A Jerez sarà Marquez contro tutti, anche se stesso
MotoGpIn Argentina l'ennesima prova di forza. La giovane età è la risorsa principale di Marc, ma anche il nemico numero uno: il più giovane vincitore di un titolo nella Top Class, è costretto a correre con la saggezza del veterano. Domenica il GP di Spagna
di Lucio Rizzica
Tre su tre, nessuno sembra più riuscire a fermare Marc Marquez che, dopo aver vinto il titolo in volata nella scorsa stagione, ha stracciato tutti anche in Argentina centrando il terzo successo consecutivo del 2014. Fornendo l'ennesima prova di forza e talento, liberandosi a nove giri dal termine della gara di un Jorge Lorenzo apparso a tratti rigenerato e finalmente competitivo. Dapprima tallonato dall'iridato in carica, poi lasciato sul posto al passo di un giro veloce, ma così veloce da scavare un solco impossibile da colmare: due tornate appena sono bastate alla freccia di Cervera per scavare un abissale ritardo di 1”5 fra sé e il maiorchino.
Ora, un anno dopo, non ci sono più dubbi sulla classe cristallina di un ragazzo che nell’era dei quattro tempi ha già fatto dimenticare Gibernau, cancellato Pedrosa e si è lasciato dietro le spalle (e non solo in pista) Lorenzo. Marquez appare sempre più il signore dell’era dell’elettronica e delle pieghe a 65 gradi. A 21 anni e 70 giorni Marquez ha già corso 99 gare nel motomondiale, vincendone 35, conquistando 58 pole, 40 podi e 3 titoli mondiali. Solo nella classe regina si è già issato a quota 9 successi in 21 gran premi, con 12 pole all’attivo. Una media podi e una media vittorie sostanzialmente identica a quella di Valentino Rossi alla stessa età, che nel bilancio complessivo resta sì in leggero vantaggio percentuale, inezie, ma con un titolo in meno.
Un podio ogni 1,7 gare. Una vittoria ogni 2,38 gran premi. Numeri da extraterrestre per l'ex rookie of the year diventato re. Già pronto a tornare in pista a Jerez il 2-3-4 maggio prossimi e far risplendere di una luce ancor più intensa la propria stella. In uno sport che parla sempre più spagnolo, specie ora che si va in Andalusia e tutto ha sapore di derby. Vincere ancora lo proietterebbe da subito fra i più grandi di sempre, avvicinando da vicino i trionfi di Jorge Martinez (37) e John Surtees (38). Ancora lontano da Agostini, Rossi, Nieto, Hailwood ma con l'età tutta dalla sua.
Già, l’età. La splendida risorsa in più di Marc Marquez ma anche il suo primo vero nemico. Perché il più giovane vincitore di un titolo nella Top Class, e nella sua stagione d’esordio, è ora costretto a correre con la saggezza del veterano per non sprecare tutto. E per non perdere la voglia e la grinta che lo contraddistinguono.
Un po' Don Chisciotte in cerca di avventura e molto Peppino De Filippo (ma non glielo dite…) quando gioca a nascondersi: "Rossi è cresciuto e Dani e Jorge sono ancora molto giovani e ogni anno acquisiscono più conoscenze. E’ sempre più dura batterli". E ride. Non è vero ma ci credo, insomma, come il commendatore Gervasio Savastano tormentato dalla superstizione. Marc la combatte con slip blu in prova e rossi in gara. Rossi, come Valentino. Del quale sembra avere già raccolto l’eredità…
Tre su tre, nessuno sembra più riuscire a fermare Marc Marquez che, dopo aver vinto il titolo in volata nella scorsa stagione, ha stracciato tutti anche in Argentina centrando il terzo successo consecutivo del 2014. Fornendo l'ennesima prova di forza e talento, liberandosi a nove giri dal termine della gara di un Jorge Lorenzo apparso a tratti rigenerato e finalmente competitivo. Dapprima tallonato dall'iridato in carica, poi lasciato sul posto al passo di un giro veloce, ma così veloce da scavare un solco impossibile da colmare: due tornate appena sono bastate alla freccia di Cervera per scavare un abissale ritardo di 1”5 fra sé e il maiorchino.
Ora, un anno dopo, non ci sono più dubbi sulla classe cristallina di un ragazzo che nell’era dei quattro tempi ha già fatto dimenticare Gibernau, cancellato Pedrosa e si è lasciato dietro le spalle (e non solo in pista) Lorenzo. Marquez appare sempre più il signore dell’era dell’elettronica e delle pieghe a 65 gradi. A 21 anni e 70 giorni Marquez ha già corso 99 gare nel motomondiale, vincendone 35, conquistando 58 pole, 40 podi e 3 titoli mondiali. Solo nella classe regina si è già issato a quota 9 successi in 21 gran premi, con 12 pole all’attivo. Una media podi e una media vittorie sostanzialmente identica a quella di Valentino Rossi alla stessa età, che nel bilancio complessivo resta sì in leggero vantaggio percentuale, inezie, ma con un titolo in meno.
Un podio ogni 1,7 gare. Una vittoria ogni 2,38 gran premi. Numeri da extraterrestre per l'ex rookie of the year diventato re. Già pronto a tornare in pista a Jerez il 2-3-4 maggio prossimi e far risplendere di una luce ancor più intensa la propria stella. In uno sport che parla sempre più spagnolo, specie ora che si va in Andalusia e tutto ha sapore di derby. Vincere ancora lo proietterebbe da subito fra i più grandi di sempre, avvicinando da vicino i trionfi di Jorge Martinez (37) e John Surtees (38). Ancora lontano da Agostini, Rossi, Nieto, Hailwood ma con l'età tutta dalla sua.
Già, l’età. La splendida risorsa in più di Marc Marquez ma anche il suo primo vero nemico. Perché il più giovane vincitore di un titolo nella Top Class, e nella sua stagione d’esordio, è ora costretto a correre con la saggezza del veterano per non sprecare tutto. E per non perdere la voglia e la grinta che lo contraddistinguono.
Un po' Don Chisciotte in cerca di avventura e molto Peppino De Filippo (ma non glielo dite…) quando gioca a nascondersi: "Rossi è cresciuto e Dani e Jorge sono ancora molto giovani e ogni anno acquisiscono più conoscenze. E’ sempre più dura batterli". E ride. Non è vero ma ci credo, insomma, come il commendatore Gervasio Savastano tormentato dalla superstizione. Marc la combatte con slip blu in prova e rossi in gara. Rossi, come Valentino. Del quale sembra avere già raccolto l’eredità…