, è stato uno dei tre ciclisti capaci di conquistare 5 volte il Giro: con l'Airone (pokerissimo tra il 1940 e il 1953) svettano Alfredo Binda (tra il 1925 e il 1933) e il belga Eddy Merckx, dominatore tra il 1968 e il 1974. A quota 3: Felice Gimondi, Bernard Hinault, Fiorenzo Magni, Giovanni Brunero, Carlo Galetti e Gino Bartali (nella foto, portato in trionfo a Milano nel 1946 per il suo terzo sigillo nella corsa rosa).

SUPER MARIO - Il record delle vittorie di tappa appartiene invece al velocista toscano Mario Cipollini (42 successi), che superò Binda a Montecatini il 19 maggio del 2003. Sempre Binda conserva il primato di tappe vinte consecutivamente (8, nel 1929).

VIVA L'ITALIA - Nel complesso 68 i vincitori, di 15 nazionalità diverse: l'Italia davanti a tutti con 69 successi su 102 edizioni (l'ultimo Vincenzo Nibali nel 2016); quindi Belgio a 7, Francia 6, Spagna 4, Svizzera e Russia 3, Lussemburgo, Colombia e Inghilterra 2, Canada, Olanda, Irlanda, Svezia, Stati Uniti, Colombia, Ecuador a 1.

TRE FRATELLI IN ROSA - Anche Enzo e Aldo Moser - che hanno corso insieme al fratello Francesco il Giro del 1973 (dove c'era anche un quarto Moser, Diego) - sono stati entrambi leader della corsa: tre fratelli in Rosa! Un record tutt'ora imbattuto.

NUVOLA ROSSA - Era il soprannome che Gianni Brera coniò per Felice Gimondi, salito sul podio 9 volte: 3 ori, due argenti e 4 bronzi per il fenomenale bergamasco (sulla destra in questa splendida foto con Vittorio Adorni e Anquetil).

FUGA PER LA VITTORIA - Il 1° giugno del 1914 Giuseppe Azzini accumulò il vantaggio più consistente di sempre in una tappa, da Avellino a Bari (328 km): 1h 3'22" su Calzolari. La fuga più lunga? Ancora nel 1914, da Lucca a Roma: Lauro Bordin scattò dopo una quindicina di chilometri (sgusciando sotto le sbarre di un passaggio a livello!) e rimase da solo per 350 km e 14 ore.

SOPRAVVISSUTI - Nella stessa edizione, alla prima tappa Milano-Cuneo, partirono in 81 e arrivarono in 37: i "superstiti" di una giornata apocalittica, tra pioggia, neve, fango e forature come se non ci fosse un domani. È il Giro, bellezza.