Meda: Assen, svolta Rossi. Ma tutto è iniziato a Barcellona

MotoGp

Guido Meda

Rossi dai sui tifosi dopo il successo in Olanda (Foto Getty)
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L'ANALISI di Guido Meda. Esperienza che si mescola all'energia di un ragazzino (dove la trova?): ora Vale è questo. Un percorso avviato in Catalogna, quando costrinse Lorenzo a tirare come un pazzo per tutta la gara. Jorge in Olanda era in affanno

Lo avevamo detto no? Quando il mondiale arriverà a quel punto di svolta in cui l'esperienza sarà fondamentale, ecco, è lì che Rossi avrà un vantaggio. Ma non immaginavamo che al contributo dell'esperienza e del talento Valentino allegasse pure l'energia di un ragazzino, l’intelligenza di uno scacchista. Quel punto di svolta è arrivato in Olanda. Assen è il traguardo di un cammino tecnico e motivazionale iniziato a Barcellona, quando Rossi arrivò a ridosso di Jorge costringendolo a tirare come un pazzo per tutta la gara. Un cammino che è passato poi per l’individuazione di un nuovo telaio nei test di Aragon; ecco, non sarà tutto, ma fa morale.

Così, alla gara cruciale di Assen Lorenzo approda destabilizzato da un Rossi in superpalla, già  dal primo turno. Ci sono poi gomme dure, già viste anche nel 2015, che all’italiano piacciono e a Lorenzo piacciono pure, ma solo ad intermittenza. Al Mugello ci ha stravinto, per dire, stavolta no. Nel weekend lo spagnolo cambia i guanti, cambia gli stivali, sfuria, corre veloce sì ma un po’ in affanno, cercando nei dettagli un appiglio che mancherà sino a fine gara. Rossi invece si sforza di fare il contrario procedendo sereno, placido e minaccioso come un coccodrillo al sole verso la pole, che in un clima di penuria cronica è un manifesto: segna un cambio di direzione. E nel contrasto ci si infila Marquez, a cui Honda ricaccia nelle mani una moto bella per giocare in una gara folle con epilogo  folle, ma normale considerati i contendenti. Restiamo lì in bambola sul botto dell'ultima esse.

Marquez entra feroce, lì per lì è dura capire se fosse davanti a Rossi oppure no. E' la moviola a chiarire che non lo è mai stato. Ma lo centra, questo è sicuro. Rossi, sbalzato fuori dalla traiettoria ha la prontezza di affrontare a gas spalancato la via di fuga. Roba da matti, ma vera; diversamente sarebbe andato in terra, faccia nella ghiaia. La direzione gara si attiva. Valuta con criteri certi, guarda tutte le immagini che ha e stabilisce che le posizioni restano invariate prima e dopo la manovra, che Marquez pur entrando duro non ha mai finalizzato il suo sorpasso su Rossi- non si scappa - che Valentino non poteva volatilizzarsi e che il risultato è buono così. Qualche polemica e qualche muso lungo sono semplicemente un corollario naturale vista la spettacolare anomalia delle manovre. A Marquez resta la convinzione che quello fosse un sorpasso fatto.

Entrambi hanno mollato i freni nel momento chiave, a posizioni invertite sarebbe accaduto lo stesso ed è una fortuna. Livio Suppo è pagato per provare a cercare gli estremi di un ricorso, ed è signorile nell’accettare un verdetto chiaro. Marquez, dimenticandosi di non avere esattamente la fama di un Padre Pio, dichiara un po' immusonito di averne "imparata un'altra". La sua storia dimostra che in effetti le impara e le mette in pratica, come già accadde a Laguna Seca e a Jerez nel 2013, ma non solo. Il fatto interessante  è che è sempre Rossi ad inventarle e  al momento giusto, quello cruciale, fornendo  a tutti noi la dimostrazione consolatoria che l’età anagrafica è solo una convenzione.