Dalla pista alla fuga, la storia di Ernst Degner

MotoGp
Ernst Degner, nato in Polonia e cresciuto nella Rep. Democratica Tedesca, è l'unico pilota nato nel Blocco Orientale ad aver vinto un titolo mondiale
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AMARCORD. Al Sachsenring, dove si corre nel prossimo week end il GP di Germania, il Motomondiale è sbarcato nel 1961 con la vittoria di un pilota tedesco ora semisconosciuto. Nato al di là della Cortina di Ferro e con una vita da film di spionaggio

di Roberto Brambilla

E' stato il primo pilota a passare sotto la bandiera a scacchi al Sachsenring, sede del GP di Germania, in una gara del Motomondiale. E l'unico, nato in un paese comunista, a vincere un titolo di campione del mondo, nel 1962, nella classe 50. Però Ernst Degner non è entrato nella storia solo per quello che ha fatto in pista, ma per la sua vita fuori dalle gare.

Ernst, un profugo in sella – Degner, nato Wotzlawek nel 1931, è cresciuto a Luckau in Brandeburgo, dove da Gliwice, Polonia, mamma aveva portato lui e sua sorella, per scappare dall'avanzata dell'Armata Rossa. Qui Ernst, mentre sta nascendo la Rep. Democratica Tedesca, studia in un istituto tecnico, dove si diploma come ingegnere meccanico iniziando a lavorare in un'officina a Potsdam e nel 1950, comincia a correre. E a vincere.

Un “comunista” al Mondiale – Ernst, con una 125, la ZPH, progettata da Daniel Zimmermann e sviluppata dai suoi piloti, sorprende tutti nella gare nazionali, andando più forte della IFA, la fabbrica principe nelle moto da corsa nella DDR. E la IFA, diventata MZ, lo assume alla casa madre di Zschopau. E' il 1956 e Degner, sulla moto a due tempi con camera d'espansione pensata dall'ingegnere Walter Kaaden, domina in campo nazionale e nel 1957 approda nel Motomondiale, con la casa della Germania Orientale.

I successi e la “defezione” – Nel 1959 Degner vince il suo primo GP in 125, a Monza. Per due anni corre il Mondiale dell'ottavo di litro e alcune gare di 250, conquistando vittorie in Belgio, ancora in Italia e nei GP delle due Germanie, rispettivamente a Hockenheim e al Sachsenring nel luglio 1961, nel primo GP della DDR.

E' il 30 agosto, il Muro è stato appena costruito ed Ernst due settimane dopo decide di scappare. Dopo il GP di Svezia del 17 settembre, corso nel sud del Paese scandinavo, Degner guida la sua macchina fino alla Danimarca, dove prende il battello per la Germania Ovest. Qui al confine con la Francia lo attendono la moglie e figli Boris e Olaf, arrivati su una nave.

La Suzuki e il titolo mondiale– Degner, accusato dalle autorità della DDR (che proibiranno da lì in avanti all'Ovest) di essere un traditore e di aver sabotato il motore in Svezia, salta le ultime due gare del Motomondiale 1961 (dove arriva secondo) e a novembre di quell'anno va sotto falso nome a Hamamatsu in Giappone, nella sede della casa madre Suzuki.

Ha un contratto da pilota ufficiale per l'anno dopo e mentre lavora per il negozio della scuderia aiuta a disegnare le nuove 50 (categoria all'esordio) e 125 per il Mondiale 1962, con i segreti delle MZ di Kaaden. E' un successo, l'anno dopo Degner è campione del mondo nella 50, mentre è terzo nel 1963.

L'incidente e la morte – La parabola di Degner finisce a Suzuka, nel paese dove aveva trovato la fortuna. Un grave incidente nelle prove del GP del Giappone 1966, nella curva che porta ora il suo nome, lo costringe al ritiro e lo porta a diventare dipendente dagli antidolorifici. Nel 1983, dopo una lunga depressione (non è mai tornato nella DDR), viene trovato morto alle Canarie dove vive. Ufficialmente per overdose, anche se qualcuno ha intravisto la mano della Stasi, la polizia segreta della Germania orientale.