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Mourinho a Silverstone: "La Ferrari è il Real della F1". E il suo pensiero per Diogo Jota

L'INTERVISTA

L'allenatore del Fenerbahçe, ex Inter e Roma, ospite della Ferrari nel venerdì di Silversone: "Il Cavallino è il Real Madrid della F1". Un pensiero a Diogo Jota, calciatore del Liverpool e suo connazionale, morto in un incidente d'auto: "Non era solo un bravo calciatore, non amava il protagonismo e non sembrava di questa generazione". Infine l'Inter ora guidata da Chivu: "Lui un mio bambino, ma non deve fare il Triplete..."

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"Il mio amico Stefano Domenicali (Ceo F1) mi voleva qui per l'intero weekend ma domani dovrò ripartire per Istanbul. Parlo con tanti amici che ho in questo sport per capire tutte le novità e le tante cose che riguardano la F1. C'è tanta pressione e tanto da imparare". Così José Mourinho, allenatore del Fenerbahçe ma anche ex Inter e Roma, ospite della Ferrari nel venerdì del GP della Gran Bretagna.

Ci sono delle similitudini tra il ruolo dell'allenatore e quello del team principal?

"Nel calcio c'è tanto talento, responsabilità e tanta pressione. E sì, in Formula 1 non c'è tanto di diverso".

Il mondo dello sport è in lutto per Diogo Jota. Tu lo conoscevi bene...

"Quando si muore è facile dire che si era bravi, ma lui lo era veramente. Condividevamo il procuratore e la struttura, ma tutti erano innamorati della persona più che del giocatore. Era bravo, ma come persona sembrava non appartenesse a questa generazione: non cercava l'attenzione né voleva essere il protagonista anche se lo era, giocando e vincendo con il Liverpool e la nazionale portoghese. Adesso però ci sono tre bambini che devono crescere senza il papà, la moglie che era il suo amore da sempre e i genitori che perdono due figli. Magari un giorno capiremo e accetteremo, ma adesso è difficile".

Spesso si dice che la Ferrari sia la squadra più di tutte sotto pressione. Come si affronta questa situazione?

"La Ferrari è come il Real Madrid della Formula 1. La pressione si affronta vincendo e quando non lo si fa si deve avere la forza di resistere credendo in se stessi e cercando un tempo che i tifosi e la proprietà non danno. Come per gli allenatori, i giocatori, il team principal e i piloti devono credere in se stessi e in tutti quelli che lavorano con loro. Avere poi dei piloti più bravi di Leclerc e di Hamilton...Mh... . Come si dice a Madrid 'Quando la maglia bianca entra vinci 1-0', ma poi ci sono novanta minuti da giocare e a volte si perde. Con Ferrari è più o meno la stessa cosa, entra in pista e vince, ma dopo ci sono due ore di battaglie. Posso capire però che per loro vestire la maglia rossa è un sogno, così una responsabilità". 

Le prove libere in Formula 1 sono un po' come l'ultimo allenamento nel calcio prima di una partita. Come li hai visti giocare? 

"Lewis gioca in casa e storicamente qui ha fatto sempre podio, oltre all'ultima vittoria che nessuno si aspettava. Conosce bene il campo. Mi piacerebbe tanto fosse il posto giusto...".

Sai che ci manchi in Italia, José?

"Nono, no credo. L'unico motivo per cui posso mancare è perché nessuno vince la Champions League di nuovo. Questo è l'ultimo dramma. Purtroppo è vero che l'ultima l'ho vinta io".

Ed è per questo che ti chiamano lo Special One...

"Perché faccio cose che nessuno si aspetta. Vediamo se ci riesco anche a Instanbul". 

Chivu ti piace, tu lo conosci molto bene?
"E' uno dei miei bambini. Ha imparato dalla sua enorme esperienza, ma adesso è diverso. Una cosa è essere un grande giocatore e un'altra è essere un grande allenatore. Vediamo cosa riesce a fare nel passaggio da grande giocatore che è stato a un qualcosa di nuovo. Adesso è l'allenatore dell'Inter: ama la squadra e la squadra ama lui. E' un ragazzo fantastico con voglia, coraggio e personalità. Spero che possa andare tutto bene. L'unica cosa che non gli auguro è quella di vincere il triplete. Può vincere la Champions, lo Scudetto... Mi piacerebbe che l'Inter tornasse a vincere la Champions League, ma il triplete mai".

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