Olandesi d'Olanda, una storia difficile nel motociclismo

MotoGp
Appuntamento con l'ottava tappa del Motomondiale, che si ritrova ad Assen, in Olanda (Foto Getty)
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Pochi laureati, ad Assen, tra i padroni di casa: nonostante l'alto numero di appassionati della materia, il motociclismo olandese non ha mai avuto piloti in grado di fare la storia delle due ruote

di Lucio Rizzica

Pur potendo contare su un grande numero di appassionati delle due ruote che frequentano concessionarie, strade e circuiti e su due circuiti storici (Assen, l'università del motociclismo, e Zandvoort, la pista delle dune), l'Olanda non ha tuttavia mai espresso nel motociclismo campioni di valore assoluto e incontestabile. Non sono in molti a meritare una citazione. Uno di questi è Michael Van Der Mark, ad esempio, che non ha mai brillato particolarmente nella classe 125, ma riuscì a vincere lo scorso anno la storica gara di durata "8 ore di Suzuka", alla guida di una Honda CBR 1000RR del team MuSASHi RT HARC-PRO Honda, assieme a Leon Haslam e Takumi Takahashi.

E poi senza dubbio Cees Van Dongen, nato a Rotterdam nel 1932, per 14 volte campione olandese nella classe 125, che corse gare iridate fino al 1980 quando la carta di identità gli ricordò di avere già 48 anni. Van Dongen - prima di passare a Honda, Suzuki, Roton e Morbidelli - corse anche in sella a una Jamathi e per molti anni non scese dalla mitica Kreidler di Kornwestheim (GER), nata da una intuizione di Anton Kreidler titolare degli stabilimenti della ‘Fabbrica di metalli e cavi di Kreidler’ e mitica produttrice del Florett, il ciclomotore dal telaio in lamiera stampata che a fine anni '50 era diventato per i giovani tedeschi un vero e proprio status symbol.

Sicuramente del ristretto lotto di glorie a due ruote fa parte Jurgen Van Den Goorbergh, soprannominato ‘The Flying Dutchman’, figlio (Piet) e fratello (Patrick) di piloti. In 13 stagioni di motomondiale non andò mai oltre il 4° posto (Olanda, 1996) e  2 pole position. Poi passò in Supersport, dove vinse la sua unica gara in carriera, non prima di aver saggiato anche la Superbike. Deficitarie anche nelle partecipazioni a 2 e 4 ruote al Rally Dakar fra il 2009 e il 2011. Insomma, si può dire che in 14 stagioni ufficiali  forse è stato più valorizzato come tester dalla Michelin che dalle prestazioni. E ancora oggi ci si chiede cosa ci fosse di così volante in questo ‘olandese volante’…

Ma i veri appassionati ricorderanno i tre ‘grandi‘ d’Olanda: Boet Van Dulmen (84 GP e 1 successo nel GP di Finlandia 1979, classe 500); Will Hartog (36 GP e 5 vittorie, sempre in 500), alto 1.80, imponente nella sua tuta bianca ispirata a quella di Kent Andersson e compagno di squadra di Barru Sheene alla Heron-Suzuki, primo olandese a vincere sul tracciato di Assen; infine Jack Middelburg (37 GP e 2 vittorie, anche lui in 500), impetuoso come il “Jumpin’ Jack Flash” cantato dai Rolling Stones, dal quale fu tratto il suo soprannome “Jumping Jack”, secondo olandese a vincere ad Assen proprio dopo Hartog e scomparso il 3 aprile del 1984 a Groninga a seguito delle ferite riportate due giorni prima cadendo in una gara nazionale al circuito di Tolbert.

Il cuore del motociclismo agonistico olandese fu senza alcun dubbio la classe 50. Henk Van Kessel e Jan Huberts si disputarono a lungo il record di velocità terrestre per le moto da 50 cm3 di cilindrata, categoria della quale furono massima espressione. Un successo nel motomondiale può vantarlo invece Jos Schurgers, cui la Van Veen costruì attorno dapprima un team ufficiale motorizzato Kreidler, lavorando poi alla nascita di una bicilindrica elaborata dal basamento di una Bridgestone Dual Twin 175 cm3 due tempi che gli permise di sfrecciare davanti al campione del mondo in carica Angel Nieto nel GP del Belgio 1973. Sempre nelle 50 Jan De Vries vinse due titoli mondiali e 14 gran premi sempre fedelissimo alla solita Kreidler. Ma anche Hans Spaan partì dalla classe 50 per poi approdare in 125 e conquistare in carriera 9 vittorie in 133 GP, prima di ritirarsi e mettersi in società col connazionale Arie Molenaar e portare ai titoli 1996/1996 della ottavo di litro il giapponese Haruchika Aoki.

Dalla classe 80 partì invece Wilco Zeelenberg, 95 gran premi e una vittoria in carriera, prima di dedicarsi alle Supersport, diventato negli anni dopo il ritiro dapprima collaudatore Yamaha, poi coordinatore tecnico, quindi responsabile del team ufficiale Yamaha World Supersport che nel 2009 guidò al titolo Cal Crutchlow. Una carriera post-agonistica proseguita brillantemente come team manager di Jorge Lorenzo in Moto Gp e responsabile di una scuola di guida in pista sul circuito di Almeria. Dove purtroppo non ci sono mulini a vento, ma c’è tanto tanto spazio per far crescere nuovi talenti.